Centinaia. La grafia rotonda, le righe tirate con la matita, una doppia che manca e un'acca di troppo, che la cicogna di Cicagna mica si formalizza. Lettere, centinaia di lettere, ingiallite o ricalcate sull'inchiostro slavato dagli anni per la cicogna che porta i bambini nel becco. Un flash eternato nell'immaginario collettivo che riempie pagine semplici e diventa una storia lunga oltre mezzo secolo conservata nella biblioteca del Comune della Fontanabuona. Uno spaccato di costume che gratti sul fondo di quei messaggi bambini. Che Carla Casagrande ti squaderna davanti: pagine e pagine di desideri, sogni, preghiere, arrabbiature e attese. Carla agguanta i lembi dell'involto e torna al 1922: «Nel nucleo antico del paese, al piccolo ufficio postale diretto da Maria Colotto arriva una busta con su scritto Cicogna. La signora Maria, pur interdetta, la apre». La scriveva un bambino che chiedeva un fratellino. Lei risponde e probabilmente la richiesta sortisce esito positivo tant'è che schizza la voce della cicogna che scrive. La storia va avanti nel più assoluto silenzio fino agli anni 50, quando la direttrice va in pensione. Un dolore al cuore interrompere la corrispondenza: Maria si confida con l'allora direttore della Banca D'America, Roberto Foppiani, che raccoglie il testimone e mette il turbo alla cicogna di Cicagna. Estroso e vulcanico s'inventa una festa e interpella tutte le ostetriche d'Italia per scovare il parto più particolare da premiare. Piovono lettere da Italia ed Europa, e la cicogna spedisce auguri alle mamme in attesa famose. Una per tutte Jacqueline Kennedy che risponderà dalla Casa Bianca.
L'evento-cicogna cresce in maniera tale da oscurare qualsiasi altra festa del paese e la faccenda implode. La festa viene cancellata anche se le lettere continueranno ad arrivare. Foppiano muore nel 96 e nel 97 la storia viene ripescata dalla stampa. «Fino alla costituzione del Civ La Cicogna che nel 2003 rispolvera la festa». E i bambini riprendono a scrivere. Tu intanto scorri i fogli col pudore di chi entra in quell'universo bambino senza bussare: «Cara Cicogna sono Luisa, ho 8 anni e mi sento sola. Vorrei un fratellino o sorellina. Fammi sapere quando l'ho porti, io tengo la finestra aperta». Ci sta l'acca, ci sta la preoccupazione della porta chiusa, ci sta la complicità. E ci sta la sincerità di Luca: «Desidero un fratellino bello, biondo e ricciolino e che non sia sciocchino se no te lo restituisco». Paola osa: «Avrebbe per me una sorellina che le cresce? Io avrei giocattoli e un sonaglio d'argento vero». Antonio accetta di rovinarsi: «Vorrei un fratellino ma la mia mamma è senza soldi. Se mi porti la sorellina ti do tutti i soldini del mio salvadanaio». Dietro ci sono un paio di lettere dall'Olanda e dal Paraguay in lingua originale, poi trovi Anna Maria, 8 anni: «La mamma dice che non si può più avere una bambina vera, così ho deciso di scriverti per avere almeno una bambola». Letizia invece sollecita: «Ti prego di mandarmi una sorella, sono sempre in aspettativa». Carmine, che ha un fratellino si preoccupa per la mamma: «È sola, deve fare tutto da sola e certe volte si stanca. E perciò manda una bambina alla famiglia. P.S. Se sei sprovvista di femminucce aspettiamo fino a quando ce l'hai». Arcangelo scrive e riscrive: «Papà accende le caldaie e i soldi li prende a luglio e ti spedisce un vaglia. Portami una sorellina bionda con gli occhi azzurri, mio fratello li vuole neri. Vedi tu, ma bada che io sono il maggiore. Ricordati che la mamma sta male e ha bisogno di una femminuccia». Giulia sta in ansia: «Durante il viaggio stai attenta a non farla morire». Patrizia gliele canta: «Cara Cicogna sono un po' arrabbiata perché dici le buggie e non hai mantenuto le promesse». Lucia s'affida alla cabala: «Vorrei una sorellina. Esamina la mia scrittura per vedere se sono degna di una sorellina». C'è Luigi che tratta: «Ti prego di portarmi un fratellino e uno a mio zio Valerio. Ti paghiamo bene tutti e due». Enrica ne vorrebbe uno che non morda e Daniela che non graffi. Mentre Lucetta le ricorda di «non portarne due come sempre è accaduto».
Poi c'è chi come Anna allarga il raggio d'azione: «Se ti è possibile, mandami l'indirizzo della cicogna dei cagnolini. Desidero tanto averne uno con il pelo lungo». Ermelinda insiste: «Se ci vogliono soldi dimmelo per lettera, che mamma e papà non so se te li spediranno». Mariella punta al risparmio: «Mio fratello desidera una bambina, ma vuole sapere quanti soldi ci vuole, oppure un bambino. Lui prende quello che costa meno». Francesca fa autocritica: «Porta un bambino più buono assai di me perché i miei non sono rimasti tanto contenti». Raffaele si scusa per la carta su cui scrive: «Non ho potuto avere di meglio, papà e mamma non sanno niente». Vilma è preoccupatissima: «Si curi bene il becco per non far cadere il fratellino. Se non trova la mamma lo consegni a zia Olga». Francesco va le spicce: «Mandami una sorellina anche un po' bruttarella, ma non la mandare al mio amico Aldo che è cattivo. Lo so che non me la puoi mandare subito perché nel cielo il servizio postale non è attivo come qui sulla terra». Angela è saggia: «Questa storia mi ha stancato. Ho letto nel giornale che un bimbo ha aspettato 15 anni prima di ricevere un fratellino da te. Io ne ho 10, se mi fai aspettare 15 anni non arriverà una sorellina ma mia figlia». Caterina non bada ai colori: «Papà ha detto di mandare pure un bimba rossa perché rimanendo insieme a noi cambierà il colore e diverrà bruna». Ileana, già che c'è, insieme alla sorellina chiede anche la culla e Martina vorrebbe una gemellina con la voce a trombetta come la sua.
C'è Alice nel paese delle meraviglie, c'è il mistero della vita decantato dalla fantasia. Tutto in un fagottino, rosa o azzurro.
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