Buffon furioso e sfottuto E tanta voglia di stupire

Il portiere preso di mira sul web ha sfogato le sue paure. La rabbia con Marchisio. L’ok del tecnico: "Fatto bene"

Buffon furioso e sfottuto  E tanta voglia di stupire

Cracovia L’ira del capitano. Non va bene nemmeno così Gigi Buffon per coloro che l’hanno eletto a simbolo di un calcio cialtrone, dedito al gusto antico del rischio. Non va bene che torni a interpretare il ruolo che più gli si addice, cioè il Buffon para-tutto di Berlino 2006 quando stregò la platea mondiale con la costruzione di quel muro, il muro azzurro diventato una sorta di leggenda calcistica. Non va bene che il capitano, il capo riconosciuto di una ciurma calcistica, dopo aver tremato e sofferto negli ultimi interminabili minuti contro la Germania, prenda cappello e rivolga una bella intemerata ai suoi che hanno fallito il colpo del ko. Il 3 a 0 sfiorato prima da Marchisio e poi da Di Natale avrebbe reso il finale una passerella, una soddisfazione unica. E invece no. «Ha fatto benissimo», l’approvazione pubblica e solenne di Prandelli, il ct che ha condiviso la forma e la sostanza del rimprovero. «Alla fine può capitare un rigore dubbio, o un colpo di testa del portiere per mandare all’aria una serata magica» il successivo passaggio del ct conferma di una sintonia assoluta tra lo stratega della panchina e il capitano in campo. Hanno preso a parlare la stessa lingua, e non da ieri.

Che Buffon sia da qualche settimana preso di mira, «sfottuto» sul web e non solo, è un dato di cronaca incontrovertibile. Conseguenza di quel tumultuoso pre-euro 2012 scandito da una frase discutibile, stesa sulla vicenda Conte-Siena come un balsamo per lenire le ferite del suo allenatore («meglio 2 feriti che 1 morto») e del feroce duello rusticano imbastito con il pm di Cremona Di Martino. Il magistrato arrivò al punto da convocare formalmente il portierone azzurro, prima attraverso le anticipazioni di alcuni giornalisti, poi con una dichiarazione diretta. «Se Buffon sa qualcosa di concreto e vuole riferircelo, lo ascoltiamo volentieri», la nota successiva.

Buffon ha trovato sponda solo in Napolitano, il presidente della Repubblica, non a caso, l’autorità che presiede il consiglio superiore della magistratura, oltre che nel club Italia. Molte le stoccate, tanti i riferimenti malandrini alla sua passione per le scommesse, legittimati dall’indagine della guardia di Finanza su un’agenzia di Parma e dal giro di consistenti somme versate dal portiere della Juve al titolare. Si è persa traccia di quell’inchiesta. Da quei giorni, Gigi ha preso a rispondere, direttamente, su facebook. E a cogliere le rare occasioni pubbliche per segnalare il rapporto affettuoso con Napolitano e la voglia di stupire i tifosi italiani.

L’ira del capitano Buffon si spiega così. E non c’è niente di misterioso, ancor meno di scandaloso, in quel suo gesticolare frenetico a fine partita, per smaltire l’adrenalina accumulata e la paura avvertita dall’assedio dei panzer tedeschi. Persino il suo collega Neuer si è fatto sotto, avanzando fino a metà-campo, nel tentativo disperato di un recupero prodigioso del 2 a 2. Sarebbe stata una beffa atroce. Di quelle che possono lasciare il segno. «Perciò ho detto ai miei che non possiamo disperdere nel vento l’occasione di rifilare il colpo del ko», la didascalica spiegazione intervenuta nel cuore della notte da parte del portiere azzurro.


Poi si può anche decidere che Buffon non ha titolo per dare una bella ripassata ai suoi, che deve parare, benissimo, e basta, che a tutto il resto devono provvedere altri attori della Nazionale. Si può anche decidere tutto questo ma allora si tratta di un semplice pre-giudizio da declinare apertamente, senza finzioni o ipocrisie e stabilire che Gigi ha un peccato originale da scontare.

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