Non si può più minimizzare liquidando largomento con un «sono ragazzi». Soprattutto se i ragazzi in questione, pur essendo tutti minorenni, rubano, rapinano e intimoriscono i loro coetanei; hanno un atteggiamento strafottente con i passanti e non esitano a dare spallate ai passanti pur di passare indisturbati sui marciapiedi. Così, quando gli investigatori del commissariato «Città Studi» hanno denunciato per tentata rapina un italiano e un nigeriano di 14 anni, segnalando al tribunale dei minori altri due italiani e un peruviano, stavolta 13enni, per lo stesso reato, in corso Buenos Aires i commercianti sono corsi a ringraziare lispettore capo Giuseppe Garufi e la sua squadra.
«In corso Buenos Aires ci sono diverse bande di questo genere - spiega Garufi, classe 1960, 30 anni di servizio in polizia, qualche mese fa premiato dallassociazione commercianti e cittadini «Futura Baires Venezia» come «Leone rampante alla virtù civica» per il suo impegno professionale -. Ragazzi che fanno danni in giro e poi si ritrovano, riunendosi nelle cosiddette baby gang, per spartirsi il bottino. Purtroppo non abbiamo potuto arrestarli perché la legge prevede che sotto i 14 anni non sono imputabili». Ma sul fatto che si tratti di delinquenti in erba sembra proprio non ci siano dubbi.
Il gruppetto è stato individuato dai poliziotti della squadra investigativa di Garufi dopo numerose denunce ricevute al commissariato. Nelle loro quotidiane scorribande i componenti della baby gang, senza particolari scrupoli, si sparpagliavano lungo il corso, puntando i coetanei. Sotto gli occhi dei passanti li accerchiavano, li minacciavano con percosse e si facevano consegnare di tutto, soprattutto denaro, cellulari e piccoli gioielli. A fine giornata si ritrovavano per spartirsi il bottino.
Quando la polizia è intervenuta, qualche giorno fa, una delle vittime stava per consegnare agli aggressori le scarpe e persino gli occhiali da vista.
«Li abbiamo pedinati per oltre sette ore per coglierli in flagranza - spiegano i poliziotti -. Quando li abbiamo visti che facevano letteralmente spogliare i coetanei che avevano appena aggredito di tutti i loro averi, anche delle scarpe, siamo intervenuti e li abbiamo bloccati».
Niente da fare: occorre prendere atto che letàdei giovani violenti si è abbassata. Ragazzi allo sbando, emarginati che spesso si fanno convincere da qualche «amico» più grande a commettere azioni criminali per essere più duri e per entrare a pieno titolo nel gruppo.
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