Quanto vale la mano di Dio? Venduta all'asta la sfera del gol di Maradona

Il pallone del beffardo gol di Maradona ai mondiali del 1986 è stato battuto all’asta per una cifra monstre: 2,4 milioni di euro

Maradona beffa Shilton colpendo il pallone con la mano
Maradona beffa Shilton colpendo il pallone con la mano

Il 22 di giugno a mezzogiorno l’aria che circonda lo stadio Azteca è così spessa che per attraversarla serve chiedere il permesso. Contribuisce al caloroso tripudio un gregge composto da 115mila anime, accorse per assistere ad una partita che ne contiene diverse altre al suo interno.

Nel 1986 sono passati quattro anni esatti da quell’incidente che si è tramutato in cataclisma. Una cornetta che si alza, il generale Galtieri che sibila un ordine deciso alla sua trepidante giunta militare, agenzie di stampa che stampano la notizia ovunque. A Downing street una donna dalla figura affilata e severa afferra il fax appena srotolato dal congegno meccanico e sgrana gli occhi: ancora non può saperlo, ma sarà proprio il conflitto delle Falklands, o delle Malvinas come insegnano fin dall’asilo nelle scuole argentine, a rivitalizzare una carriera politica altrimenti naufragante per le impetuose proteste sociali.

Argentina-Inghilterra inizia lì, in quella fessura della storia destinata a generare un dissapore irrisolto. Difficile congetturare qualcosa di più detonante di una guerra per alimentare il livore reciproco. Non implausibile, se un pallone rotola tra i due sciami opposti. A Messico ’86 quell’acredine mai sopita torna a gonfiarsi, seppure alla moviola. Un sole perpendicolare scalfisce il campo, quasi ad irradiarlo. Quasi come se fosse un segnale anticipatorio di una qualche risoluzione celeste. Vaticinarlo è impossibile, ma la percezione è quella lì.

Pallone che spiove dall’alto. Sulla traiettoria si infila Diego Armando Maradona. Shilton che esce di pugno. El Pibe de oro non può arrivarci mai. Allora solleva d’un tratto il braccio sinistro. Spunta una mano clamorosamente attaccata a quella cabeza illuminata, quasi ne fosse unica propaggine. Pallone in rete, argentini che se la spassano, rivincita compiuta, pugni e calci sugli spalti, i sudditi dell’isola costretti a ingurgitare.

Profezia avverata: "È stata la mano di Dio". Un intervento soprannaturale giunto a dirimere le piccole dispute umane. Quel pallone lì, reliquia che testimonia il passaggio del divino, se lo porta via sotto braccio l’arbitro della gara, il tunisino Ali Bin Nasser. Se lo terrà sotto vetro per trentasei lunghissimi anni. Fino ad oggi, quando ha deciso di metterlo all’asta. La cifra che ne è uscita fa tremare la giunture: 2 milioni di sterline. Praticamente 2,4 milioni di euro.

Un prezzo monstre per il consunto cimelio, che adesso passa di mano: “Era arrivato il momento di condividerlo con qualcun altro - ha commentato un Bin Nasser euforico, specie dopo l’ultimo login nell’area privata della sua banca - e adesso spero proprio che possa finire in un museo”.

Tornando sull’episodio il fischietto ha cicatrizzato

così l’accaduto: “Maradona e Shilton erano proprio dritti davanti a me, per cui non avevo la visuale completa. Andai allora dal guardalinee, ma lui indicò la metà campo. Il resto lo sapete già”.

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