Il "calcio" porta iella alla mascotte: il gufo ci ha lasciato le penne

Il volatile è morto dopo essere stato colpito in campo da un giocatore. Che ora è squalificato

Il "calcio" porta iella alla mascotte: 
il gufo ci ha lasciato le penne

Tutto il calcio minuto per minuto. Sì, ma al gufo: nel senso che il calcio l’ha preso lui, il volatile; rimanendoci secco. Un «uccellicidio» compiuto da un giocatore non certo iscritto alla Lipu.
Immaginate cosa succederebbe se Totti, durante un derby Roma-Lazio, prendesse a calci (uccidendola) Olimpia, l’aquila portafortuna dei biancocelesti. Una guerra.
Per fortuna non è andata così in Colombia, dove pure sono nervosetti e in passato, in nome del football, hanno spesso messo mano alle pistole. Questa volta il bilancio non è stato cruento e l’incidente si è risolto con due giornate di squalifica e una multa di 560 dollari: sanzione inflitta dalla commissione disciplinare della Lega calcio colombiana a Josè Luis Moreno (stesso cognome del maledetto arbitro anti-Azzurri), difensore panamense del Deportivo Pereira, reo di avere rifilato un calcio al gufo-mascotte dell’Atletico Junior durante il match del campionato locale giocato lo scorso weekend.
Il rapace è poi morto in una clinica veterinaria a causa di una «miopatia da cattura» (misteriosa patologia nota, probabilmente, solo ai veterinari ndr). «Quello di Moreno è stato un atto crudele», si legge nel comunicato della Lega calcio colombiana. «L’animale era il simbolo della tifoseria di Barranquilla e, considerato che l’aggressione è avvenuta nel loro stadio, il fatto può essere considerato una provocazione».
Sul caso, che ha sollevato numerose critiche in Colombia, si è pronunciata anche la Federcalcio panamense che ha chiesto di evitare danni all’immagine del calciatore, già oggetto di minacce dopo l’incidente.
«Comprendiamo che si tratta di un fatto isolato e poco comune nello sport. Qui deve prevalere il fairplay per il quale tanto abbiamo lottato. Confidiamo nelle autorità sportive colombiane affinché quanto accaduto in campo non danneggi e rovini la vita di un calciatore», scrive la Federcalcio panamense in una nota. Moreno, denunciato dalle autorità colombiane per maltrattamento di animali, rischia anche una sanzione amministrativa che può andare da una multa a 45 giorni di carcere. L’episodio non è infatti passato inosservato alle autorità ambientali di Barranquilla, che hanno notificato al giocatore panamense l’apertura di un procedimento nei suoi confronti con l’accusa di «violenza ai danni di un volatile».
Il fattaccio è avvenuto proprio nella città di Barranquilla, durante il match valido per la quarta giornata del torneo di Apertura del campionato locale. Il rapace vive sul tetto dello stadio Roberto Melendez e, insieme agli altri membri della sua famiglia, è stato scelto come mascotte della squadra. Il gufo è caduto nel campo e, dopo essere stato colpito dal pallone, è rimasto stordito sul terreno di gioco. L’arbitro ha interrotto l’azione e Moreno, difensore centrale del Pereira, lo ha allontanato dal campo con un calcio. I tifosi locali hanno reagito al brutto gesto chiamandolo «assassino».
E ieri, la poliza ha fatto visita al giocatore in albergo per notificargli l’apertura del procedimento. Aggravato ora dalla nefasta notizia: la morte dell’uccello. E dire che il gufo (razza ornitologica da sempre considerata foriera di disgrazie) sembrava dovesse sopravvivere alla sfiga che la l’aveva colpito sotto forma di un calcione.

Il primo referto medico stilato subito dopo il ricovero nella clinica veterinaria era ottimistico: «Il volatile se l’è cavata con una lieve frattura ad una zampa e non rischia la vita». Invece, in nottata, l’improvviso peggioramento delle condizioni del «paziente». E il decesso del pennuto. Con la sua anima che - è proprio il caso di dirlo - è volata in cielo.

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