Il prezzo dell’oro schizza verso prezzi che rasentano i massimi storici: 2,100 dollari l’oncia. Tra incertezza e fluttuazioni che regnano nel mercato delle materie prime ci siamo rivolti a Giuseppe Lauria, Commodities Strategist, Trader professionista di materie prime per capire cosa sta succedendo.
Dott. Lauria nei tempi di crisi vige il mantra “oro bene rifugio”? Perché sta fluttuando così tanto il suo prezzo?
Partiamo dal presupposto che le materie prime sono spesso usate come copertura quando si alzano i prezzi. Oggi viviamo una forte inflazione e l’oro rimane il metallo tradizionalmente più utilizzato per tutelarsi. Allo stesso tempo però l’aumento dei tassi di interesse a cui abbiamo assistito negli ultimi mesi ne riduce il fascino perché aumenta il costo opportunità nel mantenere un asset non redditizio. Vi è dunque una correlazione negativa tra l’oro e i tassi di interesse. Altro aspetto da non sottovalutare sono i grandi acquisti da parte delle banche centrali, facciamo conto che le autorità monetarie valgono 1/4 della domanda mondiale. Gli ultimi dati del World Gold Council ci parlano di 1130 tonnellate di oro acquistate dagli enti regolatori. Anche la Cina continua ad aumentare le riserve auree in maniera massiccia. Tutti questi fattori hanno alimentato la narrazione che finora ha influito sulle fluttuazioni del metallo giallo.
Alla luce di ciò perché investire nelle materie prime?
Investire in materie prime è utile per diversificare il portafoglio di investimenti e proteggere il proprio capitale dall’inflazione. Allo stesso tempo tutelano anche nei periodi di crisi finanziaria. Pandemie, guerre e il valore del dollaro sono elementi che rialzano naturalmente il prezzo di materie prime e dei metalli preziosi. La storia è piena di esempi che si rifanno a quando appena detto: la crisi petrolifera del ‘73 dove il metallo giallo segnò un +50%, oppure la crisi dei mutui subprime 2007 (oro e argento 20%) e potrei andare avanti ancora.
Passiamo ad un altro metallo, l’argento? Cosa puoi dirci?
Per quanto riguarda l’argento bisogna innanzitutto dire che rimane una materia prima più usata in ambito industriale che civile, pensiamo che più del 50% dell’argento estratto va per la produzione aziendale. Al momento il silver oscilla tra 23/24 dollari l’oncia, dovesse sfondare il tetto dei 24 potrebbe tranquillamente veleggiare verso i 28. Attenzione, un aspetto importante di differenza tra oro e argento è che il secondo risente maggiormente del rallentamento economico globale, grazie alla sua ottima conducibilità è il suo legame con settori produttivi. Mi aspetto ulteriori spinte al rialzo come evidenziato anche dal Silver Institute.
Se allarghiamo il campo ad altri metalli?
Possiamo parlare di altre due materie prime fortemente industriali: rame e platino. Il platino (più economico rispetto al palladio), potrebbe ritagliarsi ruolo da protagonista nei prossimi mesi, infatti, il World Platinum Council ha evidenziato come il mercato globale del platino potrebbe subire un deficit di offerta pari a 500mila once nel 2023, dopo aver chiuso i due anni precedenti invece sempre con un eccesso di offerta. Troviamo invece un Rame in sofferenza. Il suo prezzo (come quello di altri metalli base) scende sulla scia delle preoccupazioni legate alle principali economie mondiali. I dati deludenti della Cina hanno accentuato la pressione, bisogna pensare che le importazioni di rame del dragone sono in ritardo del 13 % rispetto al ritmo stabilito nel 2022. Il rame rimane un metallo industriale importante e possiamo considerarlo il vero termometro dell’economia reale. Un segnale anticipatore che ci dice di fasi espansive e recessive. Sempre la Cina potrebbe giocare ruolo importante in una sua eventuale spinta al rialzo: la diffusione di auto elettriche potrebbe fare da effetto leva.
Se c’è una materia prima che terresti d’occhio quale è?
Da attenzionare è sicuramente il gas naturale del mercato americano. Senza farsi trascinare da facili entusiasmi perché al momento è una materia prima che sta nella parte bassa del grafico e non c’è scritto da nessuna parte che possa risalire la china solo per questo motivo. Al momento abbiamo prezzi in discesa a causa di un inverno mite e una riduzione della domanda però al contempo la produzione è cresciuta a livelli record (101miliardi di metri cubi).
Questi numeri importanti mi fanno pensare che il prezzo possa crescere e superare la quota dei 3 dollari spingendo il gas nella parte alta del grafico. La domanda americana interna estiva potrebbe sostenerne una importante risalita.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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