La vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali statunitensi ha determinato una risposta decisa da parte dei mercati. I future sulle Borse Usa sono in forte rialzo e così pure i mercati europei con il Ftse Mib di Piazza Affari che guadagna lo 0,8%, il DAX tedesco l’1,1%, mentre il CAC 40 francese sale dell'1,62%. Contrastata l’Asia con Tokyo che è salita del 2,6% mentre Honk Kong ha ceduto il 2,2% e Seul ha limato uno 0,5 per cento.
I rendimenti dei Treasury Usa decennali sono balzati al 4,44%, con un aumento di 16 punti base, mentre i biennali sono saliti al 4,30%. Il dollaro si è rinforzato consistentemente contro tutte le principali valute mondiali in quanto la politica economica, maggiormente protezionistica, dovrebbe favorire l’afflusso di investimenti così come la promozione dello sviluppo industriale dovrebbe portare con sé anche l’inflazione mantenendo i tassi Usa al di sopra di quelli europei.
Tutto il mondo cripto sta volando visto che Trump e Vance hanno sostenuto attivamente e incoraggiato l’utilizzo di questi asset. Il Dogecoin è salito di oltre il 22% e Shiba Inu ha guadagnato l'8%, secondo Coin Metrics. I movimenti sono avvenuti mentre il bitcoin è salito a un nuovo record di 75.000 dollari.
La vera sorpresa è nella reazione dei titoli di Piazza Affari che potrebbe beneficiare delle politiche trumpiane. Secondo gli analisti di Intermonte, nell’azionario le implicazioni positive riguarderanno le società più esposte negli Usa a investimenti in infrastrutture, a deregolamentazioni, a minori sussidi e al calo delle tassazioni e i gruppi che producono direttamente negli Stati Uniti. Tra le italiane Tenaris (+5,2%), Prysmian (+1,9%), Buzzi (+6,1%), Diasorin (+4,1%) mentre possibili penalizzazioni riguarderanno società esposte ai dazi come Stellantis (+0,9%) o titoli del lusso che esportano al di là dell’Atlantico. Con un possibile minore impegno di Washington a livello internazionale e nella Nato, diversi operatori si aspettano che l’Europa debba aumentare ulteriormente il proprio focus sul rafforzamento della difesa e questo dovrebbe favorire le aziende del comparto.
Ma che cosa cambia veramente per gli investitori e per noi comuni cittadini? Innanzitutto, occorrerà aspettare domani per l’esito della riunione della Fed e una decisione sui tassi. Anche per il presidente Jerome Powell un’ulteriore riconferma nel 2027 è tutt’altro che scontata perché, anche se nominato da Trump, avrebbe disatteso in parte le sue aspettative.
Ecco alcuni commenti a caldo degli analisti su come orientare le proprie scelte di portafoglio alla luce della vittoria di un politico «controcorrente» rispetto alle scelte operate dalle Borse negli ultimi anni.
Marco Midulla di Symphonia SGR rileva che l'impatto sui mercati è coerente con le previsioni. Trump ha incentrato la sua campagna su tre temi principali: meno tasse, più dazi e meno immigrazione, che influenzano direttamente inflazione e crescita. Il dollaro si è apprezzato contro tutte le principali valute, con un calo dell’euro dell’1,8%, mentre il mercato azionario americano ha registrato un incremento del 2%. Al contrario, il mercato azionario cinese è sceso del 3%, penalizzato dall'attesa di nuovi dazi, mentre il mercato europeo ha seguito parzialmente il rialzo americano grazie ai settori più ciclici e alle banche.
Secondo Mark Haefele di UBS, si rafforzano le prospettive per l’azionario USA e il dollaro. Haefele prevede che l'S&P 500 possa raggiungere i 6.600 punti entro il 2025, sostenuto dal dinamismo economico statunitense e dal rallentamento dell'inflazione. Invece, per quanto riguarda il mercato obbligazionario, Haefele vede il recente “sell-off” come eccessivo, attendendosi che la Fed possa mantenere un percorso di riduzione dei tassi. Haefele esprime un giudizio positivo per le obbligazioni investment grade e prevede un possibile ulteriore aumento dell’oro, con un moderato indebolimento del dollaro nel medio termine.
Gordon Shannon di TwentyFour Asset Management evidenzia un parallelo con l’elezione di Trump del 2016: il mercato azionario è in rialzo, mentre i titoli di Stato a lungo termine mostrano rendimenti in crescita, spinti dalle aspettative di una forte espansione fiscale. Shannon sottolinea che l'attenzione del mercato potrebbe focalizzarsi sull’effetto inflazionistico delle politiche commerciali restrittive e della riduzione dell’immigrazione. La Fed potrebbe essere costretta a reagire a tali pressioni inflazionistiche per mantenere la stabilità dei prezzi.
Le politiche annunciate in campagna elettorale - tariffe all’import su molti beni, riduzione delle tasse, nuovo giro di vite sull’immigrazione e deregulation su oil&gas - dovrebbero spingere l’inflazione e la crescita economica degli Usa nei prossimi due anni, scrivono gli analisti di Unicredit, ma la Federal Reserve potrebbe mettere in stand by il taglio dei tassi (dopo quello scontato di domani e un altro previsto a dicembre).
«Con le politiche di Trump - sottolinea Filippo Diodovich, market strategist di Ig - è probabile un ritorno dell’inflazione: se questo avvenisse la Federal Reserve dovrà probabilmente cambiare le proprie politiche monetarie».
Prudente Luigi de Bellis, co-head dell’ufficio studi Equita, per il quale è probabile «un rimbalzo immediato delle Borse soprattutto americane, meno invece di quelle europee e un rafforzamento del dollaro».
L’aumento dei rendimenti obbligazionari sarà leggero (+15/+20 punti base) perché erano già saliti di recente, mentre «sull’azionario gli impatti più positivi dovrebbero riguardare i comparti value/ciclici tradizionali e le small cap».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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