Aspettando l'Italia, sono già 4 gli italiani qualificati all'Europeo della prossima estate. Sono i ct di Turchia (Montella); Belgio (Tedesco), Slovacchia (Calzona), tutti di nomina recente, più il veterano Marco Rossi, che guida l'Ungheria dal 2018 e ha centrato il traguardo per la seconda volta. «Stavolta ho potuto festeggiare con la squadra, nel 2020 ero a casa col covid». Ungheria prima nel girone della Serbia, grazie al punto conquistato giovedì sera in Bulgaria, 2-2 su autogol al 97esimo minuto.
Ct Rossi, avete dovuto soffrire parecchio
«Un pareggio un po' rocambolesco, ma a dimostrazione che non abbiamo mai mollato. Guardate le statistiche della partita: abbiamo fatto 20 tiri, i bulgari 2 e mezzo, di cui uno su rigore che non c'era».
Avete giocato a porte chiuse, si è detto per la preoccupazione che suscitavano i tifosi ungheresi.
«Ed è un'altra delle cose sbagliate che si dicono quando si parla di Ungheria. La federcalcio bulgara aveva paura della contestazione dei suoi tifosi, non dei nostri. Hanno cambiato 3 volte la sede e alla fine anche l'orario, facendoci giocare alle 18 anziché alle 21».
Bel colpo arrivare davanti alla Serbia, complimenti. La sua Ungheria sta crescendo, non è più una sorpresa.
«Erano i favoriti, guardate i loro nomi. In 3 anni però li abbiamo incontrati 4 volte in partite ufficiali, vincendone 3 e pareggiandone una. Adesso ho 7/8 giocatori nelle 5 leghe più importanti. La stella è ovviamente Szoboszlai (passato dal Lipsia al Liverpool per 70 milioni, ndc), ma anche Sallai è un grande giocatore e Kerkez (ex Primavera del Milan, ndc) ha ancora enormi margini di miglioramento».
C'è sempre un solo italiano, Adam Nagy del Pisa.
«Era titolare anche l'altra sera, ma vedo che nel Pisa non gioca mai. Evidentemente ne hanno di migliori».
Ct Rossi: sempre nessuna chiamata dall'Italia?
«No, e penso che sia un discorso chiuso per sempre. Da ambo le parti, però. Sarei visto da tutti come una scommessa, quindi alla mia età preferisco lavorare con chi guarda ai risultati ed è contento di me».
In Ungheria per sempre?
«Ho il contratto fino al dicembre del 2025, alla fine delle qualificazioni mondiali. Prima però giochiamoci l'Europeo, viviamo fino in fondo quest'avventura che ci siamo conquistati con merito e passione. Poi vedremo».
Italia no, Arabia sì?
«Qualche offerta è già arrivata, l'estate scorsa. Non ho neanche voluta ascoltarla, perché poi rischi che ti giri la testa. In carriera non ho mai guadagnato grandi cifre, adesso però è giusto valutare tutto, anche per la mia famiglia. Vedremo dopo l'Europeo».
Mancini le cifre importanti le ha sempre guadagnate, eppure è andato lo stesso.
«Ci siamo scritti. Non credo l'abbia fatto solo per i soldi».
Quattro ct italiani già all'Europeo. Arriverà anche Spalletti?
«Sì, ne sono sicuro. L'Italia è forte e lui è bravo, la scelta migliore per il dopo-Mancio. Meglio di lui poteva essere solo Ancelotti, ma non era disponibile. Spalletti ha esperienza e ha vinto, saprà riportare in alto l'Italia».
Quattro allenatori italiani che s'impongono all'estero. Perché non lavorano in Italia, secondo lei che è il veterano della materia?
«Beh, Tedesco è italiano solo di nascita, lo lascerei fuori. Vincenzo ha allenato tanto in Italia e magari ci tornerà. Calzona è stato assistente di Sarri e di Spalletti, ha conosciuto Hamsik e deve averlo impressionato, tanto che l'ha proposto alla sua federazione. In Italia non basta la raccomandazione di un calciatore per allenatore. Quello che non capisco è che ci sono quelli che falliscono e hanno sempre un'altra opportunità. Non parlo solo del vertice, anche di categorie inferiori: c'è qualcuno che ha sempre un posto anche senza risultati».
Lo darebbe un
consiglio a Calzona?«Gliel'ho già dati e lui li ha messi in pratica. Mi ha chiamato quando l'hanno nominato, siamo in ottimi rapporti, è molto bravo. La sua storia mi piace e forse io so apprezzarla meglio di altri».
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