"Brennero" unisce le due anime del Trentino

Al via lunedì 16 su Raiuno con Radonicich e Martari alla ricerca di un serial killer

"Brennero" unisce le due anime del Trentino
00:00 00:00

Se ne accorge chiunque ci vada, magari anche soltanto in vacanza. Il Trentino-Alto Adige è una regione italiana. Eppure i cartelli stradali sono spesso in tedesco, a scuola s'insegna in tedesco oltre che in italiano, e l'italiano molti non lo sanno (o fingono di non saperlo) nemmeno parlare. Sono decenni che fra le due comunità linguistiche storia e cronaca registrano reciproche insofferenze, mille problemi e altrettanti pregiudizi: «Un groviglio di conflitti che è difficile sbrogliare - considera il regista Giuseppe Bonito - perché le loro ragioni si perdono nel tempo».

Partendo dagli attentati terroristici di stampo irredentista con cui, tra la metà degli anni 50 e la fine dei 60 il Bas, comitato di liberazione del Sudtirolo, esasperò il dualismo di quelle zone, si dipana dunque la storia di Brennero: quattro puntate girate a Bolzano, dirette da Bonito (assieme a Davide Marengo) e da lunedì 16 su Raiuno. «Dualismo presente non solo nella trama, con la caccia ad un serial killer che vendica i soprusi fatti agli italiani ammazzando gli oppressori tedeschi, ma nei suoi stessi protagonisti - racconta Bonito -. Che sembrano quasi la sintesi degli stereotipi legati alle rispettive, contrastanti identità».

Da una parte Eva Kofler (ovvero Elena Radonicich) piemme di lingua tedesca, precisa, metodica, riflessiva; dall'altra Paolo Costa (cioè Matteo Martari), ispettore di lingua italiana spaccone, impulsivo, irrazionale. «Pur così opposti fra loro, entrambi devono fare i conti con un passato doloroso racconta Martari -. Tre anni prima Costa era quasi riuscito a catturare il mostro; ma un terribile incidente, in cui aveva perso la moglie e una gamba, l'aveva bloccato». «Mentre Eva, apparentemente così forte e sicura di sé spiega la Radonicich - deve risolvere il complesso rapporto che, dall'adolescenza in poi, la contrappone ad un padre troppo severo, troppo esigente».

Ed ecco che, quasi simbolo di quello culturale, il dualismo caratteriale riesce in qualche modo a comporsi: «Investigando assieme sul serial killer Eva e Paolo scoprono inattese affinità svela Bonito - perché le contrapposte identità si compensano a vicenda. L'una serve all'altro, insomma, per trovare il giusto equilibrio». Al punto che fra i due scatterà, inevitabile, anche l'attrazione. «Come accade nella vita - sorride Martari - i poli opposti si attraggono. E, a furia di scontrarsi, alla fine imprevedibilmente s'incontrano».

Viene da chiedersi se in Brennero, dato il tema spinoso, e pur trattandosi in fondo solamente di una serie gialla, sia stato privilegiato un punto di vista culturale rispetto all'altro. E se questa storia non rischi di toccare, inevitabilmente, la suscettibilità di una delle due parti in causa. «Riguardo il tema del dualismo noi abbiamo cercato di mantenere un approccio non direi neutrale analizza il regista - ma il più onesto, il più rispettoso possibile verso chi abita quei territori. Tutte le zone di confine generano, per loro natura, una complessità stratificata, impossibile da schematizzare. E il Trentino Alto-Adige ne è un esempio lampante. Apparentemente un Paradiso, cela però una storia di divisioni, sofferenze, conflitti». «E poi noi non abbiamo diviso i personaggi fra buoni e cattivi sintetizza lo sceneggiatore Carlo Mazzotta -. L'obbiettivo di Brennero non vuol essere la denuncia. Ma la riflessione. Ci intrigava un tema urgente come quello del contrasto fra i popoli, che come tutti sappiamo è più attuale che mai. Ma volevamo affrontarlo da un punto di vista diverso». Perché questo è soprattutto Brennero, fa notare Elena Radonicich: «Un punto di vista ribaltato. Gli italiani, spesso accusati di razzismo, in Alto Adige si scoprono talvolta loro stessi nel ruolo della minoranza. E trovarsi a vivere nei panni degli altri può aiutare ad aprire gli occhi; a smontare i pregiudizi; a spingere alla conoscenza l'uno dell'altro». Che è poi appunto quanto accade all'ispettore e alla piemme.

«Nel corso delle quattro puntate i due impareranno infatti a conoscersi, a scoprirsi diversi. Eva risulterà più italiana, cioè emotiva, di quanto lascerebbe supporre; e Paolo più tedesco, ovvero razionale, di quanto sembrasse».

D'altra parte è anche vero che leggendo la sceneggiatura prima delle riprese gli stessi registi Bonito e Marengo erano rimasti interdetti. «È mai possibile, ci chiedevamo, che ancora oggi l'osmosi fra italiani e tedeschi risulti così difficile? Che le due comunità siano ancora separate da tanti contrasti?».

Poi, arrivati a Bolzano per le riprese, «abbiamo verificato che, sì, queste difficoltà ci sono ancora tutte. Le persone con cui venivamo in contatto ci dicevano (e spesso sottovoce): Qui siamo due realtà, due lingue, due culture. Eppure ci hanno messi a vivere insieme».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica