Il pagellone: Napoli e Inter, cosa combinate? La Juve vince ma non convince

Milan e Roma costringono al pari le capoliste e, dopo l'1-1 dell'Atalanta, la classifica si accorcia grazie alle vittorie non cristalline di Juve, Fiorentina e Bologna. Vi raccontiamo tutto nel nostro pagellone

Il pagellone: Napoli e Inter, cosa combinate? La Juve vince ma non convince

Ora che ci siamo messi alle spalle l’interminabile gennaio, la Serie A inizia il periodo forse decisivo nella lotta per lo scudetto. La primavera è ancora lontana ma l’avvicinamento al big match tra Inter e Napoli sarà fondamentale per le sorti di questa stagione. Il rocambolesco pari dell’Inter nel derby della Madonnina aveva fornito all’undici di Conte un’occasione ghiottissima per una mini-fuga ma la Roma di Ranieri è riuscita a fermare la striscia di vittorie consecutive dei partenopei.

Il pari dell’Atalanta col Torino ha contribuito ad accorciare la classifica visto che Juventus, Fiorentina e Bologna hanno vinto tutte, sebbene in maniera spesso poco convincente. Febbraio inizia quindi all’insegna della massima incertezza, rendendo questo campionato ancora più avvincente. Vi racconteremo queste e tante altre storie del fine settimana di Serie A nel nostro solito pagellone del lunedì. Buon divertimento.

Roma, un punto preziosissimo (7)

Alla vigilia del derby del Sud, il pessimismo nell’ambiente giallorosso regnava sovrano. Difficile dargli torto, visto che la battaglia con l’Eintracht di giovedì aveva costretto Ranieri ad un pesante turnover e che il Napoli veniva da sette vittorie consecutive. Non tutto funziona nel piano di Sor Claudio, visto che parecchie seconde linee sprecano la titolarità giocando una partita mediocre ma, nel complesso, la Roma regge l’urto col Napoli e si conferma molto cresciuta dal punto di vista del carattere e della coesione. Nonostante il raro svarione di Svilar che concede la rete all’ex Spinazzola, la difesa sbaglia pochissimo, con Rensch e N’Dicka che limitano Neres e Lukaku mentre Mancini e Koné serrano i ranghi nonostante una condizione fisica certo non ottimale.

Roma Napoli Angelino celebrazione

A limitare la pericolosità della Roma ci pensa un Cristante legnosissimo, un Pisilli veloce ma impreciso e soprattutto un El Shaarawy che non riesce mai ad accendere la luce. Se Soulé e Shomurodov si fanno vedere solo a sprazzi, sono ancora i cambi di Ranieri a fare la differenza. Paredes e Saelemaekers danno subito la scossa al reparto, con il milanista che fornisce allo scatenato Angeliño l’assist ideale per lo splendido gol del pareggio. La Roma sogna il ribaltone ma con un Dovbyk così depresso e un Dybala a mezzo servizio difficile fare di meglio. In questo caso, però, il bicchiere sembra decisamente mezzo pieno. Specialmente all’Olimpico, i capitolini sono in grado di fermare chiunque, anche la schiacciasassi Napoli. Scusate se è poco.

Ma quanto corre il Bologna (7)

Nella scorpacciata di calcio di mercoledì gli occhi dei tifosi italiani erano probabilmente puntati altrove ma il saluto del Bologna alla Champions in quel di Lisbona è stato comunque impressionante. Dopo la gran partita al José Alvalade, ospitare una squadra come il Como di Fabregas sembrava un grosso rischio ma l’undici messo in campo da Italiano ha fatto letteralmente a brandelli i lariani, portandosi a casa tre punti pesanti. Al Dall’Ara funziona tutto, dall’eterno De Silvestri all’incostante Lucumì fino al sorprendente Lykogiannis, che continua a distribuire assist come se non ci fosse un domani. Aggiungi la solidità di Freuler e l’ottimo secondo tempo di Fabbian ed il gioco è fatto: vittoria e fiato sul collo alla traballante Juventus dell’ex Motta.

Bologna Como Dominguez

Se Ndoye, pur non perfetto, ha il merito di innescare l’azione che costa il rosso di Fadera, Moro sfiora il disastro mentre Odgaard parte bene ma non ha i 90 minuti nelle gambe. Per fortuna, Italiano ha a sua disposizione un attacco di altissimo livello, a partire dal talento puro che è Dominguez. Prima si guadagna la punizione da cui nasce il vantaggio, poi fa spellare le mani ai tifosi con le sue giocate. A dargli una grossa mano, specialmente in area di rigore, ci pensa Dallinga, cui manca solo il gol per coronare l’ennesima buona prestazione. A chiudere i conti ci pensa Castro, il cui movimento è decisivo per il 2-0 di Fabbian. Il Bologna vince senza Orsolini, Ferguson e facendo un turnover massiccio. Fossi una rivale per l’Europa inizierei a sudare freddo.

Fiorentina, crisi quasi finita? (6,5)

Dopo una serie di risultati dimenticabilissimi, la favola di Palladino sembrava già finita, lasciando il posto al solito, caustico pessimismo che da sempre limita le prospettive della Viola. Affrontare al Franchi il Genoa sembrava il modo migliore di gettarsi alle spalle le troppe polemiche e tornare a correre, il che spiega perché l’approccio dei toscani alla gara sia stato così rabbioso. La prima mezz’ora della Fiorentina è un miracolo di efficienza: massimo risultato con il minimo sforzo, grazie al solito Moise Kean, un cecchino che a Firenze non si vedeva dai tempi di Toni. Altrettanto importante l’infaticabile Gosens e Mandragora che non fa rimpiangere né Adli né Cataldi. Aggiungi la buona prova di Pongracic ed il lampo dell’ex Gudmundsson ed i tre punti sembrano assicurati.

Fiorentina Genoa Kean gol

I nodi, però, vengono al pettine nella ripresa, dove la Fiorentina ha un’involuzione tanto verticale quanto incomprensibile. Ranieri evapora dal campo e si perde De Winter, costringendo De Gea ad un paratone clamoroso ma è tutta la Viola a soffrire la rabbiosa reazione del Genoa. Kean si ritrova troppo solo, visto che Beltran si smazza tanto ma è poco efficace in avanti mentre Gudmundsson sbaglia troppo. Nel convulso finale sono preziosi sia Comuzzo che Parisi e, alla fine, i toscani portano a casa tre punti fondamentali per tenere il passo delle rivali all’Europa che conta. Anche se sporca e maledettamente sofferta, questa vittoria servirà soprattutto dal punto di vista psicologico. La crisi, insomma, non è ancora finita del tutto ma il peggio per la Viola sembra forse passato.

Napoli, occasionissima sprecata (6,5)

Non ne posso essere sicuro ma immagino che alle falde del Vesuvio saranno parecchi a mangiarsi le mani dopo il triplice fischio di Roma-Napoli. Specialmente dopo la battuta d’arresto dell’Inter, l’occasione di allungare nei confronti dei nerazzurri sembrava ghiottissima, specialmente considerato che la Roma era reduce dalla battaglia in Europa League. Il piano partita di Conte è sembrato subito evidente: massima concentrazione, disciplina in campo ed approfittare di ogni sbavatura dell’avversario senza scoprirsi troppo. La gara si rivela molto equilibrata ma a far pendere la bilancia dalla parte del Napoli ci pensa l’ex Spinazzola, cresciuto tantissimo in fiducia e condizione. Aggiungi le parate del ritrovato Meret e l’ottava vittoria consecutiva sembrava fatta.

Roma Napoli Conte

La fase difensiva è quasi perfetta, con Juan Jesus che si permette pure di lanciare Spinazzola in occasione del gol e Lobotka che non sbaglia un pallone che sia uno. Il Napoli, però, non trova il raddoppio per un paio di errori di McTominay e una prova stranamente anonima di Politano, che sbaglia cross su cross. Aggiungi il fatto che Neres è poco costante e che Lukaku è ingabbiato dai centrali romanisti e, alla fine, l’unico errore difensivo di Di Lorenzo costa il pareggio della Roma. Sono sicuro che l’incontentabile Conte avrà fatto una bella lavata di capo ai suoi nello spogliatoio. Quando hai la possibilità di staccare le rivali, non puoi lasciarti sfuggire occasioni del genere. Rallentare proprio nel momento clou della stagione è un errore che il Napoli potrebbe pagare caro.

Inter, non è solo colpa della sfiga (6,5)

L’allergia dell’Inter ai derby sta diventando un problema. Il fatto che il post-partita su Sky di Inzaghi sia all’insegna dell’emozione è segno che il tecnico piacentino è arrivato al triplice fischio davvero esaurito. D’altro canto dopo tre gol annullati, tre legni ed un rigore abbastanza solare negato da Chiffi, la tensione nervosa era alle stelle. La sensazione è che la grande solidità mentale, punto di forza di questa Inter, si sia ritorta contro ai nerazzurri, che hanno affrontato il Milan convinti della propria superiorità. Il gol di Reijnders ha scosso queste sicurezze, che poi si sono trasformate in nervosismo quando la porta di Maignan sembrava protetta da un sortilegio. All’Inter non è mancata la volontà ma quella lucidità che l’aveva finora sempre contraddistinta.

Milan Inter De Vrij gol

Se la difesa ha retto senza sbavature, trovando addirittura in De Vrij il migliore in campo, le cose sono andate decisamente peggio dalla cintola in su. Se Barella è sempre efficace, Dumfries migliora fino al palo mentre Calhanoglu e Mkhitaryan sono decisamente sottotono. Cosa dire poi di Dimarco, insolitamente abulico e dello stesso Lautaro, che spreca occasioni su occasioni? Thuram, francobollato da Tomori, non trova la zampata e ci vuole il guizzo del nuovo arrivato Zalewski per strappare un punto al Milan. Se per i tifosi è facile prendersela con la sfiga o con l’arbitro, Inzaghi giustamente mastica amaro. Specialmente nella ripresa l’Inter ha creato tantissimo ma non è stata in grado di stendere i rossoneri. A fine stagione questi due punti persi potrebbero fare la differenza.

Milan, manifesta inferiorità (6)

Considerato l’orrore visto a Zagabria mercoledì sera, se aveste chiesto alla vigilia ad un milanista se un punto nel derby gli sarebbe bastato, vi avrebbe strappato la penna di mano per firmare. Al triplice fischio, dopo aver a lungo cullato il sogno del furto con scasso, l’umore della tifoseria rossonera è contrastante. Nella prima frazione si capisce come il Sergente Conceição sia stato costretto a ridurre le sue ambizioni: il Milan è attento, organizzato e pericoloso solo in ripartenza, affidandosi ad una linea difensiva che ha beneficiato della personalità del nuovo arrivo Walker per neutralizzare l’attacco atomico dell’Inter. Stavolta rispondono tutti presente, da Bennacer al jolly Musah, da un Pulisic fuori posizione al solito Leão, croce e delizia del popolo del Diavolo.

Milan Inter Reijnders gol

Abraham, scosso dall’arrivo di Gimenez, si dà tantissimo da fare, pur senza pungere ma il migliore in campo rimane sempre Reijnders, l’unico capace di creare pericoli. Nella ripresa, il calo fisico del Milan apre spazi invitanti ai nerazzurri, che iniziano il tiro al bersaglio alla porta di Maignan. I rossoneri provano a pungere in contropiede ma mancano più volte il colpo del Ko. Proprio quando l’obiettivo sembrava a portata di mano, Conceição alza le barricate. Una dichiarazione di manifesta inferiorità mascherata da pragmatismo che, alla fine, costa due punti al Milan. Il risultato ci sta, visto quanto aveva creato l’Inter ma è comunque un segnale non bello. Specialmente quando la Dea Bendata fa di tutto per aiutarti, devi vincere. Con le mezze sconfitte non si va da nessuna parte.

Juventus, punteggio bugiardissimo (5,5)

Dopo l’orripilante prestazione messa mercoledì contro il Benfica, la Juventus aveva un solo modo per evitare che la crisi si avvitasse ulteriormente: battere in maniera convincente l’Empoli. Più facile a dirsi che a farsi, considerato come i toscani abbiano fatto sudare freddo a parecchie grandi. A vedere il risultato finale, sembrerebbe che tutti i problemi che hanno reso questa stagione un calvario per il tifo bianconero siano stati risolti ma chiunque ha visto il lunch match dello Stadium sa come le cose siano andate in maniera decisamente diversa. La Juve scende in campo con un approccio che grida vendetta al cielo ed una difesa, Di Gregorio incluso, in stato confusionale dove, paradossalmente, il meno peggio è proprio Weah, alla prima nell’insolito ruolo di terzino.

Juventus Empoli Kolo Muani gol

A parziale scusante c’è il debutto di Veiga, che avrà bisogno di qualche partita per trovare l’intesa con Gatti ma la mediana non va molto meglio: Locatelli è incostante, McKennie corre tanto ma senza lucidità mentre Koopmeiners si esprime discretamente solo nella ripresa. Come si spiega il sonante 4-1? Col dinamismo di Yildiz, la furbizia di Nico Gonzales che costa il secondo giallo a Maleh ma soprattutto con la gara di Kolo Muani, hors categorie come certe salite del Tour de France. La notizia migliore? Il ritorno al gol di Vlahovic e la rabbia che dimostra quando dedica la rete ai suoi tanti detrattori. Il rischio, però, è che la goleada faccia dimenticare come la Juve abbia lasciato il campo all’Empoli per un’ora abbondante. Errori del genere, alla lunga, si pagano cari.

Atalanta, urge una pausa (5)

Uno dei pericoli più grandi per le squadre che vivono stagioni straordinarie è quello di credere che, di riffa o di raffa, la spunteranno sempre. Dopo l’emozionante battaglia col Barcellona e la beffa del nono posto nella classifica del girone di Champions, l’incrocio col cantiere Torino sembrava una fastidiosa pratica da sbrigare. Il problema è che Gasperini non ha a disposizione quei giocatori che gli consentirebbero di fare un turnover vero ed è costretto a mettere in campo gente acciaccata come Kolasinac, che regge solo mezz’ora prima di lasciare posto all’attento Toloi. Le cose funzionano in difesa, dove neanche l’infortunio di Carnesecchi causa troppi problemi ma dalla cintola in su la Dea è lontanissima parente di quella che ha sorpreso perfino il Barça.

Atalanta Torino Retegui rigore parato

Il fatto che a segnare l’unica rete sia Djimsiti fa capire come molti dei pezzi da novanta dell’attacco atomico della Dea non ne possano più. L’ex Bellanova fa di tutto per portare a casa i tre punti ma quando sulla mediana solo De Roon sembra avere energia si capisce che non sarà una serata semplice. L’Atalanta funziona fino a quando De Ketelaere può distribuire palloni deliziosi ma quando anche lui è costretto ad alzare bandiera bianca, i rimpiazzi non sono all’altezza.

Prendersela con Retegui per il rigore sbagliato è ingeneroso, visto che il problema è come nessuno tra Cuadrado, Pasalic e Samardzic riesca a battere un Milinkovic-Savic in forma stellare. L’unica nota positiva è il ritorno del lungodegente Scamacca ma a questo punto urge davvero una pausa.

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