Branco sul ring dei lunghi coltelli

L’italiano cerca il titolo dei welters jr a Portorico, dove il pugilato ha ancora una cornice da leggenda. E contro Cotto, rivale dal ko facile

Riccardo Signori

Infilarsi nel paese dei lunghi coltelli, armati di due soli guantoni, è impresa da uomo di fegato. Gianluca Branco, 35 anni e un mondo di sogni pugilistici forse alle spalle, ha il fegato di tutti quelli che si presentano su un ring di Portorico per sfidare il campione locale. A Portorico la boxe è ancora leggenda e passione e i suoi pugili hanno dentro il sangue antico di guerrieri senza paura. Portorico spesso significa sfida senza regole, pubblico che ti mette paura ancor prima del pugile suo. Valga per tutte una indimenticabile scena di tanti anni fa: Rocky Lockdrige americano di scorza dura, capace di battere ogni ring del mondo come fosse un marciapiede, andò a sfidare al Roberto Clemente Coliseum, un tempio della boxe portoricana, Wilfredo Gomez, astro di ogni tempo del pugilato non solo di quelle parti. Lockridge si presentò in palestra per allenarsi, subito dopo Gomez che era stato seguito da un pubblico numeroso e appassionato. Quando toccò all’americano rimase un buon numero di persone ma nulla dell’attrezzatura della palestra, se non il ring con il suo tappeto. Gli allenatori di Lockridge chiesero almeno qualche corda per saltare. Qualcuno gliene passò una da tagliare, perché troppo lunga. L’allenatore chiese un coltello e d’improvviso, nelle mani di almeno cinquanta persone, comparvero coltelli a serramanico che al clic, come fosse il grilletto di una pistola, vennero puntati verso di loro. Chiaro l’ambiente? Era il maggio del 1985. Tanto sarà cambiato, ma non quel modo intimidatorio di tifare boxe a Portorico.
Gianluca Branco, seguendo la strada che ha fatto grandi tanti pugili della nostra boxe, si è imbarcato in questa missione da emigrante del pugno pronto a prendere botte e a soffrire. Ce l’hanno fatta in tanti, ma forse erano tempi eroici. Dagli anni Trenta in poi, i ring sono stati pieni di italiani con la valigia o di oriundi in cerca di fortuna. Carnera e Benvenuti sono stati icone che hanno determinato una stagione, non un filone di successo poi ripreso soltanto da Gianfranco Rosi. Stanotte, al Coliseo Ruben Rodriguez di Bayamon, Branco avrà di fronte Miguel Angel Cotto per il mondiale Wbo welters junior (ore 4 del mattino su Sportitalia), un tipo che di solito stende i suoi avversari entro il decimo round. Brutto affare anche per chi ha provato le grinfie di Arturo Gatti, pur con una mano sola (la destra s’infortunò al quinto round), ad Atlantic City ed ha conquistato un titolo europeo (2001) in Francia (contro Gabriel Mapouka) e non certo fra le attenzioni di casa propria. Però Cotto è dieci anni più giovane ed ha un record di 25 match e 21 vinti per ko. Branco su 38 ne ha vinti 36, ma solo 19 per ko. C’è il rischio di prendere tante botte e sentirsi prigioniero di una bolgia umana assatanata.


Cotto, l’anno passato, ha sbarellato contro gente dal pugno duro, ma poi classe, talento, forza fisica e pugno sodo hanno fatto la differenza. Branco avrà coraggio, voglia di sorprendere e consolazione da una buona borsa. Difficile che bastino. Finire in piedi sarà già un degno risultato.

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