Proseguono gli scandali nel mondo del calcio in Cina. Secondo quanto riportato da Beijing Youth Daily, Liu Jun, presidente della Chinese Super League, è stato arrestato con l’accusa di corruzione.
La notizia fa rumore anche in Italia in virtù del passato del dirigente: è stato presidente del Jiangsu Suning, scomparso club cinese, ma pure dirigente dell'Inter. Nel 2016 è stato nominato amministratore delegato ad interim proprio della società nerazzurra (al posto di Michael Bolingbroke) nel momento in cui il colosso cinese rilevò le quote di maggioranza del club dall'indonesiano Erik Thohir.
Li Jun è accusato di reati di corruzione, compresa la concussione, secondo una dichiarazione della Procura Suprema del Popolo riportata all’inizio di questo mese dal South China Morning Post. Non si conoscono altri dettagli sull'indagine e la Federcalcio cinese (CFA) non ha risposto immediatamente a una richiesta di commento. Come riportato da Reuters, solamente un giorno prima della diffusione della notizia dell’arresto di Liu Jun gli investitori hanno riferito ai campioni in carica della Chinese Super League del Wuhan Three Towns di preparsi a cedere il club gratuitamente dopo che avevano annunciato che avrebbero bloccato i finanziamenti alla fine del mese.
Il crack del calcio cinese
La crisi del calcio cinese parte da lontano. Nel febbraio scorso, il capo della federcalcio cinese, Chen Shuyan, è stato arrestato con l'accusa di corruzione. Il massimo dirigente è stato posto sotto inchiesta dagli organi sportivi nazionali e provinciali dell'Hubei. Anche in questo caso non sono stati forniti dettagli sulle accuse nei confronti di Chen, l'uomo che qualche anno fa presentava direttamente al presidente Xi Jinping i suoi grandiosi piani per riformare il calcio nazionale e renderlo grande.
Dopo mesi di indagini che hanno portato a novembre pure all'arresto dell'ex ct della nazionale, Li Tie, si è arrivati in cima alla piramide. Per "gravi violazioni della legge e della disciplina", è finito sotto inchiesta Chen Xuyuan, il numero uno della Cfa, la Federcalcio cinese. Il 66enne Chen è il quarto alto dirigente a finire sotto inchiesta negli ultimi quattro mesi. Prima di lui era toccato a Liu Yi, ex segretario generale della Cfa, al suo vice Chen Yongliang. Negli ultimi quattordici anni decine di funzionari, allenatori e arbitri sono stati puniti per partite truccate e tangenti. Due mesi fa alcuni membri di alto livello della più grande scuola calcio del Paese sono stati condannati all'interdizione a vita a seguito di alcune clamorose combine in una partita a Canton tra ragazzini di 15 anni.
In Cina il pallone sembra essersi letteralmente sgonfiato, così come il grande progetto calcistico avviato da Xi Jinping nel 2012 a suon di ingenti investimenti. Attraverso lo strumento del calcio, Pechino avrebbe raggiunto almeno due importanti obbiettivi. Innanzitutto, una Cina dominante non solo nell’economia e nella geopolitica, ma anche nel gioco del calcio, avrebbe consentito al Partito comunista cinese di incamerare enormi riserve di "soft power" da spendere in altri tavoli.
Ma non solo le grandi aziende statali sarebbero inoltre riuscite dovunque, pure in Occidente, grazie ad altri investimenti mirati. Dopo un inizio scoppiettante, il progetto si è arenato in un nulla di fatto. L'inizio della pandemia ha scritto la definitiva parola fine.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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