Il popolo interista non ha latitudine né longitudine. Sono le dieci del mattino quando usciamo per le vie di Milano per carpire come i tifosi nerazzurri stanno vivendo l’attesa che li separa dal calcio d’inizio della finale di Champions League che si giocherà questa sera allo stadio “Ataturk” di Istanbul.
È da piazza Duomo che inizia il nostro viaggio. Qualche gruppetto di tifosi – giunti letteralmente da ogni angolo d’Italia – è meno timido e interagisce di più, scandendo qualche coro e sventolando bandiere, sciarpe e vessilli, cercando di mischiarsi fra loro; altri sono invece schivi, preferiscono rinchiudersi nel silenzio e aspettare che sia il campo a parlare per loro. I primi due gruppi che incontriamo sono composti alcuni ragazzi calabresi, alcuni fuorisede che sono partiti questa mattina dall’aeroporto di Lamezia Terme e sono atterrati poco fa a Milano, altri invece vivono qui da alcuni anni. Riusciamo a scambiare qualche battuta con i meno timidi, di cui appuntiamo i nomi: Gianni e Gino.
Gianni parte raccontandoci di Madrid, della straordinarietà di quel trionfo e delle lacrime di gioia per la lunghissima attesa. Prova anche ad azzardare il paragone: “Quanto sarebbe straordinario ripetersi. Vorrei vedere Simone Inzaghi mostrare al mondo la Coppa dalle grandi orecchie, per far capire che il calcio italiano può ancora dire la sua in Europa e che l’Inter è la squadra più bella e pazza della terra. Ricordo ancora la sofferenza post triplete ma da Conte in poi abbiamo ripreso a divertici e oggi ci giochiamo un pezzo importante di storia. Inzaghi è un grande allenatore e lo ha dimostrato quando post Mondiale è riuscito a superare il momento difficile, ricompattando il gruppo e creando un clima di unione, senza gelosie e senza prime donne. È questo il segreto dell’Inter, basta pensare alla gestione perfetta di Handanovic e Onana”. Con Gianni andiamo oltre, perché ad inizio chiacchierata già ci dice che l’Inter trionferà per 2-0 con gol di Lukaku e Barella: “Non esiste una squadra senza punti deboli, li hanno loro così come li abbiamo noi. Sono vulnerabili e se segniamo nei primi venti minuti non ci prendono più, il mister sa come punirli. Se giochiamo con leggerezza e lucidità riusciamo ad imbrigliarli, impedendogli come è anche accaduto durante questa stagione, di esprimere al meglio il loro gioco e le loro enormi potenzialità”.
Gino vive e lavora a Milano da 12 anni, si è riunito con gli amici di sempre e questa sera vedrà la partita a casa, per scaramanzia come ha fatto dalla prima gara dei gironi. Gli chiediamo cosa pensa del ritorno in finale tredici anni dopo la doppietta di Milito a Madrid e senza pensarci due volte – nonostante l’emozione di giocare una finale – ci racconta “gli anni difficili, a tratti bui, con i continui cambi societari e squadre allestite non all’altezza – rimarcando come – le vittorie degli ultimi anni sono state boccate di ossigeno”. Ci soffermiamo su chi comanda questo meraviglioso collettivo, l’artefice principale di questa finale, ossia Simone Inzaghi che in un mese è passato da capro espiatorio a vero e proprio eroe, chiedendogli se merita la riconferma: “Inzaghi merita la riconferma a prescindere da questa sera. È riuscito nell’impresa di riportare, dopo la base e la mentalità trasmessa da Conte, l’Inter dove merita di stare, complice una rosa importante fatta da grandi giocatori”. Gino è anche uno dei pochi che ci dice come secondo lui finirà questa sera: 1-0 per la Beneamata con gol di Lautaro Martinez.
Mentre ci spostiamo dal Duomo in direzione "San Siro" incontriamo Andrea, veneto di trenta anni che vive a Milano per lavoro da due anni e mezzo. Con lui ci concentriamo sulla sfida di questa sera e su come provare a bloccare le trame del Manchester City: “La sensazione 13 anni dopo Madrid è sempre di emozione ma anche di ansia e di tensione. Sappiamo di partire da sfavoriti se confrontiamo le due rose ma lo scontro diretto in gara secca è sempre una grande incognita e ovviamente da buon tifoso sono obbligato a crederci. Il City tende a manipolare e dirigere il gioco a suo piacimento. La differenza tra noi e le altre squadre è che il gioco all’italiana tende molto a spezzettare il gioco attraverso il fallo o l’intervento pulito, quindi credo che abbiamo una possibilità di non fargli dominare la partita, bisogna poi vedere cosa ha studiato Simone Inzaghi che merita la riconferma, con un contratto a tempo indeterminato se vince stasera (ironizza, ndr)”.
Arrivati fuori lo stadio ancora quasi completamente vuoto incontriamo Davide e Giulio, due fratelli di venti e diciotto anni che sono arrivati ieri sera a Milano da un piccolo paesino in provincia di Salerno. Tutti e due non si esprimono su come finirà ma entrambi concordano sulla necessità di spezzare le trame di gioco del City: “Dobbiamo impedirgli di giocare come sanno, altrimenti saranno dolori. Sarà difficile impedirgli di segnare, hanno giocatori offensivi formidabili e sanno sempre come superare l’uomo. Un nome su tutti? Haaland (per Davide, ndr) e Bernardo Silvia (per Giulio, ndr)”. I due fratelli hanno differenti visioni sul futuro di Simone Inzaghi. Per Davide il tecnico piacentino deve lasciare a fine stagione, indipendentemente dal risultato di questa sera; per Giulio invece la conferma è d’obbligo.
Le parole dei tifosi sono solo uno degli elementi di questa notte magica che gli interisti in ogni angolo d’Italia si preparano a vivere. Milano è pronta ad esplodere ma per farlo serve una prestazione perfetta.
L’Inter dovrà onorare la finale, sfruttando ogni errore degli avversari ma soprattutto sperando che gli stessi commettano lo sbaglio di sottovalutarli. Sarà una battaglia ma a volte, sono le persone che nessuno immagina che possano fare certe cose quelle che fanno cose che nessuno può immaginare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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