Ad Hoboken, nel profondo New Jersey, non c'era mica la stessa luce che cadeva nel mare ligure. Però in Italia il lavoro languiva e quindi erano dovuti partire per forza, in cerca di un futuro migliore, di una chance per ricostruirsi un'esistenza. Lei comunque tentava di fare spallucce e si accarezzava coi ricordi. Si chiamava Natalia Delia, anche se da quelle parti l'avevano subito ribattezzata "Dolly". Veniva da parecchio lontano. Lumarzo, una lingua di terra scoscesa, nell'entroterra ligure. Lì non c'erano le occasioni di lavoro elargite dal nuovo continente, ma le giornate sembravano più placide, il calore della gente era differente e, sopra ogni cosa, c'era un gioco che negli Usa ignoravano e che in Italia stava già conquistando tutti.
Delia attendeva paziente la fine di una lunga giornata per sussurrare all'orecchio del figlio quelle storie tinte di rosso e di blu. Tifava il Genoa Cricket & Football Club. E mentre lo spediva a letto, trasmetteva al piccolo Frank quella passione debordante. Lui la fissava rapito con quei grandi occhi blu. Stava interiorizzando un sentimento ancestrale. Di cognome faceva Sinatra. Quel rito iniziatico al Grifone gli sarebbe passato sotto la pelle, stordendolo come solo gli amori totalizzanti riescono a fare. Accompagnandolo fedelmente per il resto di tutta la sua vita.
"Due cose porto nel cuore", confessò al paroliere Giorgio Calabrese nel corso di un incontro a Nashville, nel 1978. "Genova e il Genoa", gli spiegò Frank. Una di quelle fedi insondabili ed estreme, che Sinatra provava a concretizzare ogni volta che poteva, salendo su una scaletta assieme ai fidati compari Dean Martin e Sammy Davis Junior per andare ad inalare il salmastro ligure. Perché essere credenti praticanti suonava decisamente meglio. Trangugiavano avidamente pasta al pesto al ristorante Zeffirino e poi ciondolavano sul lungomare, in cerca di un digestivo, di quattro risate e magari di quella luce color pesca che ispirasse una nuova canzone. Il pesto, poi, Frank riuscirà pure ad esportarlo in America, facendolo diventare oggetto di culto.
Durante quei fugaci pellegrinaggi Sinatra si informava sempre sul suo Genoa. Chi avevano comprato? Come stava andando la squadra in campionato? Le notizie, certe volte, ci mettevano troppo a solcare quell'oceano salato che divideva due innamorati cronici. Sarebbe stato un sentimento reciproco per tutta la vita.
Non c'è da stupirsi, quindi, se al momento di salutare tutti quanti Frank lasciò in dote disposizioni precise: chiese di
essere seppellito stringendo intorno al collo una cravatta a righe rosse e blu. E sopra il feretro pretese una bandiera del Genoa. Certi amori sono una canzone eterna. Se ne infischiano pure della morte.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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