Come sarebbe stato il Napoli di Igor Tudor?

Alla fine si è parlato di un ballottaggio tra Mazzarri e Tudor per prendere il posto di Garcia. A giudicare da quanto fatto vedere a Marsiglia e Verona, il croato forse sarebbe stato la scelta giusta per il Napoli

Come sarebbe stato il Napoli di Igor Tudor?

Dopo il tracollo casalingo con l’Empoli, la breve era Garcia si è già conclusa mestamente sotto il Vesuvio. Il Napoli, approfittando della pausa nazionali, si sta dedicando alla ricerca di un successore capace di portare a termine la stagione in maniera quanto più competitiva possibile. Se i nomi fascinosi si sono inseguiti per qualche giorno, Aurelio De Laurentiis sta decidendo tra due vecchie conoscenze del calcio italiano, attualmente svincolati. Il ballottaggio sarebbe tra l’usato sicuro Mazzarri, che molti a Napoli non hanno dimenticato, e un tecnico affidabile, che ha frequentato a lungo la Serie A come Igor Tudor. Vediamo quindi la carriera del croato, come giocano le sue squadre e perché sarebbe stata una buona scelta per i partenopei.

Il jolly della difesa

Classe 1978, nato a Spalato, nell’allora Jugoslavia, il croato è nato calcisticamente nell’Hajduk, squadra di buon livello che lo fece debuttare a 18 anni. Non ci volle molto prima che la Vecchia Signora si accorgesse del suo talento versatile e lo portasse all’ombra della Mole a soli 20 anni. A parte l’anno passato in prestito a Siena ed il ritorno in Croazia, per chiudere la carriera proprio all’Hajduk, il difensore ha fatto vedere le cose migliori proprio con i bianconeri. Nonostante avesse giocato in uno dei momenti meno felici della Juventus, Tudor riuscì a guadagnarsi la fiducia dei vari allenatori grazie alla sua estrema versatilità in campo. In una rosa di livello, giocatori come lui, in grado di far bene sia da difensore centrale, da terzino, ma anche sulla mediana, dove era in grado di dare ordine in fase di impostazione e far salire la squadra.

Tudor Verona Roma

Pur senza guadagnarsi mai le prime pagine, questo jolly della difesa fu molto apprezzato e riuscì a garantirsi una carriera di livello, accorciata solo dagli infortuni. A partire dal 2009, tempo di concludere il corso a Coverciano e prendere il patentino, inizia un giro tra le panchine di mezza Europa: dopo essersi fatto le ossa all’Hajduk, ecco le esperienze non particolarmente fortunate al Paok Salonicco e al Galatasaray, la breve esperienza ad Udine prima dell’approdo alla Juventus come vice di Andrea Pirlo. La svolta da allenatore arriva a Verona nella stagione 2021/22, quando il suo Hellas strappa la salvezza facendo vedere un calcio solido ed efficace.

Toccata e fuga a Marsiglia

L’ultima esperienza di Tudor non è durata molto, un solo anno passato al Velodrome, stadio dell’ambizioso ma sempre caotico Olympique Marsiglia. Arrivato quasi per caso, l’allenatore croato ha fatto meglio delle previsioni ma sempre senza conquistare del tutto il cuore della riottosa tifoseria dell’OM. Eppure, dati alla mano, la sua gestione non è stata affatto male, visto il terzo posto in campionato e l’approdo in Champions League. Per una squadra che non vince niente dal 2012, quando in panchina c’era un certo Didier Deschamps, Tudor non era certo così mediatico come Jorge Sampaoli o André Villas-Boas ma è riuscito comunque a fare quel che gli era stato chiesto. A parte i rapporti non idilliaci con stampa e tifoseria, il vero tallone d’Achille di Tudor è stato la gestione dello spogliatoio, pieno di giocatori talentuosi ma dal carattere complicato. Le scintille sono volate subito già dal ritiro estivo, specialmente con il laziale Guendouzi, ma nel corso della stagione è scoppiata una vera e propria lite con l’idolo del pubblico Payet, messo progressivamente ai margini.

Tudor Eintracht OM

Alla fine, i risultati sono arrivati e la curva ha smesso di fischiarlo, giungendo a rimpiangerlo quando ha deciso di andarsene. La stampa, invece, non ha nascosto la sua soddisfazione per l’addio anticipato. Comprensibile, visto che il croato vedeva le conferenze stampa come una sorta di battaglia: famosa la sua scommessa nei confronti di un giornalista su una frase incorretta (Se mi dimostri che l’ho detto ti pago un Rolex, altrimenti mi paghi un caffè”) e la risposta a muso duro ad un altro (“Mi chiedi di commentare cose che non ho detto. Non è giornalismo, è bugia, non ti rispondo più”). Un carattere non semplice, che potrebbe però rivelarsi adatto ad un club e ad una tifoseria sui generis come quella del Napoli.

Come avrebbe giocato il suo Napoli

Sebbene non sia certo un’integralista della tattica, nelle sue ultime esperienze in panchina, Tudor ha preferito la difesa a tre, puntando su un 3-4-2-1. Le modifiche da fare al classico 4-3-3 di Spalletti e dell’ultimo Garcia non sarebbero state enormi, con un difensore al posto di un centrocampista. La differenza, comunque, l'avrebbe fatta sempre la grinta dentro e fuori dal campo, vero e proprio biglietto da visita del croato. A Marsiglia il suo OM giocava quasi sempre col 3-4-3, con Alexis Sanchez che poteva svariare sul fronte offensivo ma questo era forse dovuto alle caratteristiche della rosa a disposizione più che alle preferenze di Tudor. L’ipotetico undici titolare del croato avrebbe visto Ostigard affiancare Natan e Rrahmani davanti a Meret, viste le prove positive messe finora dal norvegese. Se a destra Di Lorenzo sarebbe stato sicuro, a sinistra ci sarebbe voluto tempo per decidere il titolare tra Olivera e Mario Rui: stessa situazione sulla mediana, dove solo due tra Anguissa, Zielinski e Lobotka sarebbero scesi in campo.

Tudor Lazio Verona

In avanti, invece, il Napoli di Tudor non avrebbe fatto a meno del contributo di Osimhen e Kvaratskhelia, affiancati da uno tra Politano e Raspadori sulla trequarti. Chi avrebbe potuto avvantaggiarsi dall’arrivo del croato a Napoli sarebbe quindi Ostigard ma anche due giocatori che si sono visti decisamente poco finora: Simeone e Lindstrom. Il Cholito conosce bene Tudor, visto che l’ha avuto come allenatore a Verona, anno nel quale visse la sua stagione migliore, chiusa con ben 17 reti.

Il danese, invece, è stato quasi ignorato da Garcia, che l’ha impiegato per soli 170 minuti tra campionato e Champions: visto il talento del croato per far crescere i giovani, si sarebbe potuto rivelare prezioso nelle rotazioni del Napoli. Una cosa è certa: il “sergente di ferro” Tudor avrebbe dato una scossa ad un ambiente che non si è ancora ripreso dall’addio choc di Spalletti.

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