Roma - La giunta per le autorizzazioni di Montecitorio ha espresso parere contrario alla richiesta di arresto per il deputato del Pd Salvatore Margiotta, coinvolto nell’inchiesta sugli appalti per l’estrazione del petrolio in Basilicata. Hanno votato no tutti i gruppi a eccezione dell’Italia dei Valori. Il componente dipietrista della giunta Nello Formisano infatti ha seguito la linea annunciata ieri da Antonio Di Pietro di votare sì a tutte le richieste di autorizzazioni a procedere nei confronti dei parlamentari. Il parere della giunta passa ora all’esame dell’aula.
Ferrara non risponde al pm L’imprenditore Francesco Rocco Ferrara, uno dei principali indagati nell’inchiesta sul "comitato d'affari" che sarebbe stato costituito in Basilicata per gestire lo sfruttamento del petrolio, si è avvalso della facoltà di non rispondere nell’interrogatorio di garanzia davanti al gip di Potenza. Lo ha confermato il difensore dell’imprenditore, l’avvocato Emilio Nicola Buccico. La scelta di non rispondere al gip prelude a un ricorso al tribunale del riesame contro l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Ferrara è accusato di aver fatto parte di un’associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e alla tubativa d’asta negli appalti della Total Italia per il centro oli di Tempa Rossa, in Basilicata.
No di Pdl e Pd "Per accogliere la richiesta di misura restrittiva - ha spiegato il capogruppo del Pdl in Giunta, Maurizio Paniz - deve esserci pericolo di fuga e di inquinamento delle prove. Nel caso di Margiotta non c’era nessuno dei due presupposti. Il merito della vicenda, poi, è un’altra cosa e non riguarda la giunta". Conferma il capogruppo del Pd in Giunta, Lorenzo Ria: "Il quadro probatorio è debole e non c’è alcun riferimento a un possibile inquinamento di prove di una indagine peraltro già conclusa".
Woodcock e gli attacchi Nel corso della seduta il Pdl ha provato ad allargare il tema a tutte le vicende giudiziarie che in questi giorni coinvolgono i politici paventando una sorta di attacco della magistratura nei confronti del parlamento e qualche momento di tensione si è registrato tra Antonio Leone (Pdl) e Donatella Ferranti (Pd). Il vicepresidente della Camera ha fatto notare come il pm Henry Woodcock non sia nuovo a richieste alla giunta della Camera, soprattutto riguardo a Margiotta: "C’è una sorta di fumus persecutionis. Diciamo che questo pm dà abbastanza lavoro a questa giunta". Ferranti, ha raccontato Ria, "ha sottolineato che non è questa la sede per sollevare la questione dei rapporti tra la magistratura e il parlamento".
Di Pietro: "Uno scandalo" Il leader dell’IdV, Antonio Di Pietro, stigmatizza il comportamento dei componenti della giunta per le autorizzazioni della Camera che oggi hanno detto no alla richiesta di arresto per il deputato del Pd Salvatore Margiotta. "Oggi l’Italia dei Valori - afferma in una nota l’ex pm - è stata l’unica forza politica a votare sì alla richiesta di arresto per il deputato Margiotta, in quanto ritiene che il parlamento non può e non deve trasformarsi in un’Aula di giustizia né in un giudice speciale che difende la casta.
Quanto è accaduto oggi è gravissimo: tutti compatti a difendere gli interessi di pochi eletti, annullando il principio de 'la legge è uguale per tutti'. Le indagini servono ad accertare la verità e chi non ha nulla da temere deve consentire ai giudici di andare avanti".
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