Francesco Bicciato, Direttore Generale del Forum per la Finanza Sostenibile, principale organizzazione indipendente italiana che promuove questa branca dell'ecosistema finanziario, descrive le tappe salienti della sua storia con ilGiornale.it e parla di un tema chiave: da nicchia negli anni, la finanza sostenibile è entrata a pieno diritto nel mainstream degli investimenti.
La finanza sostenibile è un settore in continua crescita. Dove ritiene sia iniziata la sua lunga marcia?
"La finanza sostenibile rappresenta una realtà consolidata, con alle spalle un percorso di oltre 20 anni: dopo essere stata a lungo un’esperienza di nicchia, ora ha raggiunto una diffusione mainstream. Un momento fondamentale per il suo sviluppo è la Cop21 di Parigi, che ha fissato impegni importanti rispetto alla lotta al cambiamento climatico e in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu e le ambiziose strategie Net Zero con orizzonte 2050. Dal 2015, dunque, si inizia ad affermare un nuovo modo di fare finanza, con un approccio che sempre più unisce le tre dimensioni della sostenibilità: economica, ambientale e sociale".
E per quanto riguarda l’Europa?
"Per l’Unione Europea un anno decisivo è il 2018, quando l’Action Plan per la Finanza Sostenibile ha portato la Commissione a trattare la questione per la prima volta. Fino ad allora a Bruxelles non se ne parlava molto. È stata una vera e propria rivoluzione. L’Action Plan è stato il presupposto per il Green New Deal lanciato nel 2019 e per il piano Next Generation Eu del 2020. Questi tre momenti hanno segnato una continuità rispetto alla definizione dei principi di sostenibilità della finanza europea, mettendo al centro la lotta al cambiamento climatico e un nuovo approccio non più finalizzato unicamente al profitto a breve termine, ma piuttosto alla costruzione di un modello di sviluppo sostenibile. Questa visione è presente anche nel PNRR italiano".
Una crescita vertiginosa, insomma…
"In pochi anni, la finanza sostenibile è passata dall’essere un fenomeno di nicchia con volumi ridotti trattati con l’approccio ESG – acronimo che indica i criteri ambientali, sociali e di buona governance societaria - a divenire mainstream. È importante, di fronte a questa grande crescita, chiarirsi sul concetto di sostenibilità…"
Tocca un punto chiave. Come si può perimetrare al meglio la definizione di sostenibilità per gli investitori?
"Come Forum per la Finanza Sostenibile riteniamo che la sostenibilità sia sempre da ritenere un fenomeno tripartito, come uno sgabello con tre gambe, nessuna delle quali sta in piedi senza le altre due. Una dimensione è quella economico-finanziaria, l’altra quella ambientale e la terza, ultima ma non per importanza, quella sociale. Tutte e tre si integrano reciprocamente: i criteri Esg servono proprio a guidare gli investimenti sostenibili su tutte e tre queste sfere. La finanza sostenibile è oggi insomma un settore strategico, citata in documenti internazionali e nazionali per le sue grandi potenzialità di contribuire in modo concreto a un nuovo modello di sviluppo sostenibile".
Come commenta la flessione che si è avuta negli ultimi mesi nella raccolta di asset dei fondi Esg?
"La flessione di questi mesi ha a che vedere con il momento di forte incertezza che stiamo vivendo, legato a una serie di dinamiche diverse: la crisi economico-sociale, la crisi ambientale e climatica, la crisi geopolitica legata al conflitto ucraino, con la conseguente crisi energetica.. Stiamo osservando una leggera flessione in una tendenza costante alla crescita".
Questa fisiologica flessione, del resto, può anche essere l’esatta conseguenza della trasformazione della finanza sostenibile in “mainstream” e essere ritenuta quasi salutare…
"La finanza sostenibile, per la sua grande resilienza ed efficacia nella gestione dei rischi a medio e lungo termine, dispiega meglio i propri effetti proprio nei momenti di maggiore difficoltà. Questa flessione è dunque un fenomeno a breve termine, che non incide sul percorso di crescita della finanza sostenibile. Le previsioni di crescita non vengono, del resto, solo da chi ha uno spirito più particolarmente ambientalista, ma anche dalle scelte di grandi investitori istituzionali. Secondo una ricerca del Boston Consulting Group, otto investitori su dieci ritengono importante che le compagnie dell’Oil&Gas investano in tecnologie pulite nel futuro, in un nuovo percorso di sostenibilità che contribuisca anche alla creazione di valore nel medio-lungo termine".
Medio-lungo termine che ci fa pensare anche al caso-Italia. L’ecosistema italiano per sua natura pensa al risparmio paziente. Non è per questo adatto per accettare i canoni della finanza sostenibile?
"Si, bisogna cogliere al meglio la tipicità italiana per creare condizioni ideali per la finanza sostenibile, guardando anche al Pnrr e a investimenti di lungo termine. In questo senso, i 209 miliardi di euro del Pnrr possono contribuire a creare un effetto-moltiplicatore per iniziative pubblico-privato, attivando investimenti sostenibili per la crescita e la ripartenza del Paese".
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