Buddha si mette in posa accanto a Gesù

Riaprono dopo un lungo restauro alcune sale del museo missionario etnologico, inaugurato nel 1027 da Pio XI

«Non compite nessuno sforzo, non usate nessun mezzo di persuasione per indurre quei popoli a mutare i loro riti a meno che non siano apertamente contrari alla religione e ai buoni costumi». Con queste parole riportate in un documento del 1659, i missionari che si recavano nei Paesi lontani per compiere opera di evangelizzazione erano spinti a rispettare le culture diverse senza assumere l’atteggiamento tipico dei conquistatori. Nonostante le inevitabili contraddizioni legate a un fenomeno alquanto complesso, è stata proprio questa forma di rispetto dei missionari a permettere la conservazione di tante opere d’arte e oggetti religiosi.
Un campionario che Pio XI, in occasione dell’Esposizione universale missionaria del 1925, paragonò a un libro aperto e a una vera scuola. Proprio per non perdere quel patrimonio culturale, il pontefice istituì il Museo missionario etnologico, inaugurato ne 1927 nel Palazzo del Laterano e spostato nel 1973 nell’attuale sede Vaticana. Dopo un periodo di chiusura dovuto ad esigenze di restauro delle opere esposte e miglioramento delle condizioni climatiche e di illuminazione, in occasione del quinto centenario dei Musei Vaticani, il museo missionario è stato riaperto al pubblico, limitatamente alle sezioni Cina, Giappone, Corea, Tibet, Mongolia. Il museo è per sua natura didattico e si presta al confronto e al dialogo tra culture diverse, avendo come tema principale la religione. Una coppia di colossali «Cani di Fo» (animali dalla testa leonina) in metallo smaltato cloisonné introducono i visitatori alla conoscenza della Cina. Risalenti al XIX secolo, erano posti a protezione di un luogo sacro o di una tomba. Altri animali più o meno reali sono ricorrenti nei decori di opere importanti, tra cui un grande altare taoista di legno laccato e dorato, che si contrappone a una copia dell’altare cristiano, ma di stile tipicamente cinese, dell’università di Pechino e a una riproduzione di un altare di Confucio. Numerose sono le raffigurazioni di Buddha e, per una sorta di sincretismo artistico, anche Gesù è raffigurato in una posizione buddista. La sezione del Giappone comprende tra le altre cose 13 Kakemono (rotoli verticali dipinti su seta e carta) del 1667. Interessante è la raffigurazione dei martiri crocifissi a Nagasaki a seguito degli editti contro i cristiani.

Appartengono alla sezione tibetana una serie di oggetti legati al buddhismo tantrico, tra cui un interessante costume fatto con decori ossei utilizzato per una danza rituale, come pure la preziosa Thang-ka (dipinto sacro su stoffa) donata dal Dalai Lama a Giovanni Paolo II.

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