Il calcio si divide «È un grande colpo» «No, non serve»

L’ex milanista Gilardino: «È una ciliegina, ma inutile». Gattuso: «Sono disposto a fargli compagnia tutte le sere»

Scettici contro ottimisti. L’Italia bipolare si schiera subito ai confini dell’affare Ronaldinho e si divide in due grandi blocchi. A capitanare i primi, un vecchio e sincero amico di Silvio Berlusconi e del Milan, Arrigo Sacchi, un tempo rivoluzionario della panchina, oggi opinionista mai banale. «Se Ronaldinho avrà le giuste motivazioni e sarà lo stesso di tre anni fa, allora potremo dire che si tratta di un buon acquisto»: sono queste le parole con cui l’ex ct di Fusignano accoglie le anticipazioni sulla trattativa del giorno. Non è l’unico, naturalmente. Perchè anche dentro la pancia del Milan si ascoltano giudizi non proprio esaltanti, tipo quello mai smentito e ripetuto più volte da Clarence Seedorf, uno destinato a rimetterci con l’arrivo del brasiliano, a perdere il posto o quasi costringendolo a riciclarsi come centrocampista. Gilardino, chiuso il cancello di Milanello, da Firenze, risulta in sintonia completa con Seedorf e ne ripete la definizione «una ciliegina ma non indispensabile».
Dall’altra parte, lo schieramento è egualmente compatto e non si colgono defezioni. Persino un esponente del tifo concorrente, Evaristo Beccalossi, simpatia interista dichiarata, benedice l’operazione. «Uno come Ronaldinho si porta a casa, specie poi a quelle condizioni economiche apparse sui giornali» sostiene senza essere accusato di alto tradimento. Dello stesso avviso Cesarone Maldini, papà di Paolo, il capitano, uno che frequenta il mondo Milan e come capo degli osservatori ne conosce i gusti estetici oltre che gli umori. «Anche nel recente anno, in cui ha avuto problemi, Ronaldinho non è andato così male. Figurarsi quando è al meglio della condizione» detta. Per Ronaldinho si espone Gattuso, non è il capitano ma un leader carismatico dello spogliatoio: «Se vuole sono disposto a fargli compagnia tutte le sere nel mio paesino, Cardano al Campo, pur di averlo in squadra con me» è la sua battuta che circola come una specie di parola d’ordine. Se è lo stile di vita il problema, qui lo mettiamo in riga.
E proprio mentre a Barcellona si consuma l’ultimo colpo di scena, da Rivaldo, passato come lui dal Milan dopo l’addio al Barcellona, arriva una frase che è forse qualcosa di più di un semplice suggerimento. «Al suo posto, invece che pensare a Pechino, mi dedicherei anima e corpo agli interessi del club che lo paga» la dichiarazione che riapre la questione non ancora affrontata della partecipazione al torneo olimpico di agosto. In Brasile, Ronaldinho viene considerato più di un campione, uno dei protagonisti del mondiale 2002 targato Ronaldo.

Tostao, un’altra gloria, coniò per lui una definizione immaginifica. «Ronaldinho - scrisse - sembra fatto apposta per reinventare il calcio». Forse deve solo reinventare il Milan che ha bisogno di un’altra stella per scaldarsi e tornare a vincere.

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