non hanno il coraggio di pronunciare ad alta voce. Ne hanno parlato in modo carbonaro nelle riunioni ristrette. Qualcuno prima di diventare ministro la buttava lì come se fosse il suo cavallo di battaglia, poi appena si è ritrovato nei palazzi del potere ha capito che era molto più saggio rinnegare il passato. I più furbi hanno lasciato che fosse la Fornero a illudersi: brava, butta giù un piano che poi ne parliamo. Peccato che ogni volta che la poveretta nominava il numero della discordia tutti gli altri la zittivano con l’indice perentorio davanti alla bocca: muta che il sindacato ci sente. È così che nel vasto programma di liberalizzazioni il governo ha lasciato fuori il lavoro. Lì restano in piedi tutti i muri, da una parte i garantiti e dall’altra i precari.
Questo è il senso politico del primo pezzo di fase due. Il governo scardina una parte di quei lucchetti che non permettevano una vera concorrenza e questo in qualche modo può anche essere considerato positivo. Ma più di quello che fa, è importante quello che non fa. Ed è un chiaro segnale. Monti non ha il coraggio di affrontare i pesi massimi, i poteri forti. Mette all’angolo piccole e medie consorterie, ma scappa davanti ai sindacati. Accontenta Bersani e prova a tenere a bada il Pdl. Per la prima volta la doppia maggioranza pende più da una parte che dall’altra. Questo è un fatto politico rilevante.
Non è un caso che il Pd faccia arrivare subito una nota che, con cautela, sottolinea la vittoria. «La modifica dell’articolo 18 stralciata dalla bozza sulle liberalizzazioni?
Se la notizia verrà confermata allora è un fatto davvero positivo». Bersani in questo modo risolve un doppio problema. Cancella un costo elettorale e non va allo scontro con la Cgil, che continua a conservare un’opa determinante sul partito.
Il paradosso, per il governo, è che si accontenta di liberalizzazioni monche. Nel pacchetto manca quella più importante, che davvero porterebbe il Paese in un’altra dimensione. Dividere Snam Rete Gas dall’Eni è senza dubbio un successo. Ma non è fondamentale. Il risparmio sulla benzina di pochi centesimi non compensa gli aumenti di questa ultima stagione. L’idea che la questione taxi si possa risolvere con una nuova authority, quella delle reti, è affidarsi ancora una volta alla burocrazia. E tutto questo non compensa la rinuncia alla riforma del mercato del lavoro. Riforma fondamentale, che aprirebbe anche il dibattito sul welfare. Monti lo sa che il nostro stato sociale protegge tutti tranne chi sta davvero male? Monti lo sa che il welfare è registrato per l’Italia del posto fisso e considera i precari un’anomalia senza tutele? Lo sa, naturalmente.
E lo ha anche scritto nei suoi commenti sul Corsera, ma da premier preferisce dimenticarlo. Il fatto politico allora è tutto qui. L’editorialista non aveva paura del sindacato, il politico sì. E al tecnico non resta che gettare la maschera.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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