L'Africa nel pallone: sfida di dirottamenti tra Nigeria e Libia

La nazionale di Osimhen non viene fatta atterrare a Bengasi, ma a oltre 200 km e obbligata a restare la notte in aeroporto

L'Africa nel pallone: sfida di dirottamenti tra Nigeria e Libia
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Dovevano atterrare all'aeroporto di Bengasi, ma il volo è stato dirottato ad Al Abraq, a 240 km di distanza, nelle terre di nessuno se si esclude lo scalo internazionale. E' la disavventura vissuta dai calciatori della nazionale della Nigeria, che oggi avrebbero dovuto affrontare la Libia in una gara per le qualificazioni alla Coppa d'Africa. Tutto è andato di traverso, a partire dalla revoca all'autorizzazione di atterraggio comminata dal governo libico, come racconta il capitano delle Super Aquile William Trost-Ekong in un lungo messaggio su X. 'La Caf dovrebbe esaminare cos'è accaduto. E' un comportamento inqualificabile e siamo disposti a questo punto anche a perdere la partita a tavolino'. Il pilota tunisino, che ha dovuto cambiare rotta all'ultimo momento, si è giustificato con i passeggeri spiegando di aver ricevuto ordini dall'alto. 'All'arrivo ha cercato di trovare un hotel nelle vicinanze per riposare con il suo equipaggio, ma gli è stato negato l'alloggio. Siamo rimasti sull'aereo a dormire. Parcheggiati ad Al Abraq per 17 ore'. Dopo i tweet di denuncia è arrivato un autobus, ma a quanto pare non per trasferire la squadra a Bengasi. 'L'autista aveva una piccola telecamera, ci filmava e rideva di noi con alcuni membri dello staff', racconta l'ex attaccante del Napoli Victor Osimhen. A quel punto il ct della Nigeria Eguavoen ha scelto di tornare in patria. Una decisione che ha generato tensioni con le autorità libiche, che inizialmente si sono rifiutate di far ripartire il velivolo. 'Sta diventando spaventoso, ho paura per le nostre vite', scriveva su X il centrocampista del Leicester Wilfred Ndidi. Alla fine i nigeriani sono riusciti a ripartire per Lagos. Secondo indiscrezioni quanto accaduto sarebbe una sorta di vendetta perpetrata dalla Federcalcio libica per quanto accaduto l'11 ottobre. La squadra maghrebina venne dirottata a Port Harcourt, quando l'aereo sarebbe dovuto atterrare a Lagos, con disagi per coprire in pullman 600 km.

Quanto accaduto mostra il dilettantismo dilagante che sta contaminando il pallone africano, sempre più ostaggio di episodi che fanno perdere credibilità all'interno movimento sportivo. Il Marocco in Qatar è una favola isolata e forse irripetibile. Non è un caso che dopo il ritiro di pezzi da novanta come Drogba, Eto'o, Yaya Touré o Adebayor, l'Africa non abbia più generato una stella in grado di illuminare il continente nero.

Un tempo i figli degli immigrati non esitavano nel mettersi a disposizione delle nazionali dei loro antenati (Kanouté rifiutò la Francia per il Mali, il compianto Foé i transalpini per il Camerun). Oggi il talento viene offerto alle nazionali elitarie del panorama europeo. Mbappe (Camerun), Barcola (Togo) e Benzema (Algeria) sono i casi più eclatanti.

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