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A Scurati diamo nove

"Che nessuno parli mai più di intellettuali, gli schifosi amplificatori delle più allucinanti propagande" è l'anatema di Aldo Nove

A Scurati diamo nove
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È un'idea che abbiamo da sempre, e che le cose ogni volta ci confermano. In Italia c'è solo una categoria peggiore dei politici. Quella degli intellettuali. Il loro posizionamento, e soprattutto i riposizionamenti, dicono tutto sullo stato del Paese. In genere pessimo.

Prendiamo la manifestazione che la corrente più forte della sinistra gli intellettuali di Repubblica ha indetto per sabato a Roma nel segno dell'Europa. Il rischio che si trasformi in un appoggio al piano di riarmo della von der Leyen agita da giorni il pollaio del progressismo intellettuale, dove ci sono molte galline e troppi galli. E così succede che Aldo Nove, uno che un tempo frequentava i centri sociali dell'ultra sinistra e oggi si sente persino affine alla destra, legga l'articolo di Antonio Scurati «Dove sono ormai i guerrieri d'Europa?» - un inno no-pax, nazionalista e pure un po' maschilista - e non ci vede più. Su Facebook ieri ha scritto un feroce j'accuse (titolo: Dell'umano squallore) contro Scurati, un «ambizioso», assetato di gloria e premi, «nuovo grande maestro del pensiero unico più belligerante», «che sprona ad armarsi contro la Russia e poi la Cina che domani ci invaderanno, oh Dio mio quanto è bella la guerra!».

«Che nessuno parli mai più di intellettuali, gli schifosi amplificatori delle più allucinanti propagande, funzionali a se stessi perché schiavi del Potere» è l'anatema di Aldo Nove. E alla parola «schifosi» da cui non prendiamo le distanze - siamo sobbalzati.

Quanta pazienza ci vuole con gli intellettuali. Quasi quanta guerra ci vuole per la pace.

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