La rovesciata, i tatuaggi, gli avversari: i momenti iconici che ci ha regalato Ibra

Tra Ajax, Juventus, Inter, Psg, Milan e Nazionale svedese, tanti sono stati gli episodi iconici che hanno caratterizzato l'intero percorso calcistico di Zlatan Ibrahimovic

La rovesciata, i tatuaggi, gli avversari: i momenti iconici che ci ha regalato Ibra

Racchiudere in brevi istantanee la sfolgorante carriera calcistica di Zlatan Ibrahimovic è praticamente impossibile. Del resto l'attaccante svedese è stato protagonista di 24 lunghi anni di calcio professionistico con nove diverse maglie e in ognuno delle piazze in cui è stato ha sempre lasciato il segno in maniera indelebile. La sua vita di sportivo è costellata da momenti iconici, inclusa la commozione di domenica sera al termine di Milan-Verona quando ha annunciato a tutto il Meazza l'addio al cacio giocato a quasi 42 anni di età. E anche le (immancabili) polemiche e i suoi atteggiamenti spocchiosi che hanno spesso contrassegnato il suo intero percorso sono sempre stati completamente soppiantati dalle sue giocate da fuoriclasse. Ecco i dieci episodi più memorabili.

Il debutto da urlo nel calcio professionista

Fin da quando debutta nel 1999 con la maglia del Malmö, la squadra della sua città natale, Ibrahimovic ha subito modo di potere mettersi subito in mostra. La formazione svedese, infatti, retrocede in seconda divisione al termine della stagione del suo esordio, ma un anno dopo Zlatan la riporta subito in Allsvenskan (la Serie A della Svezia) imponendosi come migliore marcatore stagionale con 12 reti in 26 partite. La rivista spagnola Don Balón, specializzata in calcio internazionale, lo inserisce subito nella lista dei 100 migliori giovani calciatori del mondo. È già un predestinato.

Il gran gol in Champions League

Nel 2001 l'Ajax lo rileva per 19,2 milioni di fiorini (7,8 milioni di euro), rendendolo l'acquisto più oneroso della storia del club di Amsterdam. In terra olandese, dove si aggiudica anche i suoi primi titoli nazionali, fa il suo debutto in Champions League sotto la guida di Ronald Koeman. Nel 2004, contro il Nac Breda, segna quello che ancora adesso è considerato uno dei più bei gol nella storia dell'Ajax: recupera palla a circa 30 metri dalla porta, scarta l'intera difesa e mette a sedere anche il portiere prima di segnare. È una delle ultime perle con la maglia biancorossa.

La rete che beffa l'Italia agli Europei

Poi, ecco il suo approdo in Italia, nell'estate 2004. Poco prima, però, di potere essere presentato ufficialmente alla Juventus, "Ibracadabra" fa un brutto "regalo" al Paese che lo sta per accogliere: nella seconda partita del girone iniziale degli Europei in Portogallo è infatti autore, nel finale di match, del definitivo 1-1 della Svezia contro l'Italia: colpo di tacco a mezz'aria, sugli sviluppi di un calcio d’angolo. beffato Buffon e superato Vieri in inutile elevazione nel tentativo di salvare il pallonetto. È il gol che, di fatto, regalerà la qualificazione alla Svezia.

"Cravatta" a Cordoba con squalifica

Le due stagioni alla Juventus sono entrambe molto positive: la coppia titolare d’attacco Del Piero-Trezeguet viene ben presto spezzata dalle magie di Ibrahimovic. Dal 2004 al 2006 il campione svedese vincerà due scudetti anche se poi entrambi verranno revocati dopo lo scandalo Calciopoli. 26 reti in 92 presenze vengono macchiate (ma solo parzialmente) da un paio di gesti inconsulti sul terreno di gioco: prima un muso contro muso con Sinisa Mihajlovic, poi diventato suo grande amico fino agli ultimissimi giorni di vita del serbo, e poi sempre in Juventus-Inter calando su Ivan Ramiro Cordoba un braccio teso (detto anche "cravatta") sfuggito all'arbitro e che, dopo la visione delle immagini, gli costa tre turni di stop.

Il brutto addio con i tifosi dell'Inter

Per portarsi a casa il titolo di capocannoniere della Serie A deve aspettare la stagione 2008-2009, quando oramai veste da tre anni la maglia dell'Inter. Dopo tre campionati e due supercoppe italiane vinte, Zlatan Ibrahimovic viene anche premiato dall'AIC come il miglior calciatore straniero e in assoluto della Serie A di quella stagione. Nonostante un triennio molto convincente, Ibra rompe i rapporti con l’Inter. Emblematico da questo punto di vista sarà il gestaccio nei confronti della curva nerazzurra dopo un gol segnato alla Lazio: prima zittisce il pubblico portandosi il dito sulla bocca, poi muove la mano destra in direzione del bassoventre.

Di nuovo scudetto, questa volta col Milan

Se l'anno con il Barcellona sarà un flop totale ("Vado là a vincere la Champions", aveva commentato prima del trasferimento), il suo ritorno a Milano – questa volta sponda Milan nell'agosto 2010 – avrà tutt'altro sapore. L'immediato scudetto rossonero è rappresentato dai tanti gol di Ibrahimovic (14). Nell'ottobre 2011, in un mese in cui fa rumore una sua dichiarazione di stanchezza relativa al calcio (e oggi fa sorridere vista la lunghezza della sua carriera) decide la sfida contro la Roma con una doppietta. Niente bis dello scudetto con il Milan, però, e nemmeno niente permanenza a Milanello. Nell'estate 2012 è il momento del Psg.

I tatuaggi come messaggio al mondo

L'acuto internazionale (vedi alla voce Champions League) non lo trova nei quattro anni a Parigi. È però simbolico quello che succede nel febbraio del 2015: alla sua ennesima rete, Zlatan si leva la maglietta e svela una serie di tatuaggi sul torso e sul ventre. Sono nomi: "Ciascuno porta il nome di una persona reale che muore di fame nel mondo - spiega poi -. Anche se i tatuaggi spariscono, le persone rimangono. Ci sono 805 milioni di persone che muoiono di fame nel mondo. Voglio che i tifosi le vedano e le aiutino, anche attraverso di me, tramite il Programma alimentare mondiale". Tatuaggi rivelatori anche della sua essenza.

La rovesciata dai 30 metri in Nazionale

Da quel momento in poi inizia il lungo lento declino di Zlatan Ibrahimovic. Ma non è mai troppo tardi per lasciare il segno, anche in Nazionale. Prova ne è la meravigliosa rovesciata dai 30 metri in Svezia-Inghilterra 4-2 del novembre 2012. È lo stesso attaccante a raccontare come era avvenuta: "Il portiere ha alzato il pallone, sapevo che era fuori dalla porta, ho provato a calciare al volo, per fortuna il difensore sulla linea non l’ha presa, è andata bene".

Gli insulti a Lukaku

Si arriva così agli anni recentissimi. Il 2 gennaio 2020, a 38 anni, Ibra torna dagli Stati Uniti al Milan con una promessa: "Farò saltare San Siro". Tra la pandemia e gli inizi stentati, Zlatan non riuscirà a dare subito il meglio di sé. Solamente nella stagione successiva i suoi 17 gol in campionato faranno sì che i rossoneri possano ritornare in Champions League dopo otto anni dall'ultima volta. L'unica nota stonata è il brutto episodio durante un derby di Coppa Italia con Romelu Lukaku (suo ex compagno al Manchester United): i due si scontrano in occasione di un calcio di punizione per i nerazzurri. Volano insulti personali irripetibili.

L'ultima gioia (con tanto di sigaro)

22 maggio 2022. Il Milan festeggia il suo 19° scudetto, quasi insperato perché vinto in rimonta e con sorpasso sull'Inter. Il contributo sul campo da parte di Ibra non è pieno, ma regala tantissima energia nel suo discorso nello spogliatoio di Reggio Emilia dopo Sassuolo Milan: "Quando abbiamo iniziato il primo giorno, quando sono arrivato io, poi dopo sono arrivati altri, non tanti hanno creduto in noi.

Però, quando abbiamo capito di dover fare sacrificio, soffrire, credere e lavorare… quando questo momento è entrato siamo diventati un gruppo e con un gruppo è possibile fare queste cose che abbiamo fatto". La notte stessa, dopo il sigaro durante la premiazione, davanti a Casa Milan Ibra urlerà: "Milano non è Milan: Italia è Milan!".

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