I banditi cattivissimi, gli indiani oppressissimi e tristissimi, i buoni buonissimi e fortissimi, e le pupe «pupissime». Il tutto tra musiche struggenti, dialoghi violenti e surreali, cespugli rotolanti e paesaggi sconfinati ed aridi. Per tutti gli amanti degli squisiti stereotipi degli spaghetti western, Call of Juarez: edizione Oro (sparatutto per pc) è un must. E se di per se il titolo non è una novità (è infatti la versione riveduta e ampliata del gioco uscito tre anni fa, migliorato per adattarlo ai processori odierni) la qualità della sua grafica e l'ispirazione del doppiaggio in italiano (valore aggiunto non da poco in un mondo che ben di rado si discosta dallo satrapotere livellante della lingua inglese) a lo rende un prodotto se non nuovo, decisamente di valore.
La vicenda narrata nello sviluppo del plot principale quella di due uomini ed un tesoro, ovvero l'oro, per l'appunto, di Juarez, che secondo un'antica leggenda era il riscatto messo da parte dagli aztechi per liberare dagli spagnoli il loro re Montezuma. Il bottino è sepolto vicino alla città di Juarez, al confine con il Messico, ed è protetto da una maledizione che colpisce tutti quelli che osano cercarlo dispensando loro morte o pazzia.
Due i personaggi giocabili. Il primo è Billy Candle, giovane impulsivo alla ricerca del tesoro per dare una «svolta» alla sua vita. Purtroppo per lui non riesce nel suo intento, così fa ritorno al paese d'origine. Qui, purtroppo per lui, entrando in casa, scopre che qualcuno ha assassinato sua madre ed il patrigno, e la situazione precipita abbastanza velocemente quando il povero Billy viene colto sul luogo del delitto dal reverendo Ray McCall, il secondo protagonista, che lì per lì dà al povero Billy la colpa del duplice assassinio e decide di dargli la caccia per punirlo. E nel vecchio West la punizione non può che essere la morte.
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