
Forse c'è un innocente in cella per l'omicidio di Chiara Poggi, la ragazza ammazzata il 13 agosto 2007 nella sua casa di Garlasco: Alberto Stasi, il fidanzato di Chiara, che sta scontando una condanna a sedici anni di carcere. E forse il vero colpevole è rimasto libero per tutti questi diciotto anni. La Procura di Pavia ha iscritto un nuovo nome nel registro degli indagati: è quello di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara. É la pista alternativa su cui da tempo punta la difesa di Stasi, già in passato Sempio è stato indagato e poi prosciolto. Ma ora la Procura di Pavia ha in mano qualcosa di più: nuove, affinate analisi dei frammenti di Dna trovati sotto le unghie di Chiara. Sempio, che finora si era sempre rifiutato di sottoporsi al prelievo del Dna, dovrà presentarsi dai carabinieri di Milano per effettuare il tampone salivare: se non lo farà, lo avvisano i pm, la Procura chiederà il prelievo forzato. E dal risultato di quel confronto potrebbero aprirsi scenari a cui finora ben pochi credevano.
La notizia dell'incriminazione di Sempio è stata data ieri dal Tg1 e ha trovato conferma in ambienti investigativi. L'avviso di garanzia notificato all'uomo - oggi trentasettenne - porta la firma del pubblico ministero pavese Valentina De Stefano e del procuratore aggiunto Stefano Civardi, che dopo un primo tentativo infruttuoso hanno nei mesi scorsi ottenuto la riapertura del fascicolo a carico di Sempio. Il capo d'accusa lascia aperta formalmente aperta l'ipotesi che Sempio e Stasi siano entrambi colpevoli: l'uomo infatti è indagato per omicidio volontario perchè «con il concorso di altri soggetti o con Alberto Stasi cagionava la morte di Chiara Poggi, colpendola al capo e al volto con un corpo contundente», causando gravissime «lesioni dalle quali derivava la morte». Ma è chiaro che è solo uno scrupolo, l'ipotesi che Sempio e Stasi fossero complici è palesemente assurda. Se Sempio è colpevole, Stasi è innocente. Altri semmai, dice la Procura di Pavia, possono essere stati i complici del vero colpevole.
Alberto Stasi è in carcere dal 12 dicembre 2015, quando la Cassazione rese definitiva la sua condanna. Da due anni esce ogni giorno dal carcere per lavorare, e non ha mai smesso di proclamare la sua innocenza: «Alla sera quando mi corico io non ho nulla da rimproverarmi». E sua madre e i suoi difensori hanno continuato a cercare di cercare prove della sua innocenza, battendo altre piste. Come quella che portava a Sempio: a cui un detective ingaggiato dagli Stasi prelevò di nascosto tracce genetiche da una bottiglietta d'acqua, una tazzina e un cucchiaino toccati dall'uomo in un bar. Una memoria dei difensori inviata alla Procura riportava una consulenza secondo cui il Dna di Sempio era «compatibile» con quello trovato sulle dita di Chiara. Perizia che venne smonta dal giudice preliminare, che definì «radicalmente priva di attendibilità la consulenza tecnica sul materiale genetico offerto dalla difesa Stasi». Secondo gli inquirenti, «i risultati sui profili genetici non erano attendibili per possibili degradazione e contaminazioni ambientali». La quantità di Dna disponibile, dissero allora i periti del tribunale, erano «insignificanti»:
Ma le tecniche di analisi evolvono. I residui lasciati sul corpo di Chiara sono stati di nuovo esaminati dal genetista tedesco Lutz Roewer e dal professor Ugo Ricci. Adesso la difesa di Stasi parla di una traccia di Dna «straleggibile». I risultati stavolta hanno convinto la Procura di Pavia a scavare davvero sul conto di Sempio.
E secondo l'Ansa anche una consulenza disposta nei mesi scorsi dalla Procura di Pavia avrebbe confermato che sotto le unghie di Chiara Poggi, in più punti, erano presenti tracce di Dna riconducibile a Sempio». Che però ha sempre detto di non avere nulla a che fare col delitto, di avere un alibi di ferro: e che ieri, davanti all'avviso di garanzia, si dichiara «allibito e sconvolto».
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