Boselli: «Milano farà da apripista»

«Il documento venerdì prossimo sarà sottoscritto anche dal ministro Melandri a Roma»

Il titolo «La salute in passerella» la dice lunga su come si stia cercando di dare linee guida, destinate a essere applicate a tutte quelle ragazze convinte che bellezza faccia rima con magrezza eccessiva e soprattutto con successo. «Il problema è stato posto sul tavolo durante la settimana di moda spagnola - precisa Mario Boselli, presidente della Camera della Moda Italiana - e a Madrid va il merito di aver scagliato la prima pietra ma noi siamo andati avanti e in poco tempo abbiamo approntato il Tavolo Salute e Moda da cui è uscito il documento firmato da Comune, Camera, Associazione delle Agenzie delle Modelle». Alle istituzioni si è poi aggiunto un comitato scientifico capitanato, oltre che dal sindaco, anche dagli infaticabili assessori Carla De Albertis e Tiziana Maiolo. «Questo a riprova della serietà e validità del documento milanese – continua Boselli - che sarà sottoscritto venerdì 22 a Roma dal ministro Melandri, Comune di Milano, Camera della Moda». Il governo, ovvero la Melandri, ha fatto suo il documento che cerca di regolamentare la vita delle modelle, una sorta di vademecum della «buona indossatrice» di cui iniziò a parlare il sindaco Moratti già nello scorso settembre. Domenica 17 dicembre i titoli dei giornali puntavano sulla «vittoria» del governo sul «codice antianoressia». «È Milano la capitale della moda mondiale ed è Milano che fa da apripista a quello che dovrebbe diventare il documento da adottare in tutte le fashion week planetarie. Ci siamo confrontati in modo molto serio, puntuale e non demagogico: da un percorso di mesi siamo riusciti a ottenere un progetto che tutela le modelle e detta comportamenti». Però ciò che ha costruito Milano se lo accaparra Roma. «Non è propriamente così. È vero che è stato mandato il materiale alla Melandri ma era tutto concordato. Questo è un punto di partenza e non di arrivo. Parliamo la stessa lingua. La Camera, in questo caso, è interlocutore centrale. Comunque dobbiamo pensare che ogni abito, ogni accessorio porta con sé un pizzico di stile di vita italiano perciò anche l’immagine che diamo nel mondo è quella di donna mediterranea, florida e gioiosa». Allora si può pensare che già a febbraio, sulle passerelle milanesi non si vedranno indossatrici scheletriche. «Il nostro impegno è reale, il manifesto condiviso da Milano e Roma lo faremo rispettare. Sottolineo che è un percorso che darà i suoi frutti nel tempo. Ora stiamo approntando, con i medici che stanno lavorando con noi, i punti chiave da sottoscrivere nel protocollo». Quindi basta ragazze sotto i sedici anni, massa corporea sopra il 18.5 e certificato medico per lavorare. Si dimentica però che circa il 60% delle italiane porta una taglia superiore alla 44. «Non l’abbiamo dimenticato affatto.

Questi sono i requisiti fondamentali per fare la modella ma il grande lavoro è stato fatto, in particolare, sull’inserimento di taglie come la 46 e la 48 in tutte le collezioni. S’è lavorato soprattutto per le giovani che indossano queste taglie, che rappresentano la maggioranza, e che non riescono a trovare l’abbigliamento adatto al loro fisico. La grande assurdità è proprio questa».

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