Breviario per capire il Giappone profondo

Non capire il Giappone per un italiano è un dato di fatto. Troppe differenze, troppe aspettative, troppe leggende metropolitane, troppa distanza

Breviario per capire il Giappone profondo
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Non capire il Giappone per un italiano è un dato di fatto. Troppe differenze, troppe aspettative, troppe leggende metropolitane, troppa distanza anche se Italia e Giappone hanno avuto scambi culturali importantissimi; basti pensare a Harukichi Shimoi che studiò Dante all'Orientale di Napoli e incontrò D'Annunzio a Fiume oppure alla città di Kagoshima, la Napoli orientale, che proprio con la nostra città campana è gemellata. Insomma, non capire il Giappone, soprattutto ignorando la sua storia, la nostra storia e l'invisibile che è alla base della sua cultura è un finale scontato. Non sempre, però. Infatti Edoardo Lombardi Vallauri narra il suo incontro con il Sol Levante in maniera impeccabile e appassionata, partendo da un diario che affonda le sue radici nel 1994 e che si intitola, appunto, Non capire il Giappone (pubblicato dai tipi del Mulino). C'è quindi da immaginarsi un professore di linguistica generale all'Università di Roma Tre, che ci parla de «l'esperienza di un italiano abbastanza intelligente e molto ignorante che cerca di capire e spesso si perde, praticamente mai si spaventa e quasi sempre si diverte, in questo paese così mite il visitatore che ci mostra come tutto sia ordinato, ma come anche il cittadino modello possa attraversare con il rosso se istigato o possa riempire un cestino di bicicletta di pattume se vede che qualcuno ha dato il via alle danze». Si scopre l'estetica del non appariscente, nei modi di fare, di dire, nella bellezza e cura con cui si costruisce e si pensa alla comunità anche con dettagli di cortesia e comprensione che se pur affettati e «obbligati» a volte offrono uno spaccato di civiltà immensa.

In Giappone ci si fa arrestare per niente, un «è preferibile» diventa un divieto laddove si possa creare un precedente dannoso per la comunità. Ognuno ha la sua dignità e utilità. E ne deve essere fiero.

Il lusso della perfezione e non dell'abbondanza che vige in piccoli scorci paesaggistici o opere dell'uomo, la puntualità come segno di rispetto o il tono di voce e la prossemica adatti per non recare danno agli altri, sono tanti piccoli tasselli di un mosaico che tutti cercano di completare, ma che il Giappone non permette di terminare, perché grazie al suo spirito e a tutte le sue contraddizioni è chiaro che non possiamo solo non capire il Giappone.

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