Discendere a piedi piccoli corsi d'acqua che scorrono all'interno di strette gole scavate nella roccia, superando cascate e laghetti per scoprire scenari naturali altrimenti inaccessibili. È il canyoning, sport che in Italia vive una fase di forte espansione dalla seconda metà degli anni Novanta svelando, anno dopo anno, nuovi possibili percorsi di imprevedibile bellezza. Tra i massimi esperti del settore, nonché pioniere di questa disciplina nel nostro Paese, è la guida alpina di origine franco-olandese Pascal van Duin. Professionista dal 1991 e specializzato nel canyoning dal 1993, van Duin ha appena concluso la sua ultima fatica editoriale: una guida dettagliata dei cento percorsi più belli del Nord Italia, dalla Liguria al Friuli, pensata non solo per gli esperti ma anche e soprattutto per diffondere la passione per il canyoning (Canyoning Nord Italia, Edizioni TopCanyon, 352 Pagine, 30 euro).
Pascal, che cos'è il «canyoning»?
«È un'attività che non si pratica nei fiumi ma nei torrenti, cioè nei corsi d'acqua di portata ridotta, dove non si corrono pericoli e che si possono dunque discendere a piedi o a nuoto, calandosi con la corda quando si incontrano cascate. Poi, nel caso ci si imbatta in pozze profonde, si può scegliere se tuffarsi o usare le corde. In alcuni casi si possono anche fare degli scivoli se la roccia è liscia e l'acqua profonda».
Si tratta di uno sport estremo che richiede una preparazione particolare?
«Come in molti altri sport esistono diversi gradi di difficoltà. È sufficiente essere in buona salute, non ci sono limiti di età e non richiede nessuna capacità particolare. Ovviamente si comincia dai percorsi più semplici - alcuni adatti anche alle famiglie con bambini -; poi ci sono tracciati più lunghi e faticosi. Le prime volte si scelgono discese di due/tre ore o poco più, durante le quali si imparano le tecniche base, ma già divertendosi e ammirando percorsi bellissimi divertimento e contatto con una natura spesso incontaminata e sconosciuta sono due componenti imprescindibili di questo sport».
Quando è nata questa disciplina?
«Il canyoning esiste in Italia dagli anni Ottanta. Veniva praticato soprattutto dagli speleologi, che frequentavano i canyon un po' per esercitazione un po' per andare alla ricerca di nuove grotte. In Francia e Spagna, invece, era già un vero e proprio sport con sue proprie attrezzature specifiche. In Italia, come per altri sport, siamo indietro di dieci o quindici anni, ma stiamo facendo grandi passi avanti. Oggi ci sono molte associazioni e guide che fanno canyoning ad ottimo livello».
E in te com'è nata questa passione?
«Ho abitato a lungo a Como, dove ho imparato ad amare la montagna, una passione che mi ha spinto a diventare guida alpina. Con il canyoning ho iniziato per caso, con alcuni amici, dopodiché ho frequentato dei corsi e mi sono specializzato. Ho cominciato a esplorare i torrenti della provincia di Sondrio, ma ad oggi tra Italia, Corsica, Europa, Isola de La Reunion e Stati Uniti ho ormai percorso oltre 200 canyon. È stato dopo una decina d'anni che ho deciso di convogliare la mia esperienza e le foto raccolte in libro, Canyoning in Lombardia. Da allora la frequentazione nella nostra zona è aumentata enormemente, soprattutto da parte di stranieri».
In Italia ci sono dunque percorsi di interesse internazionale?
«Certo, ci sono torrenti conosciuti anche all'estero per la loro bellezza. Per esempio in Lombardia ci sono tre percorsi da non perdere: la Val Bodengo, la Val di Bares, sopra Gravedona, e il torrente Cormor in Valmalenco, unico in Europa, perché in parte sotterraneo. È degno di segnalazione anche il torrente Vione, vicino a Tignale, sul lago di Garda.
Info: www.topcanyon.com
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.