Pochi ma buoni: così cambia il paradigma dei mercati

Blackrock: i due terzi del rialzo di Wall Street sono dovuti soltanto a sei big tech. Una tendenza che durerà a lungo

Pochi ma buoni: così cambia il paradigma dei mercati
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Wall Street non si ferma più. La seconda metà dell’anno è iniziata con la striscia di chiusure record più lunga dal 2021. Tra gli investitori l’ottimismo è alto e Blackrock, il più grande gestore al mondo, lo è altrettanto. Nel suo outlook di metà anno presentato nei giorni scorsi a Milano, il colosso dell’asset management indica in Wall Street la stella cometa a cui guardare. Da inizio anno l’S&P 500 segna un balzo del 18% anche se il contesto economico statunitense non è di crescita spumeggiante. «La sovra performance di Wall Street non è tanto una storia macro, ma riflette il forte posizionamento di una parte delle aziende americane nella tecnologia, settore che sta vedendo un boom degli utili», dice Bruno Rovelli (in foto), managing director e chief investment strategist di Blackrock Italia. Basta dare un occhio alle performance da capogiro di una manciata di colossi tecnologici. Due terzi dei progressi dell’S&P 500, indice composto dalle 500 maggiori società a stelle e strisce, poggiano infatti sulle spalle di soli sei nomi: Nvidia, Microsoft, Alphabet (Google), Amazon, Meta (Facebook) e Apple. La sola Nvidia, salita del 165% quest'anno, ha contribuito per il 30% dei guadagni di tutto l’S&P500. I rialzi concentrati in poche aziende, tutte in prima linea nella rivoluzione dell'intelligenza artificiale, suggeriscono dei parallelismi con l'era delle dot-com a inizio millennio, quando l'euforia per internet ha preceduto lo scoppio di una bolla. Oggi il peso specifico delle big tecnologiche è addirittura maggiore, ma poggia su basi decisamente più solide, con enormi flussi di cassa e sostenute da solide tendenze della domanda a lungo termine. Le cosiddette Magnifiche Sette - le sei menzionate precedentemente più Tesla, che insieme rappresentano un terzo della capitalizzazione dell’S&P 500 - registreranno in media un +30% degli utili quest'anno secondo Bloomberg Intelligence, quasi cinque volte il +6,4% previsto per le restanti società dell’S&P 500. «È innegabile che ci sia un eccesso di concentrazione a Wall Street – argomenta Rovelli – ma dobbiamo iniziare a guardarla come una caratteristica più che un’anomalia. Lo vediamo fortemente in questo momento e non credo che torneremo a un mondo meno concentrato. Ci sono vincitori e perdenti delle importanti mega tendenze in atto – aggiunge lo strategist del più grande asset manager al mondo - e questo si riflette nelle scelte d’investimento portando a concentrarsi sui vincitori di questa fase». Questa forte concentrazione è un’arma a doppio taglio, in quanto porta a una maggiore esposizione alla volatilità in caso anche di un piccolo starnuto di singole mega cap quali Apple e Microsoft arrivate a capitalizzare oltre 3.500 miliardi di dollari, più dell’intera economia del Regno Unito e quanto tutti i titoli dell'indice azionario tedesco Dax. «Qualsiasi cosa che sorprenderà al ribasso è un elemento di rischio per un mercato così concentrato», spiega Rovelli che allo stesso tempo sottolinea come, anche se la storia ci dice che i leader tecnologici cambiano, vi sia oggi un elemento oligopolistico nei leader tecnologici Usa «e non vedo cambiamenti all’orizzonte perché vi è una diffusa tolleranza a questa situazione». Va aggiunta anche la velocità con cui queste tendenze tech si affermano. «Il tempo in cui i vincenti emergono si sta accorciando notevolmente. Il vincente che si trova a gestire la tecnologia giusta si trova a beneficiare fortemente e velocemente di questo vantaggio a livello di posizionamento», spiega Blackrock che nel suo Mid Year Global Outlook mantiene un sovrappeso sull’azionario Usa con il tema AI ancora in prima linea su un orizzonte di 6-12 mesi.

A livello di politiche monetarie, Blackrock vede più spazio di aggiustamento per la Bce rispetto alla Federal Reserve principalmente in virtù di un’inflazione attesa scendere più facilmente in Europa rispetto agli Stati Uniti.

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