Rio de Janeiro. In piedi, con aria di sfida, mentre fa scudo alla madre, un ragazzino magro magro ordina al padre ubriaco di smettere di picchiarla. «E perché?», gli urla luomo. «Perché un uomo non picchia una donna!». Questo scambio di battute è esemplare dello stile agiografico del film «Lula, figlio del Brasile», che racconta la vita di Luiz Inacio Lula da Silva, mettendone in evidenza il carisma che ha permesso al figlio di un operaio di diventare prima il capo del più potente sindacato brasiliano e poi il presidente della Repubblica.
Un film costato circa 5 milioni di euro (il più caro della storia del Brasile) e che ha un grave difetto: presentato con adeguato anticipo rispetto alle prossime elezioni di ottobre, sembra essere più che altro unopera con finalità di propaganda. Lopposizione conservatrice ha fatto notare tra laltro che il film è stato finanziato da 18 aziende di diversi settori commerciali, dalledilizia alla produzione di auto, molte delle quali hanno in corso importanti contratti con il governo di Lula. In sostanza, denaro pubblico sarebbe stato utilizzato per portare nelle sale cinematografiche brasiliane un filmone di propaganda per il presidente di sinistra nellanno delle elezioni.
«Potrebbe andar bene realizzare un film sulla sua vita quando la sua carriera politica è finita - ha detto Ronaldo Caiado, uno dei leader del partito democratico allopposizione - ma cercare di trasformarlo in un mito proprio nellanno elettorale mira ovviamente a influenzare lelettorato».
Lopposizione contesta anche il fatto che gli iscritti al sindacato avranno diritto al biglietto a metà prezzo. Ma soprattutto, la critica stronca «Lula, figlio del Brasile» come «un brutto film, politica a parte».
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