Ora che la cavalcata trionfale dell’Inter si è conclusa nel modo migliore, tempo di guardarsi indietro e provare a riassumere in poche righe la stagione dei protagonisti dello scudetto della doppia stella. Impresa mai semplice che proveremo a fare in maniera quanto più onesta ed equilibrata possibile per celebrare le tante stelle dietro a questa stagione memorabile della Beneamata.
Yann Sommer 7
Ricordate cosa dicevano i soliti espertoni quando si seppe il nome del sostituto di Onana? “Troppo basso”, “vecchio”, “ripiego”, “fallirà di sicuro”. Evidentemente la memoria di certi tuttologi è tipo quella delle formiche, considerato che il portiere elvetico è sempre stato tra i migliori in campo, sia con la Nazionale che nel Bayern, dove aveva a che fare con un certo Neuer. Certo è stato aiutato dalla difesa rocciosa che Inzaghi ha schierato ma è riuscito a dare calma e sicurezza al reparto anche nelle partite più rognose. Avercene.
Emil Audero 6,5
Vista l’annata memorabile di Sommer, la riserva non poteva che soffrirne. Approdato alla Pinetina per tornare ai livelli stellari di qualche anno fa, il portiere italo-indonesiano non si è fatto dispiacere quando ha avuto occasione di scendere in campo. Il classe 1997 non è più il giovane fenomeno intuito a suo tempo da Rampulla nelle giovanili della Juventus ma è comunque affidabile e potrebbe crescere ancora. Davvero un rimpiazzo di lusso che dà sicurezza ad Inzaghi, specialmente in vista dei tanti impegni della prossima stagione.
Alessandro Bastoni 7,5
Una delle storie che si ricorderanno forse meno di questa stagione storica è l’evoluzione costante del gioco del terzino nerazzurro, che è cresciuto tantissimo sia in fase di copertura che in impostazione. In questa stagione non solo ha corso come pochi altri, garantendo chiusure puntuali anche contro avversari rognosi, ma è diventato fondamentale nell’uscita palla dell’Inter, facendo la differenza in più di un’occasione. Non male, considerato che molti pensavano che fosse l’ennesimo talento perso per strada. Inzaghi gli ha dato fiducia ed ha raccolto frutti dolcissimi.
Benjamin Pavard 6,5
Che Pavard fosse tra i migliori al mondo non lo scopriamo certo ora ma la reputazione con la quale era arrivato dal Bayern non era delle più rassicuranti. Forte, tecnico, determinato ma anche maledettamente fragile. Al pronti-via, molti si sono domandati come avessero fatto i bavaresi a lasciarsi sfuggire un campione del genere. Poi è arrivato il lungo infortunio, il recupero e la lotta per riprendersi la maglia da titolare. Pavard ha fatto intuire di poter davvero essere un giocatore totale, anche se ogni tanto è un po’ troppo ruvido. Un debutto comunque più che convincente.
Yann Bisseck 7
Alzi la mano chi si sarebbe aspettato che il 23enne tedesco di origini camerunensi avrebbe avuto una stagione del genere al debutto in Serie A. Dopo essersi fatto notare nelle giovanili del Colonia, si era forse perso nei tanti prestiti a giro per l’Europa per poi fare ottime cose in Danimarca con l’Aarhus. La scommessa di Marotta e Ausilio, in questo caso, ha pagato dividendi incredibili. Pur non essendo ancora perfetto, il centrale tedesco ha fatto passi avanti enormi, finendo nel mirino di parecchie grandi. Se l’Inter avrà la forza di tenerselo stretto, potrebbe diventare davvero un top.
Stefan de Vrij 6,5
La stagione dell’esperto difensore olandese era partita con la prospettiva di dover lottare a lungo per una maglia da titolare ed i dubbi sulla sua tenuta fisica. Nonostante l’età, invece, De Vrij non ha mai deluso le aspettative di Inzaghi, riuscendo a tenere a galla la difesa nerazzurra anche quando gli infortuni si facevano sentire. Non è più un ragazzino ma a vederlo in campo non te ne accorgeresti. La cosa più encomiabile è la sua serietà e la pazienza nell’attendere l’occasione giusta per mostrare quello che sa fare. Giocatori del genere se non ci fossero andrebbero davvero inventati.
Francesco Acerbi 8
Arrivare in una nuova squadra a 35 anni suonati, lasciandosi alle spalle la Lazio per seguire il “suo” tecnico è stata una scelta coraggiosa ma non inconsueta per uno come Acerbi. Dopo essersi visto crollare il mondo addosso per il tumore sulla soglia della Nazionale, il difensore lombardo ha dimostrato di saper rinascere dalle proprie ceneri, acquisendo una determinazione a prova di bomba. L’annata straordinaria vissuta con l’Inter ha radici profonde. Se questa dovesse essere davvero la sua last dance con la Beneamata, difficile immaginare un finale più dolce.
Federico Dimarco 7,5
Trionfare così, con una serie di prestazioni maiuscole, nella tua squadra del cuore, con la curva che urla a squarciagola il tuo nome è una soddisfazione che pochi giocatori possono togliersi. Il motorino instancabile della fascia nerazzurra ha fatto passare serate orribili a fior di difensori, sempre pronto a scattare sul fondo e fornire assist al bacio per i compagni. Oltre alla forza dimostrata in campo, il suo ruolo nello spogliatoio non è meno importante, tanto da renderlo uno dei pilastri sui quali Inzaghi ha costruito il suo capolavoro. Chapeau.
Matteo Darmian 7
La carriera del laterale nerazzurro è tutto tranne che convenzionale e questo rende ancora più sorprendente il livello che il 34enne ha dimostrato in questa stagione. Dato per finito troppo presto dopo aver fallito all’Old Trafford, il talento scuola Milan ha saputo rimanere umile, approfittando al meglio degli scampoli di partita concessi da Inzaghi per farsi largo nelle gerarchie dell’Inter. Vederlo lì, nonostante l’età, a spingere come un treno sulla fascia e dare una mano in difesa è prova provata che chi la dura la vince. Complimenti a lui e a chi gli ha dato fiducia.
Hakan Calhanoglu 8
Passare da una sponda all’altra del Naviglio non è mai un cammino semplice né privo di ostacoli ma, almeno a giudicare da quanto fatto vedere da Calhanoglu, può offrire soddisfazioni enormi. Arrivato tra ironie e sospetti, il talento turco sta vivendo un vero e proprio rinascimento con la maglia nerazzurra. A parte diventare un vero e proprio cecchino dagli undici metri, l’ex milanista ha la capacità quasi sovrannaturale di vedere linee di passaggio impossibili per i comuni mortali. Provate a concedergli qualche centimetro di troppo: ve ne pentirete di sicuro.
Kristjan Asllani 6
Arrivare in una grande squadra come l’Inter con addosso la scomodissima etichetta della next best thing è roba difficile da metabolizzare per chiunque. Doverlo fare lottando per farsi largo nella migliore mediana della Serie A rende il tutto ancora più complicato. L’ex Empoli avrebbe avuto mille occasioni per intristirsi in panchina, visti i pochi minuti che gli concedeva Inzaghi ma ha saputo tener duro. Non sempre ha approfittato al meglio di queste occasioni ma si è comunque rivelato un rimpiazzo affidabile per l’Inter. Se avrà pazienza, potrà crescere ancora parecchio.
Nicolò Barella 7
Quando la natura ti ha fornito le potenzialità che il fantasista sardo ha a disposizione, puoi essere scusato se ti fai prendere dalla voglia di strafare. La sensazione che si ha guardando Barella in campo è che fatichi a tenere a freno l'entusiasmo, spinto dalla necessità di provare sempre la giocata. Quando la squadra gira, è capace di tutto ma, quando l’Inter fatica, diventa spesso un po’ troppo nervoso. Sono peccati veniali che non possono inficiare una stagione vissuta a livelli altissimi. Se sapesse ogni tanto contenersi, le cose potrebbero andare ancora meglio.
Davide Frattesi 6,5
La stagione del talento romano non è stata delle più semplici, costretto com’era a lottare coltello tra i denti per avere qualche minuto in più in campo. Arrivato alla Pinetina con un cartellino importante, il salto dalla tranquilla Sassuolo è stato certo complicato. Una cosa, però, non è cambiata: la feroce determinazione di mettere a tacere i critici. Pochi sono stati così efficaci come Frattesi a partita in corso, risolvendo con le sue sgroppate parecchie gare complicate. Sono sicuro che preferirebbe di gran lunga una maglia da titolare ma, per ora, può andare bene anche così.
Henrickh Mkhitaryan 8
Il talento di Yerevan sembra specializzato nel ridere in faccia ai troppi critici che lo consideravano finito anzitempo. È un po’ la storia della sua vita, fin da quando l’Arsenal fu ben lieto di svincolarlo per accasarsi in quel di Roma. Ogni volta che gli consigli di appendere gli scarpini al chiodo, ecco che tira fuori energie insospettate, correndo come un ragazzino e risolvendo partite su partite. Col tempo Inzaghi ha imparato a fidarsi della sua esperienza e visione di gioco, costruendogli attorno una mediana memorabile. Riuscirci a 35 anni suonati è impresa non da tutti. Applausi.
Davy Klaassen 5
Dire che la stagione dell’ex talento dell’Ajax è stata deludente rischia di essere l’understatement dell’anno. Arrivato dopo una discreta stagione dal Werder Brema, Inzaghi sperava di poter inserire l’oranje nelle sue rotazioni, per usare la sua qualità e classe magari nel finale di partita. Arrivato sul filo di lana a parametro zero per rafforzare il centrocampo nerazzurro, l’olandese è uscito dal radar di Inzaghi per giocare davvero poco. Forse il tecnico piacentino non sa come utilizzare il suo talento eclettico, fatto sta che l’arrivo di Zielinski riduce al lumicino le possibilità di conferma. Peccato.
Denzel Dumfries 6,5
L’oggetto misterioso dell’Inter sta confermando quanto fatto intuire negli anni passati, entrando di diritto nelle rotazioni offensive di Inzaghi. L’olandese era spesso sembrato acerbo e troppo irruento ma, nel corso della stagione, ha mostrato di essere cresciuto parecchio, mettendo scampoli di partita davvero convincenti. Ha dovuto lottare parecchio per farsi largo e il nodo rinnovo certo non lo ha aiutato. La società sembra intenzionata a fare cassa, convinta dalla forma di Darmian e dai passi avanti di Buchanan. Scelta azzardata: averlo in rosa avrebbe fatto molto comodo.
Tajon Buchanan 6
Arrivare a stagione in corso e provare a farsi largo in una macchina perfetta come il centrocampo dell’Inter sarebbe difficile per chiunque. Figurarsi se sei un giovane canadese di cui ben pochi avevano sentito parlare. Da quando è arrivato, il 25enne di origini giamaicane ha convinto sia la società che Inzaghi, convinto che su di lui si potrà fare affidamento a lungo. Buchanan ha giocato davvero pochi minuti ma il tecnico ha in mente di spostarlo sulla destra per prendere il posto di Dumfries. Una scommessa coraggiosa che potrebbe pagare dividendi davvero importanti.
Juan Cuadrado s.v.
Dire che la stagione del centrocampista colombiano è stata sfortunata è allo stesso tempo lapalissiano ed inevitabile. Arrivato circondato dalle proteste della tifoseria e da parecchio scetticismo, Cuadrado non ha avuto il tempo di dimostrare di poter essere utile alla causa interista prima di incappare nell’ennesimo infortunio serio. Fuori dal campo per quasi quattro mesi e con il contratto in scadenza, il suo transito alla Pinetina passerà quasi inosservato. Peccato.
Carlos Augusto 7
Visto come si muove sul campo e la sua sicurezza in ogni giocata, il brasiliano dà l’impressione di essere molto più esperto di quanto sia. Riuscire a farlo a 25 anni non è impresa affatto banale. Una delle cose che avevano convinto l’Inter a farlo arrivare dal Monza è stata la sua duttilità tattica, una dote che Inzaghi ha saputo sfruttare al meglio. Carlos Augusto ha fatto benissimo sia come esterno che come terzino, ripagando in pieno la fiducia del tecnico. Con un jolly del genere in panchina, reggere ad una stagione lunga e massacrante è molto più facile.
Lautaro Martinez 9
Evitare superlativi quando si parla della stagione del Toro è forse impossibile ma, dati alla mano, quello che il campione del mondo ha fatto vedere in campo merita di entrare nei libri di storia della Beneamata. Si fa in fretta a dire che segnare gol è il suo mestiere, ma le 26 realizzazioni in tutte le competizioni sono un bottino importante. Eppure il contributo più importante Lautaro l’ha dato lontano dall’area, lavorando spalle alla porta, dando una mano in copertura, spronando i compagni quando le cose non giravano. Un altro capitano argentino, un altro scudetto: non è un caso.
Marcus Thuram 7
Si dice che la vita dei figli d’arte sia più semplice e su questo, in un certo senso, non ci piove. D’altro canto, scendere in campo con un cognome importante sulle spalle non è una passeggiata di salute. Il figlio dell’ex juventino ha dovuto sgomitare parecchio per superare le ironie ed adattarsi al passaggio dalla Bundesliga alla Serie A, riuscendoci nel giro di poche partite. Non sempre tutto ha funzionato al meglio ma il suo contributo alla causa va ben oltre agli 13 gol e 12 assist in tutte le competizioni. Spinta, voglia e tanto carattere, proprio come papà Lilian. Non era scontato.
Marko Arnautovic 6
Le “minestre riscaldate” sono sempre viste con sospetto ma riportare Arnautovic all’Inter dopo così tanti anni era davvero una bella storia. 14 anni dopo aver lasciato la Pinetina per trasferirsi al Twente, l’austriaco aveva vissuto due stagioni memorabili a Bologna e sembrava fatto apposta per dare concretezza all’attacco nerazzurro. Quando non bloccato dai tanti infortuni, Arnautovic ha dimostrato di essere ancora utile alla causa anche non sotto porta. Non esattamente il ritorno trionfale che sognava ma entrerà comunque nella storia dell’Inter della seconda stella.
Alexis Sanchez 6
Approdare all’Inter per una sola stagione, dopo un anno positivo nel calderone di Marsiglia, a 35 anni suonati era apparso a molti un azzardo eccessivo. Nel corso dell’anno, il Niño Maravilla ha alternato ottime prestazioni a comparsate dimenticabili, riuscendo solo occasionalmente a conquistarsi la titolarità.
Difficilmente, però, ha deluso le aspettative di Inzaghi, confermandosi ancora capace di giocate importanti e gol pesanti. Non abbastanza per conquistarsi la conferma all’Inter ma sufficiente forse per prolungare ancora la sua carriera di qualche anno.
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