Dallo Zaule Rabuiese di Muggia ai campi e ai riconoscimenti più importanti dell’Europa del pallone, la storia (a lieto fine) di Sara Gama, capitana della Nazionale e della Juventus Women, è l’esempio più lampante dell’evoluzione del calcio femminile in Italia e non è un caso che sia diventata, adesso, un documentario targato Rai. "Ha scritto le pagine più belle della storia recente del calcio femminile italiano e grazie ai suoi successi – conquistati dentro e fuori dal campo – è diventata protagonista, insieme alle sue colleghe, del cambiamento epocale del movimento. Il passaggio al professionismo è solo l’ultima conquista di una generazione di giocatrici che ha iniziato a rincorrere il pallone quando il calcio era considerato uno sport per soli maschi", si legge nella nota della Figc a seguito della presentazione ufficiale del lungometraggio “Quella di Sara Gama è una storia che merita di essere raccontata”.
Gama la capitana, Gama la combattente
Sei scudetti vinti, tre primi posti in Coppa Italia e ben cinque titoli di Supercoppa italiana (tutti con Brescia, nel 2015-16, e dal 2017 con la Juve); poi un Europeo Under-19, nel 2008, per il quale vince individualmente anche il Uefa Golden Player, la premiazione al Gran Galà del Calcio AIC 2019 e l’ingresso nella Hall of Fame del calcio italiano. La storia di Gama è quella d’un sogno, di quelli dai quali non ci si vorrebbe mai risvegliare: dallo Zaule passando per la Polisportiva San Marco del comune di Duino-Aurisina fino agli esordi da standing-ovation in Serie A col Tavagnacco e il Chiasiellis, la parentesi internazionale negli States prima e in Francia, al Paris-Saint Germain poi; il rientro a Brescia fino alla favola nella neonata Juventus Women, nel 2017.
Protagonista di personalità e qualità in campo, modello di classe e determinazione fuori: della triestina classe ‘89 è nota la storia calcistica, ma anche l’impegno e lo spirito combattente, certificato a più riprese dai ruoli ricoperti anche all’interno degli organi federativi in quota all’AIC, per la quale è stata la prima donna a ricoprire il ruolo di vicepresidentessa (2020) e dalle battaglie sulle tematiche relative alla parità di genere (in particolare, al sostegno del professionismo, che porta con sé richieste di tutele sociali e previdenziali) e al razzismo, subìto in prima persona.
Lo storico traguardo del professionismo conquistato lo scorso anno l’ha vista, ancora una volta e ancor di più, protagonista indiscussa: "Un tributo che va a tutto il calcio femminile: abbiamo scritto un’altra pagina del nostro personale libro, questo, noi tutte", ha dichiarato a tal proposito ai microfoni Rai, in occasione proprio dell’evento di presentazione del lungometraggio a lei dedicato, nella sede di Viale Mazzini. "Oggi, le ragazzine possono pensare di giocare a calcio e farne la propria professione, con tutte le tutele: questo è il lascito della mia generazione a quelle successive", spiega mentre si rivolge ad Agata, la piccola co-protagonista del documentario che tira i primi calci al pallone nello stesso campo dove, per Gama, è cominciato il sogno. "Già prima del professionismo qualcosa era cambiato. Ora, al di là degli investimenti che devono esserci a livello apicale, c’è bisogno di ripensare la base: le ragazzine devono essere tante al punto da poter giocare tra loro, e non coi maschi fino ai 10 o agli 11 anni". Gama la combattente instancabile: perché non basta un riconoscimento formale, quando si lotta per la rivoluzione.
"Numero 3", il sogno e l’esempio: le voci sulla sua storia
Il numero è quello della sua maglia, il 3, ma anche – ci tiene a ricordare la stessa capitana, come fece col Presidente Mattarella nel 2019, durante il ricevimento al Quirinale per i risultati eccezionali del Mondiale – quello dell’articolo della "nostra bellissima Costituzione" che sancisce la parità sociale di tutti i cittadini, "senza distinzione alcuna". "Abbiamo messo insieme il percorso della mia vita e del calcio femminile", racconta Gama, per quello che Fabrizio Zappi, direttore di Rai Documentari, conferma mettere "in luce lo spirito di un popolo e la capacità di costruire un’etica personale e collettiva, che è alla base di qualsiasi progetto narrativo".
Il documentario a lei dedicato, prodotto da Rai Documentari per la regia di Fedora Sasso, in onda su Rai 3, in prima visione, venerdì 13 gennaio dalle ore 16.00, è un ritratto composto da una collezione di voci che raccontano i primi calci, le sfide, gli ostacoli e poi le vittorie, la grande conquista del professionismo come cornice di senso alla narrazione: ci sono i suoi primi allenatori, le amicizie, le colleghe come Martina Rosucci, Barbara Bonansea e Cristiana Girelli, che la definiscono “guida e pioniera per il movimento”; e poi la ct Milena Bertolini ma anche Claudio Marchisio, Evelina Christillin del Consiglio Fifa, Lapo Elkann, i giornalisti Donatella Scarnati e Pierluigi Pardo, assieme al presidente della Figc Gabriele Gravina.
È proprio quest’ultimo ad intervenire al lancio organizzato dalla Rai, lo scorso lunedì: “Uno spot straordinario, una testimonianza importante del grande lavoro svolto negli ultimi 3-4 anni di valorizzazione di tutto il movimento femminile all’interno del mondo dello sport: dà l’esatta dimensione di una scelta politica all’interno della nostra Federazione che, nel 2020, ha aperto al professionismo”. "Sara ha grande passione, grande spirito di sacrificio, ma soprattutto senso di responsabilità e lungimiranza.
Ha fatto capire al mondo politico come il professionismo nel femminile non fosse più rimandabile: ha lavorato in modo incisivo, e così dal primo di luglio siamo stati l’unica federazione femminile a riconoscerlo, dando così dignità alle ragazze: un segno di rispetto verso le nostre atlete". E puntualizza: "Tutte lo hanno voluto, ma Sara in particolare ci ha fatto capire che era il momento di procedere con una rivoluzione culturale". Gama la combattente, Gama.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.