È morto Totò Schillaci, eroe delle notti magiche di Italia '90

Si è spento questa mattina, a 59 anni, il capocannoniere dei mondiali che si giocarono in Italia nel 1990. Un calciatore grintoso che resterà per sempre nei ricordi degli italiani

È morto Totò Schillaci, eroe delle notti magiche di Italia '90

Se n’è andato in silenzio, circondato dall’affetto della nazione che aveva fatto sognare in quell’estate indimenticabile del mondiale di casa. Salvatore Schillaci, detto Totò, si è spento nell’ospedale della sua Palermo, dove era stato ricoverato già da inizio settembre. L’ex stella di Juventus e Inter lascia la moglie Barbara ed i tre figli ma soprattutto un enorme vuoto nel mondo del calcio, che aveva animato con la sua grinta e spontaneità. Quegli occhi spiritati che avevano lasciato un ricordo indelebile in tutti gli italiani si sono chiusi per sempre.

Gli occhi del mondiale di casa

La cosa più incredibile è che ad Italia ‘90, Salvatore Schillaci non doveva nemmeno andarci. Il calciatore siciliano era arrivato tardi in Serie A, guadagnandosi l’attenzione del ct Azeglio Vicini a forza di gol segnati con la Juventus. Visto lo stato di forma straordinario, il selezionatore lo convocò per la prima volta il 31 marzo 1990, per un’amichevole contro la Svizzera, inserendolo poi nel gruppo di Italia ‘90. Partito dalla panchina, Schillaci entrò al 75’ del debutto contro l’Austria, una partita difficile, con gli Azzurri che faticavano ad imporsi. Totò colse al volo l’occasione, segnando la rete della vittoria. Vicini lo lasciò in panchina contro gli Stati Uniti ma, alla fine, gli diede la maglia da titolare: Schillaci lo ricompensò con il gol contro la Cecoslovacchia che garantì agli Azzurri il passaggio agli ottavi di finale.

Schillaci formazione Italia 90

Il palermitano segnò in ognuna delle quattro partite successive e vinse la classifica cannonieri del mondiale. Le sei reti e le immagini della sua gioia scatenata gli bastarono per essere nominato miglior giocatore del mondiale ma non per il Pallone d’Oro, andato all’interista Lothar Matthaus. Nonostante la delusione con l’Argentina, il rapporto tra Schillaci ed i tifosi azzurri non si è mai incrinato: intervistato qualche anno fa, disse: Non compresi questo entusiasmo, lo scoprii dopo e lo vedo ancora oggi. Ovunque mi riconoscono e mi fanno feste, mi mostrano i video, vogliono che racconti, la gente ricorda Italia '90 e mi chiede di rifare gli occhi spiritati!”. Il ricordo più bello, però, è un altro: quando fu l’altra stella di quella memorabile Italia, Roberto Baggio. a dargli una mano. Nella finalina con l'Inghilterra mi procurai un rigore. Baggio mi disse: tiralo tu, così vinci la classifica dei bomber. Fu un regalo inatteso”.

Schillaci Baggio screenshot

Una carriera non facile

Schillaci era rimasto nel cuore di tutti gli italiani proprio perché aveva faticato tanto per imporsi. Nato il 1° dicembre 1964 nel quartiere difficile di San Giovanni Apostolo a Palermo, aveva il sogno di sfondare nel calcio. Di soldi in famiglia ne giravano pochi ma il padre muratore fece di tutto per aiutarlo, accompagnandolo sempre dappertutto, anche quando giocava nella squadra della municipalizzata Amat. Totò non mollò mai, anche quando lavorava come gommista, in pasticceria o da ambulante. Schillaci non impressionava né per il fisico né per la tecnica ma non era così basso: il suo metro e 75 per 70 chili non era in linea coi dettami tattici del tempo, che pretendevano dribbling ubriacanti da chi non fosse alto e forte.

Schillaci Scoglio Messina 1985

A colpire un grande maestro di calcio come Franco Scoglio fu la sua incredibile voglia di segnare: una volta saltato il passaggio al Palermo, il “Professore” lo volle portare a Messina nel 1982, prima dei 18 anni. Non fu semplice sfondare, Schillaci ci mise tre anni prima di esplodere: nella quarta stagione passata sullo Stretto, furono i suoi 11 gol a contribuire alla promozione dei peloritani in Serie B. Alla lunga gli insegnamenti di Franco Scoglio riuscirono a trasformare Totò in un rapace dell’area di rigore. Dalle 13 reti del 1987-88 si passò al record di due anni dopo: con Zdenek Zeman in panchina, Schillaci vinse il titolo di capocannoniere con 23 reti. Più che abbastanza per portarlo alla corte della Vecchia Signora.

Dalla Juve alla delusione Inter

Il 25enne siciliano arrivò all’ombra della Mole nell’estate del 1989 per sei miliardi di lire, fortemente voluto dal tecnico Dino Zoff, che volle puntare su di lui. La scommessa fu azzeccata, visto che furono i due nuovi arrivati Schillaci e Casiraghi a segnare invece della meteora Zavarov. Dopo un inizio complicato, la Juve uscì dal giro scudetto, tanto da mettere a rischio la panchina di Zoff, ma chiuse la stagione in crescendo, spinta soprattutto dalle reti di Schillaci. Le 15 realizzazioni furono sufficienti per la conquista della Coppa Italia e lo storico trionfo nel derby di Coppa Uefa contro la Fiorentina di Baggio. Dopo il trionfo personale di Italia ‘90, però, Totò non riuscì a ripetere le sue straordinarie prestazioni, vivendo annate complicate e segnando molto meno. Il suo carattere sanguigno aprì il fianco a comportamenti discutibili, inclusa la lite in campo con il bolognese Fabio Poli, cui gli avrebbe detto “ti faccio sparare”.

Schillaci Juventus Milan 1990

A sentire Schillaci, le cose andarono in maniera un po’ diversa: Mi aveva sputato, avrei dovuto contare fino a 10 ma mi trattarono come un killer”. Il nervosismo del siciliano contribuì ad incrinare molti rapporti, incluso quello con l’amico Baggio, con il quale ebbe un confronto molto vivace in spogliatoio. La cosa non piacque alla Juventus, che preferì puntare su Gianluca Vialli: l’arrivo del centravanti dalla Sampdoria mise Schillaci ai margini del progetto, tanto da convincerlo a cambiare aria. Dopo 132 partite e 36 reti, Totò passò all’Inter per 8,5 miliardi nell’estate del 1992 ma non fu un periodo memorabile, visti i tantissimi infortuni. Nei due anni passati in nerazzurro riuscì a segnare solo 12 reti, contribuendo alla vittoria in Coppa Uefa ma fu comunque un periodo speciale per Schillaci, che coronò il sogno di giocare per la sua squadra del cuore.

Schillaci Inter screenshot

Dal Giappone al ritorno a Palermo

Dopo la fine del rapporto con la sua amatissima Inter, Totò non se la sentì di passare ad un’altra squadra italiana, facendo una scelta all’epoca inconsueta. Nonostante avesse solo 29 anni, Schillaci lasciò il campionato più bello del mondo, accettando la corte di un paese che con il calcio, fino a quel momento, aveva avuto poco a che fare. L’eroe di Italia ‘90 accettò l’offerta faraonica del Jubilo Iwata e si trasferì in Giappone. Il primo italiano a giocare nel campionato nipponico diventò una delle stelle più brillanti, segnando tantissimo e conquistando con il suo entusiasmo i tifosi. Dopo 68 reti in 100 partite, arrivò un infortunio serio, che lo costrinse ad appendere gli scarpini al chiodo. Nel paese del Sol Levante rimane tuttora popolarissimo.

Schillaci Jubilo Iwata Twitter
Fonte: J-League

Totò decise di tornare nella sua Palermo, cercando di restituire qualcosa alla città che amava. La politica, come consigliere comunale eletto nel 2001 per Forza Italia, non lo convinse, tanto che si dimise due anni dopo. Schillaci tornò al calcio, gestendo un centro sportivo per giovani: in un’intervista disse che Adoro Palermo e mi dà molto fastidio vederla associata solo alla criminalità, perché offre tante cose belle. Bisogna investire sui quartieri, questo sì, togliendo i giovani dalle strade. Ho rilevato il centro sportivo, Louis Ribolla, in una zona popolare, proprio per restituire qualcosa di quanto mi è stato dato dalla città”. Dopo il terzo posto all’Isola dei famosi, però, a complicare la vita di Totò arrivò la diagnosi più temuta: cancro.

Schillaci scuola calcio Palermo 2003

La lotta contro il cancro

La battaglia contro il tumore al colon era stata condotta con la solita grinta dall’ex stella della Juventus. Dopo due interventi chirurgici, il tumore sembrava essere andato in remissione, tanto da convincere Totò e la moglie Barbara a concedersi un regalo: partecipare al programma di Sky “Pechino Express” come una rivincita sulla malattia che mi ha fatto soffrire tantissimo”. Invece del lieto fine, la malattia è tornata a colpire in maniera pesante, tanto da rendere necessario il suo ricovero. Nel 2023, intervistato dal Corriere della Sera, Schillaci confessò di aver vissuto la lotta con il tumore con tanti dubbi e paure.

Schillaci Dublino 2023

Mi è crollato il mondo addosso, sono caduto in depressione e ho avuto paura di morire. Ho pensato a tutto, ma per fortuna il tumore era circoscritto al colon, non ha intaccato altri organi ed è stato rimosso. Non ho più il retto né lo sfintere. Mia moglie è stata molto importante, il mio medico personale. Mi è stata sempre stata vicino. Io non volevo uscire, ero depresso, ho sofferto e ho avuto dolori. Lei c’era, mi ha preso per i capelli e mi ha detto di riprendermi la mia vita. È stata una guerriera, mi ha tenuto in piedi”.

Alla fine, purtroppo, neanche il suo amore e supporto è riuscito nel miracolo: Totò è uscito dal campo per l’ultima volta. La sua storia di uomo del sud, grintoso e sanguigno, rimarrà per sempre con tutti noi, come l’immagine di quegli occhi spiritati nelle notti magiche di Italia ‘90.

Schillaci Salvatore Barbara Beijing Express 2023

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