Sarebbe stata già infinitamente dura se una avesse avuto vent'anni. Figurarsi a sessantaquattro. Eppure Diana Nyad, nuotatrice newyorchese di lunga distanza, si era messa in testa che questa impresa doveva compierla ad ogni costo. Ci aveva già provato altre quattro volte, senza riuscirci. Allora aveva proseguito con allenamenti estenuanti, della durata media di nove ore al giorno. Soltanto perseverando, si diceva, ce l'avrebbe fatta.
L'impresa che aveva saldato nella testa era questa: percorrere a nuoto la distanza che separa Cuba dalla Florida.In totale fanno 177 km di mare aperto, in un tratto notoriamente infestato dagli squali, da tonnellate di meduse e attraversato da correnti insidiose. Lei però non vuole saperne di darsi per vinta. E, il 2 settembre 2013, riesce nel suo clamoroso intento.
La lunghissima sbracciata nello stretto di Key West viene seguita metro per metro da una troupe del National Geographic, che documenta il nuovo record. La storia è così diventata il soggetto ideale di un lungometraggio diretto da Jimmy Chin ed Elizabeth Chai Vasarhelyi e interpretato da Annette Bening e Jodie Foster.
Per colmare quella movimentata distanza, Diana ha avuto bisogno di 53 ore. Le volte precedenti era stata fermata dalla stanchezza e anche da giganteschi banchi di meduse, che la costringevano ad una deviazione impossibile. Degli squali, invece, non ha voluto curarsi: ha nuotato per tutto il tempo priva di qualsiasi gabbia di potezione. Durante il tragitto, provata per lo sforzo disumano al quale si stava volontariamente sottoponendo, ha spesso vomitato. Il cuore di una sessantaquattrenne, le fibre dei muscoli di braccia, petto, schiena e gambe, sono stati sollecitati allo stremo.
Per arrivare in fondo ad un progetto del genere, spiega il documentario, serve una prima di tutto allenare la resistenza ben oltre la norma. Ma anche questo non potrebbe bastare, da solo. L'altro stratagemma è allora quello di abbassare al minimo il ritmo, per diluire lo sforzo. Diana, per esempio, ha percorso poco più di 3 km per ogni ora di nuoto. Andare piano è stato vitale, ma lo sforzo è stato comunque estremo.
L'altra insidia che Nyad ha dovuto superare è stata quella della potenziale ipotermia. Per questo ha indossato un costume intero (le basi) e ha capito che non avrebbe potuto interrompere la nuotata neppure per pochi secondi, perché era fondamentale mantenere sempre un ritmo, e quindi una temperatura, costanti all'interno del corpo. A questo si aggiunga che il livello di concentrazione, in assenza di sonno, diminuisce verticalmente.
Arrivata finalmente in Florida accolta da una folla radunata in
spiaggia, sul momento Diana è riuscita a proferire soltanto tre parole prima di mangiare e riposarsi: è stata dura. Poi ha aggiunto: "Mai arrendersi. Non si è mai troppo vecchi per perseguire un sogno".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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