Sei anni tra le fila dell'Inter, 215 partite complessive e 37 reti segnate, uno scudetto e una Coppa Italia messa in bacheca con il club nerazzurro: è questo lo score di Evaristo Beccalossi uno dei talenti più puri del calcio italiano. L'ex fantasista, tra le altre, di Brescia, Sampdoria, Monza, Barletta, Pordenone e Breno ha commentato, in esclusiva per ilGiornale.it, la vittoria dello scudetto numero venti conquistato dall'Inter di Simone Inzaghi con ben cinque giornate d'anticipo e nel derby contro i cugini e rivali di sempre del Milan.
Beccalossi, che voto si sente di dare alla stagione dell'Inter?
"Un voto altissimo. Basti pensare al percorso fatto in questi ultimi anni. Chapeau alla società che ha creato un gruppo di lavoro eccezionale, dai giocatori, all'allenatore, allo staff. Sembrano frasi fatte ma mi adeguo perché si era detto che ci eravamo indeboliti con la perdita di tanti bravi calciatori come Lukaku, Brozovic, Onana, Dzeko e Skriniar, invece con il lavoro è saltato fuori un percorso importante. La società è stata brava ad acquistare giocatori a parametro zero funzionali al progetto e l'allenatore è stato capace di integrarli al meglio creando un gruppo fantastico. Io che ho la fortuna di frequentare l'ambiente nerazzurro, posso dire che non mi era mai successo negli ultimi anni di vedere un gruppo così unito, coeso ed affiatato, anche l'ultimo arrivato sembra all'Inter da anni (ride, ndr)".
Se dovessimo dividere in percentuali i meriti come li distribuirebbe tra società, giocatori e tecnico?
"Sempre difficile dirlo e sinceramente non amo molto dare i numeri. La libertà di pensiero è sacrosana però non mi piace fare classifiche e ogni giorno ne salta fuori una... Sono passato da 4 anni fa che l'Inter doveva sparire ad una campagna acquisti in cui ci davano per indeboliti. Tenere d'occhio i conti, rimanere competitivi, perché bene o male hai sempre vinto qualcosa, non è semplice e vanno dati i meriti alla società che è sempre riuscita a tenere la barra alta. Poi è chiaro che l'anno dello scudetto del Milan si poteva fare meglio, però hanno creato un gran gruppo di lavoro che infatti ha raggiunto la finale di Champions League lo scorso anno e ha vinto lo scudetto quest'anno. Ripeto, ho visto una cosa che non ho mai visto così forte in questi ultimi anni ad Appiano: la coesione e l'unità di intenti".
Simone Inzaghi ha fatto il definitivo salto di qualità per diventare un top allenatore?
"Credo proprio di sì perché arrivava dalla Lazio, con tutto il rispetto per la Lazio, e qui all'Inter ha fatto il salto di qualità definitivo. Puoi avere passaggi a vuoto nella stagione, ma nessuno si sarebbe aspettato che arrivasse in finale di Champions lo scorso anno. Bisogna anche dare il tempo agli allenatori, nel primo anno ha faticato ma è normale perché veniva da un'altra realtà, ma anche la stessa Inter veniva da una realtà diversa, quella di Conte. Non bisogna trascurare lo scudetto vinto con Antonio, con un gioco che aveva altre caratteristiche. Simone è arrivato e ha cercato da subito di dare la sua impronta. Nel primo anno gli è andata male per piccoli dettagli ma attualmente è uno dei più forti tecnici in circolazione".
Pensa che resterà ancora tanto all'Inter?
"Non lo so, con voi giornalisti è difficile visto che cambiate sempre giudizi (ride, ndr). A parte gli scherzi, lo trovo maturo e carismatico perché quando si vince si acquisisce la mentalità. Fa giocare bene la squadra e ha creato un bel gruppo. Penso che a Milano abbia trovato la sua giusta dimensione".
In cosa è cresciuta l'Inter rispetto a due anni fa in cui si fece soffiare lo scudetto dal Milan?
"Ripeto, l'addio di Conte è stata una mazzata per l'Inter. Antonio era un martello pneumatico che ci ha portato a vincere dopo diversi anni, Simone ha una gestione diversa del gruppo e un modo di giocare differente. Simone ha gestito la situazione calcistica in maniera diversa dal suo predecessore e sta ottenendo grandi risultati. Saper lavorare bene sul gruppo vuol dire che ci sai fare. A livello societario poi si muovono a meraviglia e uniti: Marotta, Ausilio e Baccin hanno fatto un grande lavoro".
Da tifoso nerazzurro, quanto le è piaciuta questa vittoria dello scudetto proprio nel derby e quanto conta per un giocatore questo tipo di soddisfazione
"Il derby è sempre partita a se e non si mai cosa può succedere. Detto questo, è una libidine grande anche se non è più la partita della vita come anni fa quando le cose non andavano bene per nerazzurri, rossoneri o entrambi. Io in queste settimane non mi sono fatto tutti questi problemi, l'importante era vincerlo e l'abbiamo vinto. Tutti aspettavamo la seconda stella e che sia arrivata nel derby contro il Milan o se fosse arrivata dopo non sarebbe cambiato niente".
Si sente parlare spesso di società assente e di problemi a livello di asset finanziario ma l'Inter con Zhang ha vinto due scudetti e ha fatto due finali europee, seppur perse. Cosa si sente di dire in merito?
"Vengono criticati perché si vedono poco e c'è un po' di accanimento. Se guardiamo il dato di fatto, però, ha vinto due campionati e altre coppe arrivando a disputare la finale di Europa e Champions League. Merito di tutti, ovviamente, con Marotta che ha gestito situazione mettendoci la faccia e rappresentando la società".
C'è chi dice che l'Inter abbia vinto perché la più forte e perché favorita dagli arbitri, lei cosa ne pensa in merito?
"Ma cosa dovrei rispondere a questa cosa? (ride, ndr). Ormai parlano tutti e l'età mi ha portato ad essere riflessivo... che parlino pure, tanto parla sempre il campo alla fine. Penso che bisognerebbe tornare più alla normalità perché la sensazione è che si voglia sempre trovare il pelo nell'uovo. Quando vinse lo scudetto il Milan io dissi che Napoli, Juve ed Inter sulla carta erano più forti però il Milan ha vinto perché ha creato gruppo ed entusiasmo. Mi spiego meglio, l'Inter pareggia contro il Cagliari e non può più superare record di punti della Juventus, ed ecco che si ripropone una polemica inutile. Credo che tutti coloro che fanno parte dell'ambiente calcistico debbano lavorare per tornare tutti più normali".
La Champions League di quest'anno resta un rammarico?
"Ma no, non c'è rammarico perché per come ragiono io hai già raggiunto il massimo visto che te la puoi giocare contro chiunque e sarà così ancora per anni. Non è che nel calcio schiacci bottone e vinci per forza anche se sei più forte. Io guardo alla crescita, questo è importante perché oggi l'Inter se la gioca con tutti. Chiaro che con l'Atletico si poteva fare meglio e si poteva passare il turno però molte volte contano anche gli episodi.
Quindi per quanto mi riguarda conta il percorso e la consapevolezza raggiunta da questa squadra, che ha fatto una stagione incredibile al netto di essere uscita agli ottavi di finale di Champions".
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