Brambilla: "Hanno la coda di paglia e si sono fatti autogol"

Il ministro replica alle accuse: "Organizzare squadre contro il Pdl? Non è nel mio dna". Segno di debolezza: "Dimostrano di aspettarsi forti critiche dagli ex di An"

Brambilla: "Hanno la coda di paglia e si sono fatti autogol"

Ministro Brambilla, ma allora non è per il colore dei capelli che la chiamano «Michela la rossa»!
«Chi l’avrebbe mai detto».

“Deriva sinistrorsa e comunistoide del Pdl”, scrive il sito di Generazione Italia.
«Sembra uno scherzo, vero?»

Non ci si vede a guidare la rivolta degli “squadristi della libertà” contro Gianfranco Fini?
«Guardi, le dico solo che io non querelo mai nessuno, nemmeno se le critiche a volte sono diventate offese personali, perché ho il massimo rispetto delle opinioni altrui. Nemmeno Marco Travaglio ho mai querelato».

Nemmeno quando scrisse che lei è il manichino vivente per una ditta di biancheria intima.
«Nemmeno. E tantomeno quando sono stata criticata per le mie politiche in materia di turismo. Ma questa volta la prima cosa che ho fatto è stata chiamare il mio avvocato».

Michela la rossa, di rabbia.
«Ma no, ci vuole ben altro per farmi arrabbiare, ma non permetto a nessuno di diffamarmi. Mi hanno accusata di comportamenti totalmente estranei a me, al Pdl e al governo di cui faccio parte. I finiani ci hanno abituati a una logica di contrasto, quasi di guerriglia, ma adesso hanno trasceso».

Non pensa che qualcuno nel Pdl possa davvero aver chiesto aiuto per organizzare dei pullman per Mirabello, magari spendendo il suo nome?
«Non è un esercizio che voglio fare quello di capire da dove nasce questo delirio».

Beh ma dopo questa estate di guerriglia forse non sarebbe stata una cattiva idea andare a Mirabello a fare un po’ di sana contestazione, no?
«A parte che queste cose non sono nel mio Dna, le giuro che non ce n’è bisogno. Quando vado a fare la spesa...»

Sì, vabbè...
«Guardi che io ci vado al supermercato e con la gente ci parlo. Mi fermano in continuazione per chiedermi che diamine sta combinando Fini».

Secondo lei che sta combinando?
«Ah, saperlo, tace da mesi!».

In compenso parlano i suoi.
«Questo è il punto».

Quale?
«Gli autogol che hanno fatto attaccandomi».

Plurale. Quanti?
«Vie legali a parte, almeno due».

Il primo.
«Il problema dei finiani è che le contestazioni se le aspettano, magari dagli ex di An. Del resto non ci vuole la sfera di cristallo, basta andare al supermercato, appunto».

Guardi che la dietrologia è roba da sinistrorsi...
«È stato il palese tentativo di mettere le mani avanti. Solo che così facendo invece di crearsi un alibi di fronte a eventuali contestazioni, hanno scoperto il proprio gioco».

Ingenui.
«È stato un attacco sciocco e maldestro, infatti».

Maldestro ma personale: hanno messo un link a un articolo dell’Espresso in cui lei veniva criticata.
«E questo è il secondo autogol: hanno rivelato qual è il loro giornale di riferimento».

Si aspetta delle scuse?
«Mah. La correttezza le richiederebbe. Ma più che le scuse, servono spiegazioni».

Su che cosa?
«Dovrebbero rendere conto agli italiani che li hanno eletti del continuo boicottaggio della maggioranza e del governo di cui loro stessi fanno parte, tanto più in un momento in cui, mentre il Paese esce da una crisi economica, la cosa più importante è la stabilità. Che poi vede, è schizofrenia».

Schizofrenia?
«Mentre attaccavano me sull’home page del sito, Mario Baldassarri, autorevole esponente del loro gruppo, era a palazzo Grazioli dal premier. La mano destra non sa che cosa fa la sinistra»

E qual è la mano destra?
«Ecco, appunto. Qual è il loro progetto? Per ora la sola cosa evidente è la loro spaccatura. E quanto accaduto oggi è tipico di persone che non avendo argomenti politici non trovano di meglio che usare una mano sola, la sinistra».

Falchi e colombe.
«Con alcuni il riavvicinamento pare possibile, anzi, forse è già nelle cose. Con altri è molti difficile».

A Italo Bocchino fischieranno le orecchie.


«Si comporta come il leader ormai, ma io non credo che tutti siano disposti a seguirlo».

Ci vediamo a Mirabello?
«Non è nella mia agenda, per quanto riguarda me possono stare tranquilli. Per quanto riguarda gli elettori, non lo so».

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