In Comune tutti gli occhi sono puntati verso palazzo Chigi. Perché è da lì che si parte per sapere cosa succederà in Campidoglio, ma anche a palazzo Valentini. Un gioco a incastri, insomma, che coinvolge in qualche modo anche la Provincia e che per ora lascia spazio a varie ipotesi.
Certezze? Pochissime. Una di queste è che al momento lUdeur, nonostante il suo leader abbia abbandonato formalmente Prodi, fa ancora parte della maggioranza capitolina. E sullo scranno più alto del consiglio comunale siede tuttora un rappresentante del partito di Mastella, Mirko Coratti: «Io faccio ancora parte della maggioranza - spiega - Ma parlo a titolo personale. Domani (oggi, ndr) è in programma una riunione del gruppo per decidere il da farsi». Il presidente dellaula Giulio Cesare comunque, per legge, non può essere sfiduciato. Quindi, perché vi sia un cambio della presidenza dellaula, è necessario che Coratti si dimetta. Ipotesi che al momento non è ventilata. Ma anche se lUdeur uscisse dalla maggioranza la situazione in Campidoglio non muterebbe molto, visto che gli esponenti del centrosinistra attualmente sono 38 (di cui tre dellUdeur) contro i 22 del centrodestra.
La vera domanda che circola però in queste ore in Campidoglio è: «Se cade il governo e si va a elezioni anticipate, Veltroni che farà?». Dalle decisione del primo cittadino dipendono le sorti dei 60 consiglieri comunali e di tutti gli assessori. Quindi è chiaro che una mossa piuttosto che unaltra da parte del sindaco potrebbe cambiare le loro sorti politiche.
Se la vicesindaco, Maria Pia Garavaglia, non si sbilancia («Non penso a scenari per il voto anticipato. Ogni giorno lavoriamo come se fosse il primo»), Gianluca Quadrana, capogruppo della RnP, invece, sì. «In queste ore - dice - si sta profilando lipotesi di Prodi al posto di Veltroni come candidato premier in caso di elezioni anticipate. Il sindaco quindi rimarrebbe al suo posto, senza cambiamenti per il consiglio e la giunta comunale. Inoltre così non sarebbe lagnello sacrificale del centrosinistra, visto lo sfacelo che ci attende alle prossime Politiche». Ma che il primo cittadino non si candidi per Palazzo Chigi è unipotesi cui non credono molti degli esponenti della maggioranza capitolina. «Dietro le quinte - dichiara Adriana Spera, capogruppo del Prc - ci sono tutte altre considerazioni. Una di queste è che non si può andare al voto con questa legge, a prescindere dal candidato premier».
Prendendo comunque per buono lo scenario più probabile che vede la caduta del governo, in Campidoglio si stanno già preparando al dopo Veltroni. Allinterno della sinistra radicale si torna prepotentemente a parlare di primarie. Ipotesi cui Prc, Pdci, Verdi e Sinistra democratica credono fermamente, a meno che il centrosinistra non si compatti su due nomi, per il presidente di Provincia e Comune, e quindi a meno che non si arrivi a un accordo complessivo fra Pd e Cosa Rossa per tutte le caselle a disposizione. Nessuno lo dice apertamente, ma il messaggio che viene inviato dalla sinistra radicale agli alleati è chiaro: in pratica se si dovesse puntare di comune accordo sul presidente uscente della Provincia, Enrico Gasbarra, per il Campidoglio, allora alla sinistra radicale spetterebbe il candidato per palazzo Valentini. In caso contrario la richiesta è quella delle primarie. Anche se, ufficialmente, Massimiliano Smeriglio, deputato e segretario romano del Prc dichiara: «Non siamo interessati al gioco dei possibili candidabili né a rivendicare poltrone. Quello che ci preme è avviare da subito un confronto programmatico col Pd per verificare le ragioni dello stare insieme».
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