La commedia dei calciatori che vanno davanti alla curva e si scusano con i tifosi ha ormai superato qualunque decenza, scivolando nel ridicolo. Non c'è squadra che, dopo una sconfitta, non senta l'obbligo di fingersi pentita, finendo ricoperta di insulti, minacce e ricatti da coloro i quali spesso sono complici, nella vita quotidiana, di azioni non tutte chiare. L'assurda cultura della contrizione si deve al fatto che i calciatori sono considerati ricchi, viziati e irresponsabili, dunque quando sfilano davanti agli ultrà lo fanno per legittimarli e, assieme, per conquistarli, perché altrimenti sarebbero oggetto di abusi come la cronaca ha evidenziato. Accade dovunque su tutti i campi italiani, ma anche all'estero il fenomeno è puntuale e può essere spiegato con il dominio dei social, i calciatori sono personaggi pubblici, divenuti vip, attori dello star system, si scusano con un post, si fanno riconoscere per essere conosciuti (non si ricordano gesti simili di Rivera, Riva, Zoff). Sarebbe interessante se, insieme con i calciatori, si presentassero sotto le curve anche gli allenatori, i ds e i presidenti.
Così come, dopo un fallimento elettorale e di governo, anche i politici dovrebbero sfilare sotto le abitazioni degli elettori, scusandosi per gli errori e le promesse mancate. Si tratterebbe di adunata oceanica, escludo tale probabilità: troppe le case lungo tutto il Paese.
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