L’onda lunga di Pomigliano arriva anche a Nord. Competitività e flessibilità ritornano a essere temi forti, su cui gli industriali vogliono ottenere risultati significativi. Come accade a Brescia, dove l’Associazione industriale ha ritenuto talmente urgente aprire il confronto con i sindacati su questi temi, da non aspettare neanche la ripresa di settembre. Anche perché i segnali, sia pur timidi, di ripresa, anche sul fronte degli ordini, non permettono di perdere tempo. Certo, il clima a Brescia non è quello di Pomigliano, e non solo dal punto di vista metereologico: le relazioni tra imprese e sindacati, sia pure con gli inevitabili alti e bassi - anche per le divergenze all’interno della ex Triplice, tra Cisl-Uil e la Cgil - sono sostanzialmente buone. Così, è arrivata come un fulmine a ciel sereno, ieri, la durissima dichiarazione di Giorgio Cremaschi, presidente del comitato centrale della Fiom, che esorta la Cgil a rompere con Confindustria, citando il caso Brescia: «L’Associazione industriale- dice- ha convocato Cgil, Cisl e Uil e ha proposto un patto territoriale che riproponga i contenuti del diktat di Pomigliano. Solo uno sciocco può pensare che quello che vuole ottenere la Fiat non lo pretendano tutti gli altri industriali italiani. Sarebbe davvero un’agevolazione di mercato per una sola azienda. Siamo di fronte al più grave attacco ai diritti sindacali, anzi ai diritti puri e semplici dei lavoratori dal 1945 a oggi. E questo attacco avviene con il totale consenso di Cisl e Uil». Ma le cose stanno proprio così? «A Brescia, nell’ultimo anno - dichiara il presidente dell’Associazione industriale, Giancarlo Dallera - le imprese hanno sopportato risultati economici negativi e fatto ricorso agli ammortizzatori sociali, salvaguardando così le attività produttive e i livelli occupazionali. Ora, però, devono cogliere la ripresa, con significativi interventi di modernizzazione nel modello di business e di adattamento della loro organizzazione produttiva. É da tempo che sul territorio ci confrontiamo con il sindacato sui temi della flessibilità, della produttività, della competitività,dell’utilizzo degli impianti e dell’assenteismo. Si tratta di problemi comuni a molte aziende bresciane, per questo anche recentemente ho incontrato Cgil, Cisl e Uil e ho chiesto di affrontare insieme questi problemi. Le soluzioni, poi, possono essere diverse da azienda ad azienda, ma il risultato deve essere certo e tempestivo, perché è in gioco il futuro delle imprese, dei lavoratori e dei giovani, che hanno difficoltà sempre maggiori a trovare occupazione ». Diverse le reazioni dei sindacati, che riproducono la spaccatura ormai storica tra la Cgil e le altre due componenti, che ha condizionato anche la vicenda di Pomigliano. E come alla Fiat, il segretario bresciano della Cgil, Damiano Galletti, ribadisce: «Noi siamo indisponibili a scambiare i diritti dei lavoratori con l’occupazione, o a ridurli in nome della flessibilità. Ma - precisa subito - questo non vuol dire che non facciamo gli accordi aziendali». Disponibilità al confronto da parte di Cisl e Uil, sia pure con sfumature diverse. «Di competitività non è la prima volta che parliamo - sottolinea Angelo Zanelli (Uil di Brescia)- ma agli industriali diciamo: “Sì se si lega ai temi dell’occupazione e dei salari”. Ma del resto neanche loro vogliono fare una Pomigliano qui in Lombardia». «Non ci sono le precondizioni- ricorda Renato Zaltieri (Cisl di Brescia) - ; certo, un patto territoriale l’abbiamo ritenuto necessario fin da quando la crisi ha cominciato a farsi sentire: ma Brescia non è Pomigliano e non lo sarà mai. Gli industriali stanno raccogliendo dati sull’assenteismo che danneggia la competitività? Ne riparleremo, siamo qui per ragionare ».
AZIENDE Il presidente Dallera: «Dobbiamo cogliere la ripresa, in gioco il nostro futuro» CISL Zaltieri: «Abbiamo proposto un patto territoriale fin dall’inizio della crisi» Uil Zanelli: «Salari e occupazione anzitutto. Ma nessuno vuole accendere conflitti»- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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