Champions, il Barça delle meraviglie travolge la Roma tutta cuore

La Roma di Spugna è sovrastata da un imperioso Barcellona che, nella perfetta cornice del Camp Nou e 54.000 tifosi al seguito, cala la manita per la semifinale: un'epoca (temporale e fisiologica) è quel che corre tra le due squadre

Mapi Léon nella cornice da brividi del Camp Nou (Uwcl, Twitter)
Mapi Léon nella cornice da brividi del Camp Nou (Uwcl, Twitter)

La Roma per l’impossibile, il Barça per la gloria. Così, le giallorosse di Spugna sbarcano, da assolute underdog dei quarti di Uefa Women’s Champions League, al Camp Nou – cuore pulsante d’un paese in cui il fútbol (non solo al maschile) è cosa serissima – non senza pensieri, perché recuperare lo svantaggio dell’andata contro una corazzata di tale tasso tecnico e qualitativo e farlo nel loro tempio, di fronte ad una mole di pubblico inaudita, è sfida su tutti i fronti.

Il piccolo grande salto, le giallorosse, l’hanno in realtà già fatto: 39.454 contro 91.648 però non è solo statistica (le massime registrate) sull’affluenza e l’affezione presenti nei due stadi più rappresentativi, influenzate innegabilmente da come e quanto la politica dei rispettivi paesi sia intervenuta più o meno con lungimiranza nell’avvio prima e nella valorizzazione poi del movimento, ma forse approssimazione realistica dello squilibrio di forze in campo.

Roma femminile al Camp Nou
L'undici di partenza scelto da mister Spugna - As Roma Women (Twitter)

Se succede (ma non succede)

L’equipo di Jonatan Giráldez pare conoscere solo la vittoria: 23 centri su 23 gare disputate in campionato, ultima cronologicamente il Clasìco del 25 marzo conquistato di forza e misura; già 30 le reti in Champions fino a prima di questo match, con una media gol di 4.29 per match e 0.86 di reti subìte, contro il 2.29 e l’1.29 rispettivi delle giallorosse di Alessandro Spugna. “Intensità, cuore e sacrificio” le parole d’ordine del tecnico torinese alla vigilia. Quel che succede, però, tra l’altro nel giorno del debutto dell’ex di giornata Vicky Losada, è un’esaltazione delle qualità stratosferiche del club catalano, che stronca senza repliche le velleità giallorosse.

Il Barcellona si esalta già dai primi minuti, tanto che pare volare sul terreno di gioco, sospinta dalla catartica carica blaugrana d’un pubblico di circa 54.000 in visibilio: la serata è magica e non c’è niente di meglio che le padrone di casa possano fare, se non giocare con la classe che internazionalmente contraddistingue il team forgiato da Giráldez. Così, il pallino del gioco è da subito sotto controllo della formazione di capitan Sandra Paños e il vantaggio è un’orchestrazione imperiosa ma soprattutto collettiva da manuale: Walsh recupera palla al limite dell’area, apre per Paralluelo che si appoggia immediatamente a Léon, il cui cross morbido di prima trova Oshoala che, in uno spazio irrisorio, a ridosso di Ceasar, fa da sponda di testa per Rolfö che d’esterno potente imbuca. Un 1-0 che è uno scioglilingua. Mentre Wenninger e Linari tentano con grinta di resistere all’assedio – la centrale austriaca, al 16’, fa una magia bloccando Oshoala – e il centrocampo capitolino attende con non poca frenesia di poter colpire in ripartenza le avversarie, con le cavalcate di Haavi alla ricerca d’una Giacinti senza spazi vitali, “Mapi” Maria Léon sorprende tutte, Ceasar compresa: è il minuto 33’, e la fuoriclasse di Saragozza – la cui gara magistrale è coronata dalla personale standing ovation della sua gente – sgancia, d’improvviso, praticamente da ferma, un tiro dai venti metri di forza che supera l’estremo difensore giallorossa. Un fulmine sulla Roma, che a questo punto cala comprensibile in tensione ed attenzione, concedendo ancora spazi. Niente da fare, allora: Rolfö non ha pace e non può sbagliare, in tap-in facile facile, nel vuoto d’ingenuità concesso in pieno recupero dalle retrovie giallorosse.

Esultanza Barcellona femminile
La festa blaugrana (Fc Barcelona Femenì, Twitter)

Questo Barcellona è senza fine

Alla ripresa, non tanto il possesso (che è comunque al 70% spagnolo) quanto l’impianto della presenza blaugrana è totalizzante, e la Roma non trova respiro, certo abbattuta anche nello spirito dallo svantaggio già praticamente insormontabile. Al tap-in di Rolfö che aveva chiuso il primo parziale fa seguito un gol quasi fotocopia, anch’esso frutto di un’imperdonabile postura difensiva errata ed affannosa, firmato stavolta da Asisat Oshoala, seconda miglior marcatrice in UWCL assieme alla compagna Bonmatì, che le serve un assist preciso, meno d’un minuto dallo start del secondo tempo. La porta di Ceasar è quasi un poligono di tiro e il merito casalingo è non solo l’aggressività sostenuta da un disegno di trame corali, un pressing alto, un’impostazione in velocità e a pochi tocchi, ma la dimostrazione instancabile di fame.

Una fame – che durerà oltre il 90’ – che non può che concludersi in manita, che, a quel punto, pare inevitabile: è Patricia Guijarro Gutiérrez ad intestarsela, con uno stacco perfetto di testa, direttamente da corner, a scavalcare tutte. La cosa incredibile è quel che succede 5’ più tardi, e cioè la ripartenza fulminea della Roma, che costruisce l’occasione perfetta ed imperdibile che pareva aver atteso per tutta la gara: la palla gira a centrocampo con Andressa, il taglio di Annamaria Serturini che si apre sulla destra è talmente ben eseguito da disorientrare sia Mapi che Paredes e consentirle di siglare la sua seconda – e forse, nonostante il risultato, più indimenticabile – realizzazione in Champions. Un gran gol della bandiera, che s’incrocia sul secondo palo di Paños.

Serturini (Roma femminile)
Serturini per il gol della bandiera al Camp Nou (As Roma Women, Twitter)

Come ebbe a sottolineare già nel pre-partita Elisabetta “Betty” Bavagnoli, non certo una voce qualunque per il movimento del calcio femminile in Italia, che già si era espressa con orgoglio ed occhi lucidi all’Olimpico, in una delle immagini più potenti che questo paese abbia mai donato a questo sport, c’è un dato sostanziale cui far riferimento: il Barcelona Femení nasce nel 1988, la Roma Women nel 2018. Trent’anni, un’epoca calcistica, passa tra le due. Il traguardo, per le italiane, è ancora lungo e con sguardo alto verso il futuro. Allora, come scrive la stessa società: “Orgoglios* è un eufemismo”.

Oshoala
Oshoala esulta - Uwcl (via Twitter)

Il tabellino

BARCELLONA (4-3-3) - Paños, Bronze, Rolfö, Paredes, Léon Cebrián (74’ Fernàndez), Bonmatì, Walsh (66’ Engen), Guijarro Gutiérrez, Oshoala (66’ Geyse), Graham Hansen, Paralluelo (66’ Vilamala). A disp.: Coll (P), Font (P), Codina Panedas, Rábano, Torrejon, Ramirez, López. All. Jonatan Giráldez

ROMA (4-2-3-1) - Ceasar, Bartoli (54’ Di Guglielmo), Minami, Giugliano, Wenninger, Linari, Serturini, Losada (46’ Greggi), Giacinti (74’ Kramzar), Andressa (78’ Ciccotti), Haavi (54’ Glionna). A disp.: Öhrström (P), Merolla (P), Cinotti, Landström, Selerud, Kollmats. All. Alessandro Spugna

Marcatori: 11’ Rolfö (B), 33’ Léon (B), 45’ + 2’ Rolfö (B), 46’ Oshoala (B), 53’ Guijarro Gutiérrez (B), 58’ Serturini (R)

Ammonite: 63’ Oshoala (B), 90’ Fernàndez (B)

Arbitro: Huissen (GER)

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