Brescia - Denaro inviato in Pakistan e Afghanistan (oltre 400 mila euro da uno degli arrestati a una ong legata a un gruppo islamico), un giro d’affari di oltre 55 milioni di euro, collegamenti strategici con aree di conflitto. È questo il quadro che si è presentato durante le indagini della digos della questura di Brescia che ha portato a 6 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di 5 cittadini pachistani, tutti residenti in Italia, e di un hacker che opera nelle Filippine.
Dieci phone center L’operazione, coordinata dall’ Ucigos in collaborazione con Fbi americano, ha portato anche al sequestro di 10 phone center a Brescia, Reggio Emilia, Ancona, Ascoli e Macerata e a 16 perquisizioni domiciliari nei confronti di alcuni pakistani e marocchina ritenuti organici alla struttura smantellata. A loro carico il gip di Brescia ha ipotizzato i reati di associazione a delinquere, frode informatica mediante accesso abusivo a sistemi informatici o telematici e detenzione e diffusione di codici.
Soldi ai terroristi Secondo quanto appreso, l’organizzazione era ragionevolmente dedita al finanziamento di gruppi terroristici.
L’attività della digos lombarda era stata avviata nel maggio 2007 su notizie provenienti dall’Fbi concernenti l’arresto nelle Filippine di un gruppo di hacker, con a capo il giordano Nusier Mahmoud. Gli hacker si erano introdotti nei sistemi informatici di alcune compagnie telefoniche Usa per acquisirne i codici che abilitavano le chiamate internazionali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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