A volte ritornano. Raffaele Guariniello, paladino della lotta al doping, interviene nella polemica scaturita subito dopo la morte di Sinisa Mihajlovic. Secondo l’ex procuratore del Tribunale di Torino, invece di parlare a sproposito, sarebbe il caso di tornare ad occuparsi del vero problema del mondo del calcio, l’abuso di farmaci. Nell’intervista rilasciata al Fatto Quotidiano, Guariniello definisce “indelicato e soprattutto completamente inutile” alimentare certe tesi sugli effetti collaterali dei cosiddetti vaccini e affrontare il fenomeno “nel suo insieme a livello epidemiologico”. Per l’ex procuratore il vero scandalo è che di doping nessuno voglia più parlare sul serio. Le sue dichiarazioni sono sferzanti: “Sa quanti processi per doping sono arrivati fino in Cassazione dal 2019 al 2022? Quattro, tre dei quali a livello di sport amatoriale. Significa che su questo tema siamo tornati indietro di 30 anni, a quando si faceva molto poco”.
Dopo le dichiarazioni magniloquenti degli anni scorsi, quando non si parlava di altro, ci sarebbe stata una netta marcia indietro, soprattutto a livello penale. L’ex paladino della lotta al doping è sconsolato: “La giustizia penale in tema di doping – e aggiungo in tema di sicurezza sul lavoro – non fa più paura a nessuno. Pochi processi, piccoli, locali. Un fenomeno così complesso va affrontato nel suo complesso e deve essere anche aggiornato. I nostri studi sulla Sla sono ormai datati”. La soluzione a questa questione annosa? Secondo l’ex pm torinese “una procura nazionale per la sicurezza sul lavoro e sul doping”. E, ci mancherebbe altro, ancora più libertà ai procuratori di cercare notizie di reato, come se in Italia già non si intercettasse tutto e tutti.
Tanto fumo, poche condanne
La memoria corre alle indagini di Guariniello sulla triste vicenda di Bruno Beatrice, ammalatosi nel 1985 di leucemia linfoblastica acuta e che, secondo la vedova nel 1976 era stato trattato per una pubalgia cronica con una pesante radioterapia. Nonostante le morti premature di altri suoi compagni di squadra alla Fiorentina, il tribunale toscano archiviò il tutto per prescrizione. Non migliore fortuna ebbe Guariniello nel 1998, quando si scagliò contro il presunto abuso di farmaci da parte della Juventus. Il processo si chiuse con l’assoluzione del medico sociale Riccardo Agricola e dell’amministratore delegato Antonio Giraudo, ritenuti innocenti per l’abuso di eritropoietina, la famigerata Epo. Una vicenda lunga e complicata, riaperta dalla Cassazione per poi essere ancora fermata dalla prescrizione.
Guariniello se l’è legata al dito: “Commissionammo all’Istituto Superiore di Sanità un’estesa indagine epidemiologica su centinaia di casi. Ci consentì di individuare un’anomala eccedenza di morti premature tra gli ex calciatori. Fu il risultato di un lavoro lungo e meticoloso”. Non è dato sapere cosa c’entrino queste vicende d’annata con la polemica del giorno, quella che ha visto il presidente della Lazio al centro dell’attenzione per le sue parole al funerale dell’ex biancoceleste Mihajlovic. Sembra più che altro la voglia di continuare anche dopo la pensione una crociata molto personale. Comunque è innegabile che dopo le tante assoluzioni sul doping nel calcio sia calata una sospetta coltre di silenzio. Possibile che, in effetti, il problema sia stato risolto ma la cosa ci sorprenderebbe non poco.
Le polemiche continuano
Nel frattempo si continua a discutere delle parole di Claudio Lotito all’uscita dalla camera ardente dell’amico Mihajlovic, sul fatto che “nessuno sa quello che possono determinare” i vaccini contro il Covid. Al funerale il senatore di Forza Italia aveva ipotizzato un collegamento con la situazione medica di un altro campione del passato, Gianluca Vialli, che è in cura in un ospedale londinese per un tumore al pancreas. “Bisogna approfondire alcune malattie, mi risulta che anche Vialli stia male, che potrebbero essere legate, ora non voglio fare l'esperto, al tipo di stress, di cure che venivano fatte all'epoca e ai trattamenti che venivano fatti sui campi sportivi". Una dichiarazione all’apparenza innocua che ha causato l’alzata di scudi degli esperti del settore.
A parlare all’Adnkronos è Carmine Pinto, presidente della federazione italiana dei gruppi oncologici: “Non abbiamo alcun dato che possa sostenere quanto afferma il presidente della Lazio, Claudio Lotito. Quello che possiamo dire è che in una popolazione molto ampia, anche dal punto di vista epidemiologico, ci può essere una certa percentuale di casi di neoplasie che insorgono anche tra i giovani. Ma questo rientra nelle statistiche di incidenza dei tumori anche nella fascia di età come quella dei giocatori.
Direi che non c’è nessun dato che possa supportare questo tipo di affermazione”. Una cosa sembra certa: dopo la pausa per le feste, di vaccini e doping si continuerà a parlare. Per i fatti, invece, toccherà attendere parecchio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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