È una città giardino, splendida e tuttora meta di visite guidate e gite scolastiche. Racconta di gerarchie, controllo sociale e protezione al tempo stesso. Il villaggio di Crespi d'Adda, provincia di Bergamo, è la straordinaria storia di una città ideale del lavoro, un piccolo feudo dove il castello del padrone era simbolo sia dell'autorità che della benevolenza, verso i lavoratori e le loro famiglie. Non a caso il centro nasce nel pieno della rivoluzione industriale, ed è la risposta degli imprenditori illuminati di fine Ottocento ai drammi causati dalla prima, violenta industrializzazione.
Crespi è un oggi patrimonio dell'Unesco, ed è tuttora abitato. Gli inquilini delle case sono per lo più i discendenti dei lavoratori originari della storica fabbrica tessile. Una comunità orgogliosa del proprio passato e disponibile nel raccontarlo ai numerosi turisti in visita. L'Unesco dichiara che «Crespi costituisce esempio eminente di insediamento umano rappresentativo di una cultura, specialmente se divenuto vulnerabile per l'impatto di cambiamenti irreversibili».
Il villaggio viene costruito dal 1876 al 1877 da Cristoforo Benigno Crespi che sceglie l'area, vicina al fiume Adda, per costruire il suo cotonificio. I lavori di costruzione vengono affidati all'architetto Ernesto Pirovano e all'ingegnere Pietro Brunati. Il villaggio è poi stato portato avanti dal figlio di Cristoforo, Silvio Crespi.
La micro città, oltre alle casette delle famiglie operaie (complete di giardino e orto) e alle ville per i dirigenti (che vennero costruite in seguito), ha la sua chiesa, copia in scala ridotta del santuario di Santa Maria di Busto Arsizio - città d'origine di Crespi - scuola, cimitero, ospedale proprio davanti alla fabbrica, campo sportivo, teatro, stazione dei pompieri e di altre strutture comunitarie.
Il villaggio rimane di proprietà di un'unica azienda fino agli anni Settanta, quando diversi edifici, soprattutto residenziali, vengono venduti ad altri privati. L'attività industriale è in calo e a poco a poco l'area si spopola.
Nel 2013 il complesso dell'ex cotonificio viene acquistato dall'imprenditore Antonio Percassi, imprenditore di grossi marchi, presidente dell'Atalanta e al 36esimo posto tra le persone più ricche d'Italia nella classifica di Forbes del 2020. La sua intenzione è utilizzare le case come quartier generale delle sue aziende .
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