Al cancelletto con Thoeni, Tomba e le nostre paure

Sabato venticinque febbraio, colle del Sestriere, metri duemila e cinque, sci alpino, slalom speciale, ore 15 prima manche, ore 18 e 30 seconda manche. Il resto, tutto quello che è accaduto finora, in queste due settimane bellissime dei Giochi invernali, sembra non contare più nulla.
È il passato, prossimo e remoto. L’Italia si prepara ai piedi di Giorgio Rocca, travestito da Thoeni e da Tomba, alla ricerca, finalmente, di una medaglia sulla neve in discesa che finora è stata carbone nerissimo per la nostra squadra. Due settimane con la testa pesante e pensante, perché se dici Olimpiade invernale sfogli subito il diario delle leggende, delle discese di Gustavo e di Alberto e adesso, fortissimamente, di quelle di Rocca.
Tre tipi diversi di italiani diversi, silenzioso, quasi buffo ma rispettoso, Thoeni; travolgente, anche fastidioso e caciarone, Tomba; normale ma indecifrabile, ogni tanto marziano, Rocca. Coira, Livigno, i luoghi di nascita e di crescita, oggi non contano, Giorgio Rocca è di Vipiteno o di Orgosolo, di Altamura o di Cantù, Rocca sei tutti noi, almeno tu con gli sci veloci ai piedi, spigolando, spingendo, giù per la pista del Sestriere, che non ci ha dato particolari piaceri, anzi maledettissima rabbia. Rocca ha una eredità da proteggere, quelle cinque vittorie da almanacco che lo hanno portato primatista ai Giochi. Rocca ha un dovere da rispettare, quello di un italiano che non cerca scuse tra pietre, ghiaccio e affini. Rocca sa che dieci milioni di italiani oggi faranno tutti il tifo per lui. Solitario ma niente affatto solo.
La pressione è forte, lo psicologo ha lavorato ai fianchi e alla testa. Il suo grande rivale è lui medesimo, i suoi nervi, il suo equilibrio. Verrà quel momento e al cancelletto di partenza, alle sue spalle, staremo in silenzio. Serviranno una, due porte, per capire, o fingere di avere capito, per metterci a soffiare e soffrire, seguendo anche noi le curve, fino allo striscione, al piazzale d’arrivo, liberatorio.


Il resto, da Zoeggeler a Fabris, ahimè, viene messo in un angolo, come si faceva con i regali dopo averli spacchettati sotto l’albero di natale. Domani l’Olimpiade chiude offrendo l’epica della cinquanta chilometri di fondo. Oggi pomeriggio, per incominciare, ci accontenteremo della cronaca. Toccherà a Giorgio Rocca scriverci una storia.

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