È l’Europeo della Spagna. Di Nico Williams e di Yamal. Il calcio mette le ali. Le Furie Rosse indicano la strada del successo con giocatori di qualità che vanno veloci e fanno del dribbling un’arte. Anche se poi la vincono con una punta «variabile» come Oyarzabal, che rimette la freccia dopo il pareggio di Palmer lasciando l’Inghilterra con la sua maledizione che resiste da oltre mezzo secolo, dal Mondiale del 1966: seconda finale europea di fila persa. La Spagna è stata un inno alla fantasia, quella che nei vivai italiani viene soffocata. Riapre la dinastia spagnola che può iniziare un ciclo magari sulla scia di quello strepitoso tra il 2008 e il 2012: Europeo Mondiale - Europeo. Perché la dimostrazione di forza in terra tedesca è stata impressionante. Record di sette vittorie su sette gare in cui spiccano quelle contro le grandi: Croazia, Italia, Germania, Francia e appunto Inghilterra. Trionfo strameritato con l’apoteosi di ieri sera a Berlino dove il ct De la Fuente si è ripreso con gli interessi tutto quello che gli era stato negato a suon di critiche.
Così una Spagna bella e coraggiosa raccoglie l’eredità dell’Italia. Quando Giorgio Chiellini, capitano azzurro campione d’Europa tre anni fa, riconsegna nell’Olympiastadion di Berlino il trofeo è come se sul calcio italiano calasse una sentenza definitiva: è il punto più basso della sua storia. Il bacio con cui l’ex difensore della Juventus sistema sul piedistallo la coppa è un congedo triste. Anche perché lo mette a disposizione di Spagna e Inghilterra, ovvero le due squadre battute a Wembley rispettivamente in semifinale e finale.
E nello stadio che 18 anni fa (più cinque giorni) laureò l’Italia campione del mondo il cielo non è più azzurro, ma rosso. Copione rispettato. La Spagna comanda, l’Inghilterra punge. Nico Williams sgasa su Walker. Dall’altra parte Kane è da arancione su Fabian Ruiz.
Finale bloccata non a caso si esaltano i centrocampisti. Il talentuoso Mainoo da una parte, lo statuario Rodri dall’altra. Due che hanno incrociato i tacchetti nel derby di Manchester. Il baby dei Red Devils addirittura decisivo nella finale di Fa Cup. Sono i due schermi che intercettano tutto (o quasi), sbucando all’improvviso nelle situazioni più intricate.
A inizio ripresa quando Rodri alza bandiera bianca salgono in cattedra i talenti. Non c’è il tempo per piangersi addosso per la Spagna perché si accende Yamal con un movimento d’autore che fa sbandare la difesa inglese e poi serve l’assist a Nico Williams. Per l’asso del Barcellona regalo di compleanno posticipato, per festeggiare un altro record: il più giovane a giocare una finale a questo livello con i suoi diciassette anni e un giorno, meglio anche di Pelé. Southgate si ritrova sotto dopo aver trascorso un tempo a non voler correre il rischio di dover inseguire come con Slovacchia, Svizzera e Olanda.
La Spagna è straripante: salvataggio sulla linea sul tiro di Morata, Yamal e Nico Williams sfiorano il colpo del ko. L’Inghilterra accusa il colpo, ma non muore mai. Bellingham fino a quel punto anonimo la prende per mano: prima sfiora il pareggio, poi serve un cioccolatino con un tocco di rara intelligenza al nuovo entrato Palmer (a proposito di baby talenti).
Ma non è notte da rimonta perché Oyarzabal sul filo del fuorigioco segna il suo primo gol in Germania e gela gli inglesi che restano a mani vuote come tre anni fa. Nell’ultimo atto tra monarchie la Spagna cala il poker Europeo alzando la coppa con Morata, promesso milanista.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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