Il calcio spagnolo minaccia la rivoluzione: la tassazione fiscale proposta dal governo Zapatero (tassazione per gli stranieri che guadagnano più di 600mila euro annui portata dal 24% al 43% come il resto dei residenti) rischia di metterlo in crisi finanziaria e allora addio campioni. Intendiamoci, Ibrahimovic, Kakà, Benzema, Cristiano Ronaldo non se ne andranno perchè la tassazione dei loro stipendi sarà salvaguardata dalla vecchia legge per cinque anni. Ma Ribery e gli altri, inseguiti da Real, Barcellona e compagnia, potrebbero dirottare i loro interessi altrove. Una buona notizia per l'Italia che potrebbe ricominciare ad essere competitiva sul piano dell'interesse e degli stipendi per le stelle che stanno all'estero. Ai tempi questa normativa fu detta legge Beckham, appunto nel nome di un calciatore altrimenti irraggiungibile.
Oggi i club spagnoli minacciano lo sciopero. «Perchè il calcio porta tanta ricchezza alla Spagna». Vero, ma così ci sarebbe più equilibrio in Europa. «Una misura equa», ha sentenziato il presidente del Coni Petrucci, attento agli sviluppi su scala nazionale. «Ora spagnoli e stranieri saranno allineati proprio come succede in Italia. Mi spiace per loro, però è meglio per noi. Anche se io mi auguravo che si abbassassero le nostre tasse, anzichè alzare le loro. Sarebbe stato un vantaggio per tutti», ha spiegato Adriano Galliani che da tempo si batte su questo fronte. Ora, ha spiegato il dirigente milanista, resta una seconda anomalia. «I grandi club spagnoli non danno mutualità ai piccoli e incassano tutti i loro diritti televisivi». Altra ragione per invidiare gli spagnoli.
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