L'agguato e il furto degli striscioni: cosa è successo dopo Roma-Empoli

A finire nel mirino di una cinquantina di persone sono stati gli appartenenti ai Fedayn, storico gruppo della Curva Sud

L'agguato e il furto degli striscioni: cosa è successo dopo Roma-Empoli

È stato un vero a proprio agguato quello messo in atto nella serata di ieri, sabato 4 febbraio, contro alcuni ultras della Roma da parte di una cinquantina di persone, tra cui, secondo alcune indiscrezioni, una maggioranza di tifosi della Stella Rossa di Belgrado e qualche supporter del Napoli (le due tifoserie sono unite da un rapporto di gemellaggio).

L'episodio si è verificato nelle vicinanze dello Stadio Olimpico dopo il triplice fischio che ha sancito la conclusione dell'incontro tra la squadra giallorossa e l'Empoli, terminato 2-0 per effetto delle reti messe a segno, entrambe di testa su calcio d'angolo, da Roger Ibañez e Tammy Abraham, rispettivamente al secondo e al sesto minuto della prima frazione di gioco.

Cosa è accaduto

Stando a quanto riferito da Repubblica, a finire nel mirino degli aggressori sarebbero stati gli appartenenti allo storico gruppo dei Fedayn. Vestiti di nero, gli ultras serbi hanno teso un agguato ai loro obiettivi nei pressi di Piazza Mancini, utilizzando bastoni e aste. Sorpresi, i tifosi giallorossi hanno avuto la peggio, e si sono visti sottrarre dai rivali un borsone contenente alcuni degli striscioni esibiti generalmente in Curva Sud in occasione dei match casalinghi della squadra giallorossa.

Un vero e proprio assalto premeditato e preparato ad hoc nei minimi dettagli. In alcune immagini diffuse sul web è evidente il tentativo da parte degli ultras giallorossi di rincorrere gli avversari per recuperare il maltolto. Essendo le indagini ancora in corso, non sono tante le informazioni rilasciate dalle forze dell'ordine, ma di certo i video circolati in rete potranno quantomeno permettere agli inquirenti di ottenere qualche informazione in più a riguardo.

Probabile che alla base del gesto ci sia anche il gemellaggio che unisce i tifosi della Curva Sud giallorossa ai Bad Blue Boys, supporters croati della Dinamo di Zagabria. Non solo. Il sospetto è che quella di ieri possa essere anche una ritorsione per vendicare l'affronto dello scorso 8 gennaio nell'area di servizio di Badia Al Pino. Qui una cinquantina di romanisti resse il confronto contro circa 300 supporters partenopei: al termine dello scontro furono decine i tifosi a rimanere feriti. Scontro a causa del quale, peraltro, è stato firmato dal ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, il decreto che sancisce il divieto per gli ultras di Napoli e Roma di seguire in trasferta la propria squadra del cuore per i prossimi due mesi.

Solidarietà tra ultras

"Quanto accaduto con l'azione compiuta e rivendicata dal gruppo serbo della Stella Rossa a Roma non può lasciare indifferente il mondo ultras italiano e non lascia sicuramente indifferente la Nord", spiegano gli ultras dell'Inter in una nota ufficiale.

"Se è vero che non esistono regole scritte nel nostro mondo, a nostro avviso le dinamiche di rivalità devono consumarsi faccia a faccia e non con atti indegni seppure coordinati tra più persone", prosegue il comunicato. Un'azione vigliacca, quindi, secondo i supporters neroazzurri. "Non è stata un’azione certamente da poco quella compiuta ai danni di uno dei più storici gruppi della Sud romanista ma rimane un agguato compiuto da molti a danno di pochi giocando sull,assoluta imprevedibilità di un gesto compiuto in assenza di uno scontro diretto".

Un precedente pericoloso, spiegano gli ultras della Nord, che parlano di valori violati dall'episodio avvenuto nella serata di ieri e lo condannano apertamente.

"Ci sembra doveroso condannare questa deriva dei comportamenti ultras senza senso e che può pericolosamente spostare gli equilibri delle dinamiche legate alle rivalità, in un campo che non ci appartiene con regole prive di valori come Onore e Lealtà", si legge in conclusione,"ci auguriamo che questo precedente non stimoli emulazioni che, lo ripetiamo, col mondo ultras nel quale siamo cresciuti non ha niente a che fare".

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