Niente panico. Per la prima volta i concorrenti salgono a 30 ma il Festival di Sanremo finirà prima degli ultimi anni. Non ci saranno i «monologhi» delle coconduttrici, gli interventi dei comici saranno molto ridotti e, grazie alla formula dello «sharing tra Big», anche «la serata delle cover» non diventerà torrenziale. Carlo Conti ha annunciato il cast ieri al Tg1 delle 13.30 sciorinando tutti i nomi e precisando pure che «altri dieci lo avrebbero meritato». Mancano ancora i titoli dei brani (che saranno annunciati il 18 dicembre in Sarà Sanremo su Rai 1) ma il quadro è abbastanza chiaro. Fino a poco tempo fa, si frammentava il cast in base ai generi musicali: tot cantanti pop, tot cantautori, tot indie eccetera.
Oggi si parla di conferme, di ripetizioni e di sorprese. Le conferme sono gli artisti di cui era quasi certa la partecipazione, ossia Elodie, Noemi, Irama, Brunori Sas, Sarah Toscano, The Kolors, Achille Lauro, Coma_Cose, Gaia, Modà, Rose Villain, Clara, Francesca Michielin, The Kolors, Rocco Hunt e Rkomi. Tra di loro, ed è forse un limite di questo cast, ci sono molti «ripetenti», ossia cantanti che tornano all’Ariston a stretto giro, quindi dopo un anno dall’ultima volta, ad esempio Clara o Irama. Poi ci sono i cosiddetti «grandi vecchi», e sia detto con il massimo rispetto. Escluso Al Bano, che probabilmente non l’ha presa bene, arrivano Marcella Bella, che era già in pole position con Amadeus nello scorso febbraio, e Massimo Ranieri commosso vincitore del Premio Mia Martini del 2022 con la sublima Lettera di là dal mare. C’è anche la cosiddetta «quota pericolo» composta da rapper in odore di provocazioni. Ad esempio Fedez e Tony Effe, già divisi da un «dissing» su Chiara Ferragni. «Sono ragazzi intelligenti, canteranno a ebasta» ha commentato carlo Conti. Poi Emis Killa, la cui casa è stata perquisita nel corso dell’inchiesta sugli ultras di Milan e Inter. Poi Bresh, che è rapper ma vola molto più alto delle polemichette. E infine c’è la sorpresa delle sorprese, ossia Shablo con Guè, Joshua e Tormento. Al di là del fatto che Shablo ha rapporti manageriali con altri concorrenti (Rkomi, Irama e Gaia), il loro pezzo sarà senza dubbio un «osservato speciale» sia per la probabile portata innovativa sia per la carica provocatoria che potrebbe avere. Però c’è un però. Dopo i Festival di Amadeus, portati a centuplicare l’«hype», la settantacinquesima edizione sarà all’insegna della probabile «normalizzazione». Non significa che sarà noiosa. Significa che probabilmente si eviteranno deragliamenti politici o provocazioni a sfondo sessuale (per intenderci, il «genocidio» di Ghali e il bacio tra Rosa Chemical e Fedez). Non è necessariamente una diminutio.
Il Festival di Sanremo non è Woodstock e non è richiesta dal regolamento la presenza di brani di rottura o di contestazione. Infine ci sono le sorprese. La più grande di tutte è Giorgia, fresca conduttrice di X Factor e tornata in grandissimo spolvero. Potrebbe essere il «suo» Festival. Poi ci sono Simone Cristicchi, bentornato, e anche l’indefinibile Serena Brancale, che potrebbe offrire una esibizione sorprendente. E Joan Thiele, autentico cavallo di razza della scena alternativa (si dice ancora così?) che ha finalmente l’occasione di mostrarsi al grandissimo pubblico.
Ma il vero outsider dell’edizione che si aprirà l’11 febbraio per chiudersi il 15, sarà Lucio Corsi, grossetano del 1993, che canta con notevole personalità in bilico sul filo teso tra i Genesis di Peter Gabriel, il Bowie di Ziggy, i Baustelle e Tim Burton. Un orizzonte creativo difficile da immaginare a Sanremo e quindi, proprio per questo, molto più trasgressivo di qualsiasi intemerata rap un tanto al chilo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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