Un'armata Brancaleone in maglia azzurra. Questa può essere la definizione della squadra italiana che sabato è scesa (è scesa?) in campo contro la Svizzera ai Campionati europei di Berlino. O forse no, nemmeno. Perché l'armata Brancaleone, per quanto sconclusionata, c'aveva un cuore, la voglia e determinazione. Almeno avessero avuto quell'atteggiamento gli 11 di Spalletti, probabilmente oggi saremmo qui a raccontare un'altra storia. Loro erano già con la mente ai lettini di Formentera, alle feste di Ibiza e ai ristoranti della Costa Smeralda. D'altronde, che volgarità i Campionati per nazionali d'estate, dov'è il diritto alla vacanza di questi poveretti? Fifa senza cuore.
Nel momento in cui una squadra nazionale scambia un campo di calcio per un pascolo alpino svizzero dove passeggiare al tramonto è evidente che ci sia qualche problema. Ma non siamo qui a fare analisi tecniche, a misurare quanto un calciatore ha corso (o non ha corso, nel caso dell'Italia) o valutare quale schema sarebbe stato meglio adottare. Chi se ne frega, giunti a questo punto. Anche perché è stato già detto di tutto e di più in tal senso. Quel che agli italiani, allo stadio e a casa, ha dato fastidio (per usare un eufemismo) non è stato uscire dall'Europeo, perché tanto quello era già previsto. Davvero c'era qualcuno in Italia che pensava che questa squadra potesse arrivare in finale? No, seriamente, qualcuno credeva che avremmo potuto fare di più? Quel che gli italiani non perdoneranno mai a questi giocatori è aver disonorato la maglia azzurra.
Perché si può perdere ma l'importante è farlo con dignità, quella che questa nazionale non ha. In campo sabato c'erano 11 ragazzini svogliati, anzi 10, perché almeno il portiere fortunatamente è sceso in campo con la tigna giusta. 11 ragazzini per i quali la maglia azzurra sembra essere dovuta. Ma qualcuno spieghi loro che indossare quella casacca è un onore e a quella maglia bisogna portare rispetto. Chi non scende in campo con il coltello tra i denti ma come se avesse un mojito in mano non è degno di rappresentare questo Paese. Perché si può essere anche i calciatori migliori su questo pianeta e, diciamolo subito, non è nemmeno questo il caso degli Azzurri, ma se non si buttano sangue e sudore per il proprio Paese, allora è meglio rimanere a casa.
D'altronde, che altro si chiede a questi ragazzetti? Di tirare dei calci a un pallone e di farlo bene, con convinzione e con determinazione.
E se non sono in grado di farlo allora via la maglia e avanti un altro, finché non si trovano 11 giocatori realmente motivati e con due attributi tanti oltre ai tanti tatuaggi. Perché l'Italia non può e non dev'essere quella vista sul campo contro la Svizzera, perché non serve urlare "l'Italia chiamò" se poi ci si gira dall'altra parte al momento della chiamata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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