La campagna di Portofino si gioca al bar della piazzetta

C’è grande attesa nel borgo più chic della costa, Portofino, per le imminenti elezioni amministrative. Dopo le «grane» dell’ultima elezione, l’arrivo del commissario, la vittoria di D’Alessandro che era riuscito a far invalidare le ultime votazioni (aveva perso per quattro voti di scarto) eccoci alla nuova tornata.
Tre liste, 493 abitanti che hanno diritto al voto, tante polemiche, gran voglia di ritrovare la «svolta» per ridare a Portofino il volto che merita, quello di «borgo internazionale» e soprattutto di un Comune con una diversa qualità della vita.
Tre candidati: Aldo Coppola («Unione democratica per consumatori e pensionati»), Giorgio D’Alia (partito «Tuttinsieme») che dovette andarsene per il ricorso accettato dal Tar di Roberto D’Alessandro e che si ripresenta e infine, l’ultimo arrivato, ma sembra il più agguerrito, Paolo Viacava che guida la lista «Punta Cajega», convinto di sparigliare quei giochi politici che sembrano già fatti.
Proprio su di lui si punta l’attenzione dei portofinesi: Viacava, 40 anni passati, socio dello zio Puny Miroli (che tuttavia si tiene molto appartato e pensa solo al suo ristorante dei vip che ha fatto la storia della ristorazione mondiale) è un giovane (così come D’Alia) che punta sul rinnovo del borgo da tutti i punti di vista. Quello della sanità ad esempio: «Non abbiamo un ambulatorio, se uno sta male deve chiamare il 118 e andare a lavagna, dove c’è il Pronto Soccorso».
Cosa vorrebbe Viacava? «Addirittura vi fosse un “medico condotto”, magari giovane, che accettasse di operare nel borgo. Ovviamente con l’aiuto del Comune». Viacava è uomo di mare, ex nazionale di vela, anche lui ristoratore, con vedute ampie. In tempo di globalizzazione, Portofino deve aprirsi al mondo». Già: e allora via ad iniziative legate al turismo, allo sport, allo spettacolo. Gli anni ruggenti (Settanta ed Ottanta) quando arrivavano i grandi divi, i grandi velieri, le grandi sfilate sono finiti, rimane solo la bellezza del paesaggio, il mormorio del mare, una certa solitudine dei portofinesi. Paolo Viacava fa campagna elettorale seduto al «bar Morena» (dove Ugo serve e provoca continuamente) e racconta quello che vorrebbe fare di questa Portofino un po’ pigra, un po’ nascosta, dove «non succede più niente».
«Aprono solo boutique di grandi marchi e poi dopo due settimane chiudono - dice Viacava - mentre da noi mancano negozi di servizio per gli abitanti». Un episodio e una battuta, chiede un turista: «Vorrei comprare una lattuga...». Risposta: «Vada da Cartier...». Il senso dell’humor non manca a questo possibile giovane sindaco. Che, arrivato improvvisamente, scompigliando l’unica lista di D’Alia (quella dei pensionati sembra fuori gioco), ha ridato stimolo e reazioni alla popolazione portofinese. È chiaro che Giorgio D’Alia non si aspettava questo «avversario», la battaglia ancorché silenziosa, dietro le quinte, porta a porta, fra ammiccamenti, piccole invidie, antichi rancori, è ormai esplosa. D’Alia è nipote di Nanni Nannicini, lo storico del borgo ormai scomparso. È laureato, passeggia fra i vicoletti in calzoni stropicciati e camicia al vento. È il «sindaco dei sei mesi», quanti sono stati, nella scorsa tornata.
quelli da lui gestiti. Nella sua lista c’è il «Tigre», Giorgio Devoto, ex sindaco nel 2002, quando battè D’Alessandro. Una vecchia volpe, o meglio un «vecchio lupo di mare» che sa come navigare e per questo ha accettato di imbarcarsi con D’Alia. Ma anche con Viacava non mancano i «veri» portofinesi come Tino Indaco, che fu nome significativo in anni passati e che segue come un’ombra (specie ai tavolini del bar Morena) Paolo il «nuovo governatore» come già lo chiamano qui. E poi qualcuno dice che anche l’ex sindaco (molto apprezzato) Artioli stia con il «guastatore» così come pare anche Roberto D’Alessandro (ma Viacava nega il tutto, «sono solo»). Insomma: battaglia aperta, campagna all’apparenza soffusa, ma nella sostanza molto intensa. «So benissimo - dice Viacava - che la battaglia è dura, ma me la gioco». Fra l’altro lui genoano doc, sperava nella vittoria del suo Genoa nel derby, perché il suo amico Enzo Verrone gli aveva pronosticato: «Se vince il Genoa, tu vincerai la poltrona di Sindaco». E, anche su questo tavolo, la scaramanzia serve pur a qualcosa.
Portofino, insomma, vuole riscattarsi da un’epoca smorta, vuole tornare ad essere la «perla» del Tigullio. I problemi ci sono: albergo con parcheggio sotterraneo, il piano urbanistico comunale, ma soprattutto i servizi per gli abitanti.

E questo vuole Viacava: «Rendere più vivibile la cittadina, con servizi adeguati». E poi con lui Portofino tornerebbe ai portofinesi, strani cittadini che amano aprirsi al mondo, ma quando cala la sera preferiscono sempre «starsene fra di noi».

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